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 2025  agosto 05 Martedì calendario

In morte di Alessandra Balocco

Aveva preso in mano l’azienda nel momento più delicato, nell’estate maledetta del 2022, dopo il doppio lutto che ha sconvolto una famiglia e un pezzo di storia del Made in Italy. Prima, la morte del padre, Aldo. Poi, quella di Alberto, il fratello amatissimo, colpito da un fulmine durante un’escursione in bici sull’Assietta. Alessandra Balocco non si era fatta intimorire: «Ho vissuto una tragedia a livello umano e personale che non mi ha impedito di focalizzarmi su ciò che porto avanti da oltre trent’anni», raccontava.Oggi non c’è più neppure lei. È morta a 61 anni, a tre anni da quella tragedia, dopo aver guidato il gruppo di dolci di Fossano attraverso uno dei periodi più complessi. L’ha fatto custodendo il patrimonio, prendendo decisioni importanti, reggendo all’urto di eventi eccezionali. Spesso, confidandosi con i suoi collaboratori, li metteva in fila: la coda della pandemia, le guerre, la crisi energetica, lo choc finanziario. Rivendicava la solidità di una società che ha tenuto lontane le sirene dei fondi di investimento e della Borsa: «Abbiamo sempre potuto contare sulle nostre forze: abbiamo ampliato la capacità produttiva, investito in nuove tecnologie, adeguato le attività alle prescrizioni per un’industria sostenibile».C’era un tesoro da tutelare, nel solco di una lunga eredità. E poi, a un certo punto, era esploso il “Pandoro-gate”, l’inchiesta sulla promozione del dolce natalizio firmato Chiara Ferragni. Un pasticcio finito in tribunale. Alessandra, che fino all’ultimo è stata assistita dal marito Ruggero Costamagna, nel cda del gruppo, ha sempre respinto ogni accusa: «Questa vicenda è stata oltremodo strumentalizzata», spiegava, ribadendo la «convinzione di non aver messo in atto alcuna pratica commerciale scorretta nei confronti dei consumatori».Neppure il contesto economico, segnato da rincari di materie prime come burro (+40% in un anno), cacao (+220%) e uvetta (+130%), aveva fermato la volontà di scommettere sul Cuneese e creare lavoro. «Anche nei momenti più difficili non abbiamo mai preso in considerazione l’idea di spostare la nostra attività. Siamo e vogliamo continuare a essere veramente, orgogliosamente, italiani».Alessandra non amava i riflettori, parlava raramente. E quando lo faceva, raccontava del fratello. «Penso spesso ad Alberto. Era convinto che l’impresa fosse una grande famiglia, il cui sviluppo è la somma del lavoro di molte persone, della capacità di ascolto e di confronto. All’imprenditore spetta il compito di tradurre tutto questo in una traiettoria di crescita rispettosa». Il modello, per tutti, era uno: Adriano Olivetti.Ora, nel momento del lutto, il cda ricorda come la stessa Alessandra «abbia rappresentato per tutta la sua vita una figura di riferimento per l’intero gruppo, contribuendo con totale dedizione, determinazione e competenza alla crescita e al consolidamento dell’azienda in Italia e sui mercati internazionali».Negli ultimi tempi Alessandra, che da piccola sognava di diventare medico, si era occupata di costruire il domani di quella che, da tempo, non è più soltanto la «fabbrica dei panettoni». In un momento in cui i cervelli se ne vanno dal Paese, la sfida era creare un ambiente più accogliente. «Qui, in azienda, non esiste verticalizzazione ma spirito di squadra. Questo è il messaggio che vogliamo trasmettere, anche attraverso i nostri ragazzi, mia nipote Diletta e mio figlio Marco, che lavorano insieme a tanti giovani».C’è un’istantanea di qualche anno fa, ai funerali di Alberto: sembravano poco più che adolescenti. Ora tocca a loro, la nuova generazione. —