La Stampa, 6 agosto 2025
Balocco dopo Alessandra, le redini del gruppo passano a Diletta e Marco
Toccherà alla quarta generazione disegnare il futuro del colosso dolciario Balocco, dopo la scomparsa della presidente Alessandra Balocco, morta lunedì, a 61 anni, per una malattia. Un destino tragico, come quello del fratello Alberto (ucciso da un fulmine il 26 agosto 2022), che lei aveva sostituito. La fabbrica dei biscotti e del «mandorlato», che ha sede a Fossano (Cuneo), riparte dal lutto. Quello che oggi fermerà la città nel giorno dei funerali, in forma riservata, come l’imprenditrice ha vissuto. Ma soprattutto riparte dai giovani.Ora le redini del gruppo (in 67 Paesi, nel 2023 ha registrato un giro d’affari di 254 milioni) sono in mano al consiglio di amministrazione. Che ha affidato a una nota quel che sarà l’immediato futuro: «Il cda proseguirà lo sviluppo dell’azienda seguendo fedelmente l’esempio e le linee guida tracciate da Alessandra». I consiglieri: suo marito Ruggero Costamagna, il loro figlio Marco, Diletta Balocco (primogenita di Alberto), sua madre Assunta Pinto e Gianfranco Bessone, direttore di stabilimento.Diletta e Marco sono il futuro del gruppo. Marco ha studiato alla Bocconi e, dopo l’esperienza in Sky Italia, nel 2023 è approdato nella corporate finance dell’impresa. Diletta, laurea alla Bocconi e master in Management, si è formata a L’Oréal, per poi entrare nel team commerciale di Balocco. «Raccogliendo con orgoglio l’eredità morale della mia famiglia, costruita in quasi cent’anni di imprenditorialità», scrive su Linkedin.«La nostra è la storia di una famiglia che da quattro generazioni si dedica a rendere più dolce la vita di milioni di consumatori in tutto il mondo, con immutata passione», recita lo slogan sul sito Balocco. Un secolo, che il colosso dolciario compirà nel 2027.Alessandra guidava la società dal 2022. Desiderava diventare medico, ma suo padre Aldo la volle nell’impresa. Dov’è diventata presidente di un’industria che è un brand, ma anche un pezzo di storia del dolce italiano, raccontato dalla pubblicità – «Fate i buoni» -, che ha accompagnato generazioni. In una delle rare interviste raccontò a La Stampa i suoi inizi: «Facevo marketing. Eravamo quattro gatti. Abbiamo creato la pubblicità in tv e vestito molti Natali e colazioni degli italiani».La storia della famiglia è quella dell’impresa. Francesco Antonio Balocco, nel 1914, a 11 anni, iniziò da apprendista nelle pasticcerie e nel 1923 aprì una bottega a Fossano, con il fratello Alfredo. Poi arrivò il locale dove, con il figlio Aldo, avviò la tradizione. La produzione portò nel 1949 a spostarsi in una fabbrica di 5 mila metri. Negli Anni ’50 ecco i primi forni per i panettoni e nel 1964 il nuovo stabilimento (70 mila metri) a Santa Lucia. Alla rete di vendita si aggiunse la pubblicità in tv, il 1° dicembre ’75. Poi la crescita costante. Nel ’90 entrarono Alessandra e Alberto, la terza generazione. Negli Anni 2000 il brand divenne sponsor della maglia della Juve e di quella rosa del Giro d’Italia.La morte del fratello aveva cambiato la vita dell’imprenditrice, che si era trovata a prendere decisioni importanti e reggere l’urto di eventi eccezionali. Dalla coda della pandemia alla crisi energetica, ampliando la capacità produttiva e investendo in tecnologie per la sostenibilità. E quand’era esploso il Pandoro-gate, la promozione del dolce firmato Ferragni finita in tribunale, aveva difeso con ogni forza l’operato dell’azienda.Alessandra sulla «Balocco del futuro» aveva già tracciato la rotta: «Lo deciderà la generazione dei figli. Li stiamo preparando perché subentrino». L’eredità della quarta generazione. —