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 2025  agosto 02 Sabato calendario

La Woodstock cattolica. Un milione di giovani per il grande raduno


Un milione di Papa boys per raccogliere il testimone da Tor Vergata 2000. Venticinque anni dopo, stasera un’altra Gmg con il Pontefice sulla spianata della Woodstock cattolica. Dice a La Stampa l’arcivescovo Rino Fisichella, ministro vaticano e organizzatore dell’Anno Santo: «A differenziare la Gen Z dai giovani di allora è la tecnologia digitale: in una mano hanno lo smartphone nell’altra il rosario. Ma le aspettative e la fede sono le stesse. In 30 mila si sono confessati al Circo Massimo. In tutta Roma portano gioia e una dimensione religiosa che coinvolge anche i lontani. Il 60% di loro arriva dall’Europa, il resto da Usa, America Latina, Asia, Australia. Ogni giorno una conferenza episcopale, come Italia e Spagna, organizza una bella festa nazionale».
Lo storico Carlo Felice Casula accompagna gli studenti della residenza universitaria Villa Nazareth con una doppia motivazione: il premio Achille Silvestrini appena assegnato a sacerdoti e suore di Gaza, il sostegno all’impegno di pace di Leone XIV nello spirito di Helsinki: «Rafforzare la cooperazione e fare della diplomazia la via privilegiata per prevenire e risolvere i conflitti». Racconta il professor Casula: «Dalle periferie dove sono ospitati in parrocchie e oratori i giovani si muovono in metropolitana coinvolgendo i cittadini in canti e giochi. Sono vestiti come i loro coetanei, a distinguerli sono le chitarre e la voglia di includere nella Gmg. Fanno parte di associazioni, gruppi scout e sono la fotografia della Chiesa “global” in uscita. Non c’è sviluppo senza pace e il cosmopolitismo del Giubileo supera l’appartenenza ai Paesi e diventa modello d’azione e ponte con le organizzazioni internazionali». Sulla spianata c’è chi torna dopo averci trovato 25 anni fa la propria strada.
«Alla Gmg del 2000, è nato l’amore della mia vita», sorride Gordana Cavicchi, 52 anni, volontaria croata della comunità Giovanni XXIII. Aveva 28 anni quando partecipò con don Oreste Benzi, oggi in via di beatificazione. «In quel periodo vivevo in una casa famiglia in Croazia e mi stavo interrogando sul mio futuro – spiega -. Poi arrivò la proposta di partecipare alla Gmg e così mi chiesero di accompagnare un gruppo di ragazzi che stavano facendo il programma di recupero dalla tossicodipendenza. Partimmo con un pulmino scassato che ci costrinse a fermarci ad ogni benzinaio perché il motore fumava». Prosegue Gordana Cavicchi: «Fu un viaggio infinito, ma quando arrivammo a Roma fummo avvolti da un’atmosfera unica. Camminammo per 17 chilometri a piedi, nel caldo, con tanti altri ragazzi. Sulla strada si cantava e non si sentiva la fatica. Tutti diversi, tutti ad aspettare il Papa. E poi, alla fine, le sue parole: “non abbiate paura”. Fu una chiamata da brividi ad andare avanti».
Aggiunge Gordana: «Lì capii che non eravamo soli nel cammino, ma che eravamo giovani in cerca di Cristo. Oggi ho tre figli, un nipotino e sono responsabile di una comunità terapeutica dove accogliamo ragazzi, spesso minorenni, che avevano perso la speranza. Quel giorno fu uno dei più belli della mia vita. Il vento che soffiava mi incoraggiò a dire sì». Ricordi che si intrecciano, ognuno pellegrino a modo suo. «Fu un evento millenario, non è giusto fare raffronti con questo Giubileo dei giovani – osserva Francesco Rutelli, allora sindaco di Roma -. A Tor Vergata c’erano quasi due milioni di ragazzi e oggi mi capita spesso di incontrare genitori con bambini frutto di amori nati in quei giorni. È una delle cose più straordinarie che mi sono capitate. Sono nati degli amori che poi hanno dato vita a delle famiglie. All’epoca non c’era internet o era ancora poco diffuso, comunque non esistevano i social. Le comunicazioni erano tutte personali. Altro dato straordinario è stata la presenza di 40 mila volontari che con i fratini blu hanno fornito assistenza e informazioni ai pellegrini e che poi hanno partecipato anche loro alla Gmg. Un volontariato fisico e materiale in un momento in cui non c’era ancora stata la rivoluzione digitale. Una semina di relazioni. Un’esperienza entrata pienamente nella loro vita». Ora la maglia ufficiale ha il logo e la scritta “Giubileo dei Giovani” in varie lingue oltre al motto motto: «Io c’ero». Dalla Sicilia don Fortunato Di Noto (associazione di tutela dell’infanzia Meter) ha portato i suoi ragazzi affinché «sperimentino l’universalità della Chiesa e si sentano parte fondante di un movimento che rafforza la missione di pace del Papa». gia.gal. —