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 2025  agosto 08 Venerdì calendario

Tolkien, il signore delle aste

Due giorni fa un esemplare della prima edizione de Lo Hobbit di Tolkien (Allen & Unwin, 1937), scoperta casualmente durante lo sgombero di una casa nel cuore dell’Inghilterra, è stata venduta per circa 50 mila euro, più di quattro volte la stima iniziale dell’asta curata da Auctioneum di Bristol. La vera notizia però è un’altra: avrebbe potuto fare molto di più. Infatti l’esemplare era privo della sua sovraccoperta originale, considerata oggi un’icona dell’illustrazione editoriale del Novecento. Disegnata dallo stesso Tolkien nel 1937, è riconoscibile per il paesaggio sintetico e suggestivo: montagne aguzze innevate, foreste scure, un cielo solcato da nuvole blu e, in lontananza, il drago Smaug che vola tra le vette. Quelle prime edizioni che ne sono provviste vengono vendute per cifre ben maggiori.
Nemmeno un mese fa un’altra “prima” de Lo Hobbit, questa volta completa della sua sovraccoperta, è stata battuta da Sotheby’s per 65 mila euro. Ma si trattava di una copia standard: le cifre lievitano ancora di più quando questi cimeli di carta sono contraddistinti da elementi che li rendono unici. Nel 2024 un esemplare identico a questi ma con una dedica manoscritta di Tolkien a Charles e Dorothy Moore, amici di famiglia dello scrittore, è stata aggiudicato da Heritage Auction per la bellezza di 256 mila euro, cifra che ha battuto ogni precedente record per Lo Hobbit.
Ma se si parla di prime edizioni di Tolkien l’apice, almeno fino a oggi, è rappresentato da una raccolta autografata della trilogia delSignore degli Anelli (Allen & Unwin, 1954-55) venduta da Forum Auctions per 330 mila euro. In questa mirabolante classifica poco dietro si piazza un manoscritto di poesie e appunti sulle lingue elfiche, battuto a 260 mila euro da Sotheby’s nel luglio 2024.
Queste sono le cifre che riguardano i libri, ma la passione dei collezionisti si estende anche a tutta la memorabilia. Bozzetti, lettere, illustrazioni e ogni oggetto tangibile della Terra di Mezzo sono preda di cacciatori disposti a spendere cifre incredibili. Nel 2014 la spada di Aragorn, brandita da Viggo Mortensen nel film Il Signore degli Anelli,venne messa all’asta dal suo illustre proprietario, Christopher Lee, l’attore britannico che ha interpretato lo stregone Saruman il Bianco della trilogia. La spada, progettata dal designer John Howe e realizzata nel 2003 dal maestro spadaio Peter Lyon, ha quasi raggiunto il mezzo milione di euro. Lo stesso anno l’ascia da battaglia di Gimli, il nano della dinastia Durin, ha trovato un nuovo proprietario per 78 mila euro.
Esiste poi un cimelio che i collezionisti conoscono come “la Stele di Rosetta della Terra di Mezzo”: una straordinaria lettera manoscritta che spiega il sistema di scrittura runico. Scrivendo a Leila Keane e Pat Kirke, due giovani fan, Tolkien, in poche pagine, discute a lungo sulle rune da lui inventate, spiegando cosa sono e come interpretarle. Otto foglietti di carta che un collezionista ha pagato 90 mila euro un paio di anni fa.
Non facciamoci però ingannare dal luccichio di queste cifre. Il collezionismo legato a J.R.R. Tolkien è un universo vasto e affascinante che va ben oltre i record d’asta. Certo, è difficile non restare colpiti dal valore raggiunto da una prima edizione o dai costumi originali dei film, ma a rendere unico il caso Tolkien non sono solo i numeri: è la trasformazione di una passione in un gesto di dedizione profonda. I libri sono spesso il punto di partenza. Dalle prime edizioni alle ristampe minori, ogni pubblicazione ha un’aura che va oltre la carta su cui sono stampate. Anche le opere secondarie, come Il Silmarillion, Racconti incompiuti o gliscritti linguistici ed epistolari, vengono raccolte dai collezionisti con cura e amore. Varianti di stampa, mappe, illustrazioni originali dell’autore, tavole a colori pubblicate postume e materiali promozionali degli adattamenti cinematografici sono tutti oggetti capaci di catalizzare emozioni profonde. Acquistarli, custodirli, esporli è una forma di pellegrinaggio simbolico nei luoghi dell’immaginazione dello scrittore.
E pensare che tesori del genere la maggior parte delle volte sono stati trovati per caso in posti impensabili. Lettere manoscritte, appunti linguistici inediti, bozzetti dei suoi disegni, tutti piccoli frammenti del mondo privato di un genio che amava annotare e disegnare ovunque, spesso su foglietti sparsi, margini di lettere, persino sacchetti del pane. Potrebbero essere ovunque. Nella soffitta di qualche ex collega di Oxford, tra le carte dimenticate di una corrispondenza privata, in qualche collezione ereditata. Ogni tanto accade davvero: un documento inedito che scivola fuori da un fascicolo impolverato oppure una prima edizione che sbuca da un vecchio scatolone in cantina. E allora, per un istante, il mondo di Tolkien si riaccende.
Quello che colpisce del fenomeno è la sua trasversalità generazionale. Lettori che si sono innamorati dei libri nel secolo scorso convivono in aste, librerie e mercatini dell’usato, con ragazzi cresciuti con i film di Peter Jackson.
E sbaglia chi crede che il desiderio di possedere oggetti sia figlio del consumismo dei tempi moderni. Gli archeologi hanno scoperto che già 105 mila anni fa gli esseri umani raccoglievano cristalli nella regione del Kalahari, nell’Africa meridionale. Sapevano che i cristalli erano stati portati lì dall’uomo perché non esistevano naturalmente nelle vicinanze dell’area in cui erano stati rinvenuti. Le nostre vite sono da sempre indissolubilmente legate alle cose e i primi reperti archeologici dimostrano che possedere oggetti è un fenomeno universale che è esistito nel tempo, nelle culture e nei popoli.
Ancora oggi semplici lettori si sono trasformati in custodi di un patrimonio culturale e affettivo, ricevendo e trasmettendo l’eredità di Tolkien alle generazioni successive. In fondo, forse, è proprio questo il senso più autentico del collezionare. Non accumulare, ma custodire. Non per sé soltanto, ma per permettere che una voce, come quella di Tolkien, possa parlare ancora, attraverso le mani di chi l’ama di più.