la Repubblica, 11 agosto 2025
Strage di giornalisti nella Striscia Israele colpisce Al Jazeera, 6 morti
Solo due giorni fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva convocato la stampa straniera, la prima volta da 11 mesi, per denunciare «la campagna globale di bugie di Hamas» e promettere l’accesso a un «maggior numero di reporter stranieri», pur senza specificare a quali condizioni. Nemmeno 12 ore dopo, l’Idf uccide il più noto corrispondente di Al Jazeera a Gaza, Anas al Sharif, prendendo di mira la tenda usata da giornalisti palestinesi come rifugio e redazione accanto all’ospedale Al Shifa, nel nord della Striscia. È una strage. Restano sul terreno, smembrati e in pozze di sangue, i corpi di altri cinque reporter oltre a quello di al Sharif: quattro di Al Jazeera, Mohammed Qreiqeh, Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa e un freelance, Mohammad al-Khaldi. Ieri mattina li hanno sepolti al cimitero di Sheikh Radwan, nel centro di Gaza, in mezzo a una folla radunata per dare l’ultimo saluto a chi in questi 22 mesi ha raccontato le sofferenze della popolazione civile di Gaza, bucando il silenzio e la censura.È la prima volta che l’esercito israeliano rivendica la responsabilità dell’assassinio di un giornalista a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono morti sotto le bombe dell’Idf 238 reporter palestinesi. Israele sostiene che al Sharif fosse un «operativo» di Hamas, «a capo di una cellula terroristica», ma fornisce poche prove e non offre spiegazioni per l’uccisione di altri cinque giornalisti.L’ex capo corrispondente diAl Jazeera a Gaza, Wael Al-Dahdouh, ha dovuto lasciare la Striscia dopo che l’esercito ha ucciso diversi suoi familiari durante il conflitto. Al Sharif aveva preso il suo posto, era diventato il volto più conosciuto dell’emittente e una voce ascoltata con migliaia di follower. Secondo laBbc,prima della guerra aveva «lavorato per un team media di Hamas a Gaza», ma in alcuni post «sui social media pubblicati prima della sua morte si sente il giornalista criticare Hamas», scrive l’emittente britannica. L’indignazione di media e politica è globale. La prima a parlare èAl Jazeera. «Un attacco alla libertà di stampa», denuncia l’emittente qatarina che bolla come «contraffate» le presunte prove presentate dall’Idf sull’affiliazione di al Sharif. «L’uccisione da parte dell’esercito israeliano di sei giornalisti palestinesi è una grave violazione del diritto internazionale umanitario», dice l’Onu, mentre il primo ministro del Qatar parla di «crimini oltre ogni immaginazione». Reporter Senza Frontiere, l’Associazione della stampa estera condannano «l’omicidio mirato» e il Comitato per la Protezione dei giornalisti (Cpj) accusa Israele di avere «una consolidata e documentata abitudine di accusare i giornalisti di essere terroristi senza fornire alcuna prova credibile». Si muovono anche le cancellerie europee. Il governo britannico rivendica il diritto dei corrispondenti di esercitare il loro lavoro in guerra: «i giornalisti che coprono i conflitti sono tutelati dal diritto umanitario internazionale e devono poter lavorare indipendentemente e senza paura», dice la portavoce del premierStarmer, sollecitando il governo e i militari israeliani «a garantire che possano farlo in sicurezza».Anche il governo tedesco chiede chiarimenti a Israele: «Deve spiegare perché cinque colleghi giornalisti siano stati uccisi in un attacco che ha preso di mira una sola persona», incalza il portavoce del ministero degli Esteri ricordando che dall’inizio della guerra «più di 200 operatori dei media sono stati uccisi in attacchi israeliani. Un numero assolutamente inaccettabile». —GA. COL.