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 2025  agosto 07 Giovedì calendario

Giusi, la zarina di via Arenula che ha messo in fuga tutti i capi

E adesso in tanti si interrogano sul destino di Giusi Bartolozzi, il capo di gabinetto del ministro Nordio, definita «mendace» dai magistrati, perché imbrigliata dalla sua stessa contraddizione. A loro infatti ha detto che lei e il Guardasigilli si sentono quaranta volte al giorno, «ogni volta che c’è lui, ci sono anch’io», ma ha negato di avergli sottoposto, in questo vortice di contatti, la bozza sulla corretta procedura da seguire per gestire il caso Almasri, il torturatore libico che il nostro governo ha rimpatriato a gennaio sull’aereo di Stato.Insomma, lo proteggerebbe. Ma così facendo espone sé stessa al rischio di fare da capro espiatorio nell’affaire, se, com’è scontato, il Parlamento negherà l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e del sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano.Ha 56 anni. Siciliana di Gela. Giudice nella sua città, poi a Palermo e alla Corte d’appello di Roma. È la compagna di un potente del centrodestra nell’isola, il professore Gaetano Armao, avvocato amministrativista. La magistratura le stastretta. Nel 2018 il salto in Parlamento. Silvio Berlusconi la candida capolista nel proporzionale alla Camera nel collegio di Agrigento. Deputata con Forza Italia si distingue sulla separazione delle carriere, è vittima di un attacco in aula con parole irriferibili di Vittorio Sgarbi, che sarà sospeso per quindici giorni. Passa per liberal perché insieme ad altri quattro colleghi di partito – Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo, Elio Vito e Matteo Perego – vota a favore della legge contro l’omotransfobia e la misoginia del pd Alessandro Zan. Nel 2021, la rottura con i forzisti, per aver espresso opinioni in dissenso dal gruppo sulla riforma del processo penale. Rimossa dalla Commissione Giustizia è spostata alla Affari costituzionali. Preferisce passare al gruppo misto. È la stagione del governo Draghi, con dentro tutti, e l’onorevole Bartolozzi, racconta chi c’era, fa opposizione su tutto, contestando ogni atto.Nell’autunno del 2022, all’alba della nuova legislatura, resta nel Palazzo. Il ministro Nordio la vuole con sé, come vice capo di gabinetto. Il capo di gabinetto, Alberto Rizzo, già presidente del tribunale di Vicenza, scopre presto che Nordio chiama Bartolozzi «la mia ministra», lei, iperattiva, accentratrice, insonne, scavalca i capi dipartimento, assume le decisioni chiave, bisogna passare dal suo ufficio per ogni incombenza, vaglia ogni carta, persino domande e risposte delle interviste. «Stremato» Rizzo getta la spugna e se ne va. Nordio la nomina capo di gabinetto, vincendo la contrarietà di Mantovano.Difficile resisterle. Si dimette anche Luigi Birritteri, il capo del Dipartimento per gli affari di giustizia. Faranno le valigie – ha messo in fila il Foglio – anche il capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, la direttrice dell’ispettorato generale, il capo del Dap, il direttore generale dei sistemi informativi, il capo dell’ufficio stampa. I cronisti inseguono “i fuggitivi”, che denunciano «un clima invivibile», spuntano dettagli della guerra delle «due Giusi», Giusi Bartolozzi contro Giuseppina Rubinetti, la responsabile della segreteria del ministro. «Com’è possibile questa fuga?», chiedono i deputati dell’opposizione a Nordio. Il ministro nonrisponde. Bartolozzi diventa “la zarina”.«Basta, basta, basta! Non comunicate più. Segnati su Signal», intima ai collaboratori quando, a gennaio, arriva la notizia dell’arresto di Najeem Osama Almasri. Possibile che non avesse sottoposto nulla al ministro in quelle ore fatidiche tra 19 e il 20 gennaio, domandano i magistrati. E lei: «I colleghi della Direzione chiedevano: “Che facciamo? che facciamo?” Ed io: “Aggiustiamo di quà, aggiustiamo di là”».«È logicamente insostenibile che si sia arrogata il diritto di sottrarre al ministro un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini della decisione da assumere: così facendo sarebbe venuta meno agli obblighi inerenti l’incarico assunto», sostiene il tribunale. Bartolozzi non è indagata, ma intanto è definita «inattendibile». È il suo carattere ambiziosissimo (dicono che punti a rientrare in Parlamento con Fratelli d’Italia), a fare di lei il personaggio chiave, a volgere la sua figura nel romanzesco. «Il vero ministro» l’ha definita il verde Angelo Bonelli.