la Repubblica, 3 agosto 2025
Trump assedia Ithaca
Polifemo contro Ithaca. Questa è la storia di un’isola e del ciclope che la sta assediando. Di una sineddoche della nuova (vecchia) America. Ithaca è una cittadina a nord dello stato di New York, tra le 4 e le 5 ore da Manhattan a seconda del traffico. Come attrazione sostituisce i grattacieli con le cascate, ce n’è una perfino nel perimetro municipale. La Cnn l’ha eletta la miglior piccola destinazione turistica del 2025. Gli abitanti sono 33 mila, età media alta, facce da Woodstock levigate dal tempo, torsi da yoga e piedi da Birkenstock. Una ventata di gioventù arriva dal campus della Cornell University (16 mila studenti), privata ma con una missione pubblica stabilita dal fondatore Ezra Cornell (da carpentiere a milionario filantropo) nel 1865: garantire istruzione nel segno dell’inclusività, senza differenze di sesso o etnia.
Ithaca è, anche, una sanctuary city,una città rifugio. L’autoproclamazione è avvenuta nel febbraio del 2017, a un mese dal primo insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Significa che ha deciso di limitare la collaborazione con le autorità federali sull’immigrazione, ritendendo principio inviolabile la difesa di tutti i residenti, di qualunque provenienza. Lo ha ribadito nel febbraio scorso, una replica perfetta, ancora un mese dopo il nuovo insediamento di Trump. La principale chiesa del posto, a un isolato dal centro, è unitariana. È una forma di cristianesimo liberale, che interessò perfino Mazzini e Garibaldi di passaggio negli Stati Uniti. L’edificio espone una bandiera arcobaleno su cui è scritto (una frase per colore): «L’amore è amore, le vite dei neri contano, il cambiamento climatico è una realtà, nessun essere umano è illegale, i diritti delle donne sono diritti umani, ogni genere è completo e sacro». Amen.
Ithaca è all’avanguardia ecologica, nel 2021 si è addirittura assegnata il primato mondiale. Due anni prima era stata varata una risoluzione per arrivare a emissioni zero nel 2030 e i risultati erano stati tali che nessuna altra cittadina in America o nel resto del pianeta poteva stare al passo. Invece delle criptovalute qui si è coniata una moneta locale, chiamata hour, il cui valore era pari a un’ora di salario minimo. L’idea venne nel 1991 a Paul Glover, un attivista, economista e sostenitore di Ralph Nader. La diffusione fu rapida e favorì lo sviluppo dell’economia locale perché induceva chi l’accettava a rimetterla in circolazione sul territorio. Svanì con la dipartita di Glover per Filadelfia. Hanno tentato di rilanciarla nel 2019, ma è ormai l’«ora» di carte di credito e pagamenti smaterializzati. Non certo di $trump, la criptovaluta del presidente. Alle elezioni di novembre 2024, nella contea di cui fa parte Ithaca, Kamala Harris ha prevalso 74 a 24 (nello Stato di New York 56 a 42). La grande libreria sulla strada pedonale, che fra testi anarchici e socialisti ha perfino il suo rarissimo The truths we hold, vende anche una maglietta nera con la bandiera a stelle e strisce rovesciata e la scritta «No Trump, No KKK, No fascist Usa», uno slogan cantato nelle numerose manifestazioni contro l’amministrazione centrale. C’è stato il No King Day, contro ogni auto-proclamata monarchia e il May Day, invocazione di soccorso per la democrazia. Molti cartelli contro la tirannia, ma faceva un po’ effetto vedere che li avevano preparati i nonni e li reggevano i nipotini, la cui libertà di espressione era quanto meno indirizzata.
Questa è Ithaca, se vi piace. A qualcuno di certo no.
Per un governo di tori come quello di Washington, il rosso della Cornell che batte bandiera a Ithaca è un panno provocatorio. E proprio da lì è cominciato l’assalto che segue, per ogni mossa, la stessa strategia: «follow the money», segui il denaro. Segui il denaro che se ne va. Come già era accaduto con la Columbia, la Cornell è stata oggetto di una causa milionaria. Un gruppo conservatore collegato al movimento Maga ha eccepito che nella selezione di studenti e professori ci fossero discriminazioni, che la scelta non fosse esclusivamente legata al merito e ai titoli. Di fatto hanno contestato le riserve etniche, ritenendo svantaggiati i bianchi, interpretando a modo loro l’intento del fondatore. Un finanziamento pubblico da un miliardo di dollari è stato bloccato, nessuna borsa di studio assegnata, cattedre vacanti. Multa da 200 milioni per violazione dei diritti civili e controlli federali sulle assunzioni, le conseguenze.
Ammainata la bandiera rossa, restava l’orgoglio verde. Stesso trattamento: l’85 per cento dei fondi stanziati dal governo federale in appoggio al progetto ecologico (due milioni mezzo di dollari) è stato bloccato. La soglia del 2030, che poteva essere anticipata, si allontana come l’orizzonte.
Lo sfondo cambia. Chi lo racconterà? In una piccola città dalle antiche abitudini il mezzo di informazione più diffuso è la radio. Senti la voce di Wrfi sotto i porticati delle casette di legno, la sedia vuota che dondola, la luce fioca all’interno. La radio locale pubblica è la fonte principale. Ma una legge da poco approvata ha tagliato i sussidi anche alle radio pubbliche, un vecchio e mai finora realizzato sogno repubblicano. Ci voleva un motivo forte e la sfrontatezza per sostenerlo: «Danno notizie a senso unico, non hanno mai reso conto delle accuse al figlio di Biden». E adesso chi parlerà dei documenti di Epstein? Restano quelle private, e battagliere, ma ci vorrà poco per scoraggiare gli sponsor locali che la tengono in vita.
La propaganda si muove rapida ed efficace. È bastato un incidente nell’edificio che ospita gli ex senzatetto per alimentare una psicosi qui sconosciuta. Il povero è pericoloso e deve restare invisibile. Il regolamento del centro pedonalizzato ora sembra varato da Rudy Giuliani al tempo della tolleranza zero a New York: niente elemosine, niente rumori, niente animali, niente sigarette, neppure elettroniche. Polifemo ha un occhio solo, ma ci vede benissimo. E le isole stanno nella corrente.
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