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 2025  agosto 06 Mercoledì calendario

L0invasione di Taiwan in una serie tv


Le guerre non iniziano con i missili ma in silenzio» mormora affranto il generale Wen: l’isola di Taiwan è circondata dalla marina cinese, la popolazione terrorizzata, commerci e aziende bloccati, bancomat e supermercati svuotati, «un film di zombie» dicono i ragazzini in fuga. In cielo incrociano i caccia, hacker bloccano cellulari e web, in tv i telegiornali sono interrotti in diretta da Pechino, mentre gang criminali evadono dal carcere e si uniscono ai dimostranti pro Xi Jinping. La malinconica saga èZero Day Attack, serie in dieci puntate prodotta dalla giornalista taiwanese Hsin-Mei Cheng, con il sostegno del ministero della Cultura e del ministero della Difesa di Taiwan, fondi del finanziere Robert Tsao e idee del think tank Kuma Academy, esordio il 2 agosto sulla rete ammiraglia Cts, record di ascolti, presto debutto in Giappone, con i canali Usa ed europei incerti e le lobby cinesi a minacciare boicottaggi per chi la metterà in streaming.
La trama è redatta con l’ausilio di esperti di guerra ibrida Stratcom: un sommergibile della Repubblica popolare cinese si perde al largo di Taiwan e Pechino accerchia l’isola con la flotta, fingendo di cercare superstiti dell’equipaggio. Merci, provviste, mercati si bloccano, le comunicazioni si interrompono, senza sbarco o bombardamenti Taiwan è assediata. È l’ottobre 2028, le armi sono blackout informatico, disinformazione generata da intelligenza artificiale sui social, omicidi mascherati da suicidi, attacco alla democrazia.
All’anteprima riservata a qualche membro del Council on Foreign Relations impressiona il personaggio della maggiore Lin Yu-Hua (interpretata da Chen Mei-ling), ex hacker richiamata con riluttanza in divisa quando vanno in blackout banche, reti elettriche, telecomunicazioni. Lin intuisce la strategia nemica, azzerare Taiwan. Elogiato dallo storico Walter Russell Mead Zero Day evoca il monito dell’ammiraglio Paparo, capo della flotta Usa nell’Indopacifico: «Non scambiate per manovre militari la preparazione di Pechino alla riunificazione forzata» con Taiwan. E la rivistaSmall Wars Journal conclude «per capire la guerra cognitiva guardate la serie, è realismo per svegliare le coscienze e indurle alla resistenza».
Spiega Cheng: «Noi taiwanesi siamo la rana nella pentola. L’acqua si scalda e ci chiediamo se sia una Jacuzzi. Zero Day Attack è il punto d’ebollizione, per far capire ai connazionali e al mondo cosa ci aspetta.
Non è cinema, ma comunicazione strategica, politica.
Soft power per la deterrenza», e infatti la sceneggiatura è redatta in un’area segreta delloHsinchu Science Park.
L’episodio numero 5 mette in scena un attaccoransomware alla Taipower, che getta l’isola nell’oscurità, e mentre Taipei si spegne un drone militare, numeri di serie non identificabili, si schianta in una risaia a Chiayi. «Non è fiction, questo spaventa, è possibile», lamenta l’attore Wu Kang-jen, nella serie il ministro della Difesa Chao Yen-lin, «recitavamo fra veri attacchi».
L’ex presidente Tsai Ing-wen applaude Zero Day Attack (solo omonima del serial Usa con De Niro): «È un promemoria: la democrazia non si eredita, si difende».
Il suo successore, Lai Ching-te, fa vedere il trailer a ogni ospite ufficiale, la senatrice Usa Tammy Duckworth è fan della serie. I media di Xi deprecano «l’isteria sinofoba di una soap opera paranoica, pagata da una provincia ribelle», in privato i diplomatici riconoscono la novità: una campagna Stratcom di propaganda nazionale, via serie tv avvincente. Difficile contrastare con un comunicato stampa la compassione che suscita l’anziano profugo in sedia a rotelle che strimpella ilValzer delle candele o la giovane incinta nel supermarket saccheggiato, l’orrore della gang filocinese di Cane rabbioso a tormentare i bambini, il coraggio dello studente che torna dagli Stati Uniti per soffrire con i compatrioti.
Nell’episodio 7 il padre di Lin – anziano maestro di scuola – rifiuta di evacuare il villaggio citando il poeta Yu Kwang-chung: «Ho un passaporto, è scritto in mandarino, ha anima taiwanese». Nell’epilogo Lin trasmette un ultimo messaggio dallo studio improvvisato nella stazione metro di Zhongshan, tutte le altre radio cadute: «Se mi sentite, ricordate: la verità vive più a lungo della paura». E subito schermo nero.
Oltre la fiction, Zero Day Attack è uno strumento diplomatico del nostro tempo, tra Onu, Nato, Casa Bianca Cheng non lascia spazio a illusioni con il messaggio “Hong Kong prova generale. Taiwan palcoscenico. Il mondo è il pubblico”, perché nel XXI secolo ogni guerra inizia con un oblio, da Kiev a Gaza.
L’annessione di Hong Kong nel 2020 – accolta con alzate di spalle a Bruxelles e Washington – è il fantasma della serie, terrore quotidiano dei taiwanesi.
Seguite dunque Zero Day non appena disponibile, perché è una favola del nostro tempo, quando l’ambasciatore russo Alexey Paramonov arruola il presidente Pertini del 1949 contro la Nato, il presidente Mattarella è calunniato da russofobo, mentre la Quinta colonna di vassalli del Cremlino ci appare ogni sera dai teleschermi, condannando il diritto alla difesa europea. Zero Day Attack è ambientata nel lontano Mar Cinese Meridionale, ma le sue angosce, tecniche, ricatti li vedete sui canali domestici, con la domanda finale: se il nemico ti entra in casa contano patria, democrazia e ideali o dispensa, medicine e la tua pellaccia?