la Repubblica, 13 agosto 2025
Enrico VIII, sei mogli e il pugnale perduto
Il cappello floscio sulla testa, il collare tempestato di pietre preziose, il vestito riccamente adornato; e poi la barbetta, il sorrisetto leggermente maligno, gli occhi piccoli, le labbra sottili, le guance paffute. Si può notare tutto questo negli iconici ritratti di Enrico VIII, uno dei monarchi più famosi della storia, noto non soltanto per le sue sei mogli e la rottura con la Chiesa di Roma, lo scisma anglicano, causato dal desiderio di divorziare e di risposarsi a piacimento. Nei celebri quadri che ritraggono il re d’Inghilterra – a partire da quello di Hans Holbein – spicca tuttavia anche un altro particolare: il pugnale che il sovrano tiene stretto nella mano sinistra. Un’arma principalmente cerimoniale, ma pure un simbolo di potere e di abilità militare della dinastia Tudor che sedeva sul trono.
Di quel coltello affilato si sono perse le tracce, ma ora una mostra alla Strawberry Hill House di Londra ne ricostruirà la storia, aiutando a comprendere, attraverso un oggetto, lo spirito del tempo a cui apparteneva. Henry VIII’s lost dagger: from the Tudor court to the Victorian stage (“Il pugnale perdutodi Enrico VIII: dalla corte dei Tudor al palcoscenico vittoriano”), come si intitolerà l’esposizione, sarà anche una caccia al tesoro attraverso i secoli: al termine della quale il coltello del re non salterà fuori. Ma sopravviverà tramite i disegni dell’epoca e due pugnali gemelli, identici all’originale, ottenuti in prestito dal Kunsthistoriches Museum di Vienna e dall’abbazia di Welbeck in Inghilterra per la mostra che aprirà il primo novembre nel museo londinese (fino al 16 febbraio 2026).
Nel 1770, il pugnale venne messo all’asta, presentato come un reperto storico della collezione privata di Enrico VIII, che era scomparso più di due secoli prima, avendo regnato dal 1509 al 1547. Era trascorso troppo tempo per avere prove certe che fosse davvero il coltello del re, ma il noto scrittore e antiquario Horace Walpole ne era fermamente convinto e per questo lo acquistò: in effetti somigliava a quello dei ritratti e alla descrizione di un pugnale «sfarzosamente decorato», lasciata dall’inventario delle proprietà personali del sovrano quando morì. Era stato fabbricato in una opulenta armeria ottomana: le corti europee erano affascinate dagli oggetti esotici provenienti dal vicino Oriente.
Nel 1842, gli eredi di Walpole misero nuovamente in vendita il pugnale e ad acquistarlo fu Charles John Kean, il più affermato attore shakespeariano della sua era. Per dare maggiore realismo alle sue interpretazioni teatrali, come in Macbeth nel 1857 oIl mercante di Venezia l’anno seguente, Kean faceva ogni sforzo possibile di ricreare scene e costumi aderenti alla realtà. Più volte calcò il palcoscenico con un pugnale: non si sa con certezza se fosse quello del re da lui comprato, ma il suo interesse per il sovrano dalle sei mogli era innegabile. Fu lui a produrre il dramma di Shakespeare The famous history of the life of King Henry the Eight (“La famosa storia della vita di re Enrico VIII”).
Dopo la morte di Kean nel 1868, il pugnale è stato messo ancora una volta all’asta, sempre a Londra, da Christie’s, che lo ha venduto al collezionista George Hunt Eigham: da allora non si sa più dove sia finito. Silvia Davoli, curatrice della mostra alla Strawberry Hill House, ha impiegato un anno di ricerche a ricostruire la storia del coltello perduto di Enrico VIII, motivata dalla consapevolezza, dice al sito Artnet, che «toccare il passato attraverso un oggetto può farci viaggiare nel tempo».