il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2025
Gates, Zuckerberg o Bezos: la dura battaglia a chi ha lo yacht più lungo
Ah, l’estate malandrina dei Gigayacht. Il paradiso nautico dei billionaires è un’arena marina in cui i gladiatori si sfidano a chi ha la barca più lunga, più cara e più stupefacente. Freud ci ricamerebbe sopra… il caso Bill Gates è esemplare. Comanda nel 2015 l’ipertecnologico Breakthrough che naviga a idrogeno “verde” liquido stoccato in un serbatoio criogenico di 93 metri cubi a -253 °C. Però poi non ci mette mai piede. Così, lo vende. L’utopia costa cara, l’idrogeno funziona solo per brevi traversate, altrimenti si deve ricorrere alla propulsione elettrica alimentata da carburante più o meno pulito. Eppure se lo piglierebbe il magnate canadese Patrick Dovigi: 645 milioni di dollari, il prezzo fissato dal broker Edmiston per questa barca di 119 metri, con cinema, campo da basket, spa, ricca biblioteca, marmi di Carrara, pelli Connolly, parquet di quercia, fibra pattan e 43 membri di equipaggio.
Disarma Bill Gates, non Mark Zuckerberg, il patron di Facebook. Il suo Launchpad non è passato inosservato al largo del Golfo di Napoli all’inizio di agosto: un 118 metri altrettanto avveniristico, naviga in coppia con un’imbarcazione ausiliare che trasporta un mini sommergibile e altri strumenti di trastullo marino, Sarà un caso, ma i “Tech Bros” della Silicon Valley non dominano solo i mari del web. Pretendono di farlo anche nel Mediterraneo. A Venezia, lo scorso 27 giugno Jeff Bezos voleva esibire il Koru, lungo 125 metri e un albero maestro alto ben 70 metri. Gli hanno detto di no. Uno smacco, tenuto conto dei codici e delle esuberanze dei satrapi d’oggi. Anche perché il battello del fondatore di Amazon supera di sei metri quello di Bill Gates, costruito nel 2015 dai cantieri Feadship di Amsterdam Utopia.
Nulla, tuttavia, in confronto all’oligarca Roman Abramovich. Per quattro anni poté vantarsi di possedere lo yacht più lungo del mondo, l’Eclipse di 162,5 metri, con un equipaggio di 70 uomini (costò, nel 2009, tra i 5 e i 700 milioni di dollari). Poi arrivò l’Azzam, varato in Germania nel 2013: 180,6 metri, sette ponti in teak, 18 suite, 80 marinai: armatori, i membri della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti. Sulla scia dei petrodollari, tre anni dopo, si mise Haitham bin Tariq, sultano dell’Oman, con l’elegante Fulk Al Salamah costruito dai cantieri italiani Mariotti: mezzo miliardo di dollari, ma, soprattutto, mezzo metro oltre la prua dell’Eclisse di Abramovich.