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 2025  agosto 09 Sabato calendario

Tutti i soldi di Hamas (e sono tanti)

Nonostante quasi due anni di guerra, Hamas non ha perso del tutto le sue capacità finanziarie e continua a pagare, seppur in maniera ridotta, gli stipendi a miliziani e dipendenti della sua amministrazione. Secondo la BBC, gli oltre 30 mila suoi dipendenti pubblici, ricevono dal gruppo che controlla la Striscia, stipendi per un valore di circa 7 milioni di dollari. Questo grazie alle riserve economiche incamerate prima del sette ottobre e alla gestione del mercato e all’imposizione di tasse che ancora Hamas applica nella Striscia.
PUBBLICITÀSecondo la rete inglese, prima del massacro del 7 ottobre che ha dato il via alla guerra, Hamas aveva in contanti oltre settecento milioni di dollari e centinaia di milioni di shekel. Questi sono stati ottenuti sia dalle tasse imposte nella Striscia ai locali e ai beni importati, sia dagli ingenti finanziamenti ricevuti dal Qatar e dall’Iran, questi ultimi principalmente verso le brigate Al Qassam, il suo braccio armato. Secondo indiscrezioni, erano Yahiya Sinwar e suo fratello Mohammed, entrambi uccisi in periodi diversi da Israele durante la guerra, a gestire la mole di contanti.
Durante il conflitto, il paese ebraico ha più volte colpito le istituzioni finanziarie del gruppo di Gaza, uccidendo anche i suoi emissari. A marzo l’esercito israeliano ha dichiarato di aver ucciso il capo delle finanze di Hamas, Ismail Barhoum, in un attacco contro l’ospedale Nasser di Khan Younis. Lo hanno accusato di incanalare fondi all’ala militare di Hamas. I responsabili economici che vivevano all’estero, pure sono stati colpiti.
Oggi, secondo l’inchiesta della BBC, attraverso una serie di emissari in incognito, a volte anche donne, vengono consegnati stipendi di circa trecento dollari a settimana, che ammonterebbe a poco più del 20% del loro stipendio prebellico, ogni 10 settimane. Questo causerebbe molto risentimento tra i miliziani e i dipendenti, anche perché è molto pericoloso andare a prendere i soldi. Ricevono messaggi cifrati sui loro cellulari, come inviti a prendere un tè, e all’appuntamento ricevono una busta. È capitato che Israele intercettasse queste consegne e uccidesse i distributori salariali e i salariati.
Spesso i pagamenti avvengono in natura. Hamas consegna stipendi sotto forma di beni alimentari, gli stessi che ruba dalle forniture delle Nazioni Unite, provocando risentimento tra la popolazione. I soldi Hamas li guadagna anche immettendo nel mercato questi aiuti e quelli che contrabbanda, come le sigarette. Una sola delle quali, non un pacchetto ma una singola sigaretta, costa circa venticinque dollari.
Sugli aiuti, Hamas ci guadagna due volte: quando li prende e paga gli stipendi con questi, e immettendoli sul mercato. Un chilo di farina è arrivato a costare ottanta dollari.
Molte banconote date come stipendio, essendo state conservate per lungo tempo nei tunnel e sottoterra, si sono usurate, ma riescono ancora ad avere valore al mercato.
Per tagliare qualsiasi approvvigionamento economico ad Hamas, Israele non solo ha favorito la Gaza Humanitarian Foundation che distribuisce aiuti direttamente ai locali evitando così che arrivino nelle mani del gruppo (aiuti che comunque molti civili rivendono al mercato, sia nero che nei negozi), ma ha deciso di cominciare da qualche giorno una distribuzione di camion direttamente a selezionati commercianti.
L’Unops, l’ufficio delle Nazioni Unite per i servizi e i progetti, che gestisce la logistica per il palazzo di vetro, attraverso il suo sito di monitoraggio dell’ingresso degli aiuti a Gaza informa che dal 19 maggio al 9 agosto, su 2604 camion raccolti per essere distribuiti, 2310, oltre l’87%, è stato rubato da uomini armati oltre che da civili. La settimana scorsa, uno di questi camion, per scappare, si è ribaltato uccidendo almeno venti persone.