il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2025
Viagra nato per caso. Quando la scienza per fortuna fa cilecca
Fu tutta un’alzata di mani e di peni. Un’emozione intensa e cazzuta. Era il Novantatré del secolo scorso, in una remota clinica del Galles meridionale. Un minatore disoccupato alzò la mano e disse di aver avuto una lunga serie di erezioni durante la notte. A prendere nota della confessione fu una giovane dottoressa, brava e bella, che arrossì quando la riportò al suo capo David Brown, chimico farmaceutico. Fu così che in quella clinica di Merthyr Tydfil, la vita agra degli impotenti venne sconfitta dal Viagra, al culmine di una lunga storia di sperimentazioni condotte dalla Pfizer, la notissima multinazionale dei farmaci. La rivoluzione della pillola blu principiò per caso, come tutte le grandi scoperte.
La formula magica e scientifica dell’Alzati Sesamo contro la disfunzione erettile era stata composta chimicamente nel 1989 per tutt’altre ragioni. Era l’UK-92480 alias citrato di sildenafil. Accadde in un laboratorio britannico del Kent, nel paesino di Sandwich. Laddove nel Settecento un nobile autoctono ludopatico, il quarto conte di Sandwich, aveva finito per dare il suo nome ai frettolosi panini che si faceva preparare per nutrirsi durante il gioco.
La sperimentazione era cominciata nel 1986: un gruppo di scienziati della Pfizer voleva trovare un farmaco vasodilatatore contro l’angina, il dolore al petto provocato dalla diminuzione del flusso del sangue al cuore. Tuttavia dopo sette anni i risultati furono modesti e deludenti e la Pfizer si era quasi decisa a interrompere la ricerca. Ma gli scienziati non si rassegnarono e ottennero la fatidica ultima occasione. La clinica di Merthyr Tydfil, appunto, nel 1993.
La città gallese, meno di cinquantamila abitanti, da tempo era stata risucchiata in una fortissima crisi economica per la chiusura delle miniere: i partecipanti a questo estremo tentativo vennero scelti tra i minatori disoccupati. Trecento sterline per sottoporsi alla sperimentazione. Con un’avvertenza preziosa: segnalare anche gli eventuali effetti collaterali del sildenafil. Il test era il seguente: prendere il farmaco e dormire in clinica. Indi le analisi e un questionario. Fu così che una mattina, al risveglio, uno di questi minatori alzò la mano e riferì l’effetto collaterale delle numerose erezioni notturne. Non solo. All’uomo era stata somministrata una delle dosi più alte di sildenafil. In pratica, il composto faceva aumentare il flusso sanguigno al pene anziché al cuore. Disse in seguito il dottor Brown, responsabile di quella ricerca: “Tutta la faccenda avrebbe potuto essere completamente ignorata. Non credo esisterebbe il Viagra se quel minatore non avesse alzato la mano”. Un minatore rimasto anonimo e diventato, per la storia, un monumento vivente al pene ignoto.
A quel punto, Brown capì che la ricerca avrebbe dovuto cambiare obiettivo e puntare sull’impotenza. Ma il suo referente gli disse di no, in un primo momento. Lui arrivò a minacciarlo, pur di ottenere i finanziamenti necessari, e lo stallo finì quando a New York, la sede centrale della Pfizer, capirono l’enorme potenziale economico del farmaco. Accertata la spinta propulsiva del minatore erettile a ritmo continuo, la rivoluzione anti-disfunzione traslocò a Swansea, sempre in Galles. Era il 1994. In origine venne scelto il Sancta Maria Hospital ma il dottor David Price, a capo della nuova sperimentazione, valutò che non era il caso: la struttura era gestita dalle suore Orsoline di Gesù e forse non era una buona idea abbinare orazioni ed erezioni. La sede della ricerca, alla fine, fu il Morriston Hospital. Un giorno Price ebbe bisogno di molte videocassette porno (erano gli anni novanta) per migliorare le prestazioni dei volontari e chiese il materiale alla Pfizer. La multinazionale inviò le Vhs a luci rosse e Price volle visionarle prima di darle ai suoi pazienti. Si accorse però che i film avevano una qualità pessima. Ricontattò la Pfizer. Gli risposero: “Se li vada a comprare lei”. Finì che per evitare imbarazzi, Price e la moglie fecero cento chilometri per andare in auto a Newport e riempire il portabagagli di videocassette porno.
La ricerca che portò alla pillola blu durò altri quattro anni, per un totale di cinquemila pazienti testati. La Pfizer mise il Viagra in commercio nel 1998. Il suo primo, autorevole e insolito testimonial fu il politico repubblicano Bob Dole, che due anni prima era stato in corsa per la Casa Bianca, perdendo contro Bill Clinton. Dole, all’epoca settantacinquenne, spiegò che aveva goduto dei benefici del Viagra dopo un intervento chirurgico alla prostata, per un tumore. Per oltre due decenni, la Pfizer ha guadagnato più di venti miliardi di dollari, anche se durante la pandemia le vendite sono calate di parecchio. In compenso la multinazionale con sede a New York si è rifatta col vaccino anti-Covid. Oggi nel mondo sono 150 milioni circa i maschi che soffrono di disfunzione erettile, in Italia almeno il 13% degli uomini. Da noi, una confezione di Viagra, quattro compresse blu di 50 milligrammi, costa circa 56 euro, la metà se si va su un farmaco generico con il sildenafil. Due anni fa, infine, il Viagra ha festeggiato i trent’anni dell’alzata di mano e di pene dell’ignoto minatore gallese e la Bbc ha mandato in onda una serie intitolata Men Up, centrata sugli anni della sperimentazione a Merthyr Tydfil e a Swanse. II suo sceneggiatore Matthew Barry quando conobbe tutti i dettagli, esclamò: “Questo è Full Monty con il Viagra”. Peccato solo che, per lo scrupolo del dottor David Price, non ci fossero le suore Orsoline di Gesù dell’Hospital Sancta Maria.