la Repubblica, 11 agosto 2025
Daria Galateria raccoglie una galleria di ritratti con protagonisti alcuni viaggiatori molto speciali
Nel 1913 Franz Kafka concluse il suo terzo viaggio in Italia con un soggiorno nel sanatorio del dottor Hartungen a Riva del Garda. Qualche anno prima, assieme all’amico Max Brod aveva elaborato l’idea di una guida per un turismo «a buon mercato», non di lusso ma nemmeno «pacchiano». Sosteneva che viaggiare è una mossa in direzione di noi stessi: il mondo interiore e quello esterno sono complementari e nella loro intersezione si rivelano tanto il destino quanto l’inesauribile ironia della sorte. Tra il settecentesco Grand Tour e l’attuale overtourism, scrittori, politici, poeti, pittori, musicisti, spie, scienziati, attori viaggiano e scrivono. Viaggiano – per lavoro, per affari, per dimenticare, per salvarsi – Ernst Jünger, Paul Gauguin, Katherine Mansfield, George Orwell, Henry Miller, Anaïs Nin, Frida Kahlo, Marcel Proust, Georges Simenon… Né turisti né gente comune, riacquistano vita inAtlante degli artisti in affari (Sellerio), il libro in cui Daria Galateria ha ripreso e riunito l’altrimenti sparsa rapsodia letteraria della sua “Ora d’aria”, la rubrica per ilVenerdì di Repubblica. Vi sono figure che ricorrono, si ritraggono, s’intrecciano ad altri destini.
Come Martha Gellhorn, straordinaria corrispondente di guerra, che nel 1938 è a Madrid per coprire la guerra di Spagna. Nello stesso hotel alloggiano Hemingway, che divide la sua stanza con un torero, e un’altra reporter, Virginia Cowles. Gellhorn e Hemingway stanno già insieme, si sposano due anni dopo, divorziano nel 1946. Gellhorn dirà che Hemingway aveva fatto di tutto per sottrarle le migliori storie. Nelle pagine dell’Atlante Gellhorn non incrocia solo la traiettoria di Hemingway o diCowles. È stata sempre Gellhorn a fornire a Bruce Chatwin, «che si sa, era magnifico», il contatto con la redazione delSunday Times, dove il futuro autore diIn Patagonia si presentò con un’edizione diViaggio in Armenia del poeta russo Osip Mandel’stam.
In Patagonia, annota Galateria, è scritto con la precisione di un cecchino e l’abito mentale del catalogatore: «Chatwin cercava le origini degli oggetti, e da lì veniva la storia». Nella raffinata, ingannevolmente svagata e chirurgicamente controllatissima composizione dell’Atlante di Galateria, quegli oggetti possono essere immagini. Una foto del 1928 ritrae Winston Churchill e Coco Chanel in abiti da caccia e doppietta sottobraccio. Nel 1944, alla Liberazione, nonostante le amicizie filonaziste di Chanel, Churchill intervenne bloccando l’incriminazione per collaborazionismo.
Nel 1957 venne pubblicata una fotografia che riprendeva Ben Gurion in verticale sulla testa sulla spiaggia di Tel Aviv. Gurion, sofferente di una severa lombalgia, penava persino a raggiungere il parlamento. Fino a che incontrò Moshé Feldenkreis. Nato in Ucraina, fuggito in Palestina al seguito di un circo, nel 1926 Feldenkreis era a Parigi, studente di Frédéric e Irène Joliot-Curie, allievo e figlia di Marie Curie. Nel 1940, grazie a un’operazione coordinata da Ian Fleming, riuscì a riparare in Gran Bretagna con due valigie di segreti scientifici e due litri di acqua pesante, componente essenziale dei primi programmi di energia nucleare. Nel 1951 fece ritorno in Israele. Feldenkreis aveva conosciuto Einstein, Bohr, Fermi, Heisenberg. Ma si era via via concentrato sulle abitudini motorie e posturali e le loro componenti psicosomatiche. Come disse sua madre: «Avrebbe potuto essere un Nobel per la fisica, e invece è diventato un massaggiatore».