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 2025  agosto 05 Martedì calendario

Intervista a Paolo Sottocorona


Sette minuti di meteo ragionato ogni mattina con eloquio tranquillo, senza iperboli horror da fine del mondo imminente, sfatando formule fatte apposta per atterrire la popolazione o, più prosaicamente, «per acchiappare più like e ascolti che si può su siti e programmi tv», come spiega lui stesso. La ricetta di Paolo Sottocorona, meteorologo de La7 baciato dallo share, fiorentino 77enne formatosi alla scuola dell’Aeronautica militare, è proprio questa: aver trovato la sintesi divulgativa fra scienza e saper parlare chiaro a noi comuni mortali che di meteorologia capiamo poco o nulla, demolendo luoghi comuni fasulli come «la temperatura percepita», uno dei suoi cavalli di battaglia.Com’è nata la sua passione per il meteo?«In maniera casuale, anche perché da bambino i mezzi di previsione erano ben pochi: prima di una gita l’unico modo per augurarsi di trovare il bel tempo era pregare… Ho interrotto gli studi di Ingegneria al quinto anno, ho fatto il servizio militare e mio padre, che era in Aeronautica, mi ha consigliato di farlo lì come allievo ufficiale di complemento. È cominciata così, poi ho seguito un corso di Fisica dell’atmosfera e sono stato conquistato dalla materia: interessante, difficile e con margini di errore che rientrano nella normalità, perché c’è molta imprevedibilità».I suoi maestri quali sono stati?«In prima battuta il colonnello Bernacca, per l’attitudine a farsi capire e la semplicità di comunicazione: non si può parlare in modo tecnico, altrimenti la gente normale non capisce nulla. Poi Baroni, tecnicamente molto preparato, da lui ho appreso molto. Giuliacci è un collega e un amico, ma abbiamo un metodo di comunicare diverso. Per gli altri mi astengo».C’è troppo allarmismo nelle previsioni?«Alla base c’è il sensazionalismo che diventa allarmismo, come quando si dice che il periodo che ci attende sarà il più caldo di sempre: non dà nessuna informazione e ti terrorizza, ma senza allertare. Poi certo, dobbiamo tener conto del cambiamento climatico, perché quel grado e mezzo di temperatura in più, che per l’Europa è forse di 2,5, ha delle conseguenze sui fenomeni meteo, con oscillazioni estreme».E di definizioni come “Caronte” per le ondate di calore cosa pensa?«Per carità! Hanno pensato di fare questa cosa perché in America battezzano gli uragani; così come si fa da noi, però, il danno è un po’ intenzionale. Ora tu puoi anche chiamarlo, Pippo, Pluto o Paperino – e guarda caso qualche settimane fa è uscito proprio l’anticiclone Pluto -, ma qui lo scopo sono i clic: il clickbait (la tecnica di raccattare consensi su internet, ndr) è la madre di tutti i danni sui siti di previsione, perché a ogni clic loro ci guadagnano, ma è solo strategia di marketing, di reale o realistico non c’è niente se non acchiappare i gonzi».Una bufala che circola con particolare insistenza?«L’anticiclone africano, che non esiste. Anticiclone significa alta pressione, che è tutt’altra cosa rispetto al caldo africano nei deserti, dove invece la pressione è bassa. Se usi un termine tecnico dev’essere giusto: chiamare anticiclone quello del Sahara perché non piove significa non aver mai letto un libro».Ha mai fatto errori clamorosi?«Qualche previsione “cannata” sicuramente c’è stata, ma per fortuna non era Ferragosto, Pasqua o Pasquetta, se no mi avrebbero crocefisso… In realtà non ricordo casi eclatanti».Da quando è diventato un personaggio le sarà capitato di conoscere gente famosa, che cosa le dicono?«Qualche Vip sì, a livello molto superficiale, ma col professor Mario Monti è nata una vera gag: nelle mie carte meteo metto anche la Corsica, per la quale ho un occhio di riguardo sia per ragioni meteorologiche sia perché mi sta a cuore, la conosco anche in quanto istruttore di vela: una volta in tv Monti mi chiese per scherzo se ero sovranista e da allora, se ci incontriamo in qualche dibattito, gli faccio la battuta sull’importanza della Corsica, sempre che il prof. Monti consenta...».Ci racconti un aneddoto curioso.«Una volta ero in fila alla posta e quello davanti a me, chiacchierando, comincia a dire che c’è uno su La7 bravo nelle previsioni, che si capisce. E io: “Ma davvero, e chi è?”. A meno che non mi riconoscano non direi mai che sono io, non voglio vantarmi e tengo un profilo basso. E poi sono un timido pentito, da ragazzo lo ero molto. L’ho superata facendo i briefing ai piloti dell’Aeronautica».Torniamo al meteo, che agosto ci attende?«Possiamo fare solo ipotesi, probabilmente un recupero nelle temperature può esserci dopo un periodo più fresco, ma nessuno lo sa. Da sette giorni in poi c’è un forte margine di incertezza, sono solo valutazioni di tendenza. Dire che si brancola nel buio non è esatto, ma sostenere che è tutto illuminato è falso. Il 100% in meteorologia non esiste neanche da un giorno all’altro, solo un’alta probabilità».Che ne pensa delle applicazioni meteo?«Che non andrebbero guardate, perché aggiornano semplicemente le previsioni di ora in ora. Non sono neanche previsioni, è tempo in atto. Il nowcasting è la valutazione del presente, con un’idea della tendenza nelle prossime tre ore. Non è un servizio, è una presa in giro che andrebbe venduta per quello che è».Parliamo di temperatura percepita, un leit-motiv con cui lei se la prende spesso.«È un falso fisico, neanche un luogo comune. La scienza dice che a parità di temperatura una persona soffre di più o di meno secondo l’umidità relativa: se l’aria è molto umida, l’evaporazione è minore e andiamo in accumulo di calore. Bisognerebbe dire correttamente che ci sono 35° ma, siccome c’è elevata umidità, si soffre come se ce ne fossero 45°, ma in realtà non ce ne sono 45, è un falso colossale. E l’effetto, come al solito, è terrorizzare anziché informare». —