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 2025  agosto 07 Giovedì calendario

Nella casa di Epstein

Se le immagini raccontano più delle parole, quelle che raffigurano la casa di Jeffrey Epstein – e che per la prima volta possiamo vedere grazie alle foto inedite pubblicate dal New York Times – parlano di duplicità, di segreti, di un uomo che pubblicamente intratteneva «politici, scienziati, insegnanti, maghi, comici, intellettuali, giornalisti e persino reali» – come scrive Woody Allen in una lettera per il 63esimo compleanno del finanziere – ma che nella solitudine della zona notte diventava un criminale, abusava di ragazze spesso minorenni, forse addirittura le riprendeva con le telecamere di sorveglianza. La stanza delle feste, quella in cui il meglio della società si ritrovava attorno a un grande tavolo rettangolare e sedeva su sedie leopardate e dove spesso veniva intrattenuta anche da un mago, al piano terra. La stanza da letto gigantesca, tutta blu e bianca, e la famosa stanza dei massaggi – quella dove avvenivano gli abusi, secondo il racconto delle vittime – al terzo piano. Due piani di scale: tanto è la differenza tra l’orrore e la rispettabilità sociale, tra il pedofilo e il padrone di casa attento, capace di organizzare eventi sempre interessanti. Insieme alle fotografie, questa nuova ondata di materiale che riguarda Epstein contiene anche una serie di lettere, scritte da vari ospiti – tra cui Noam Chomsky e la moglie; Joichi Ito, ex direttore del Media Lab del MIT; il fisico Lawrence M. Krauss; il biologo di Harvard Martin Nowak – in occasione del suo 63esimo compleanno, nel 2016 (dopo la condanna e l’iscrizione nel registro dei “sex offender"). Ehud Barak e la moglie scrivono della grande varietà dei partecipanti. «Per molti di loro sei come un libro chiuso, ma tu sai tutto di tutti». Il magnate dei media Mortimer Zuckerman suggerisce gli ingredienti per un pasto che rifletta la cultura della casa: una semplice insalata e qualsiasi altra cosa che «può migliorare le prestazioni sessuali di Jeffrey». Woody Allen – che frequentava le serate insieme alla moglie Soon-Yi – parla del cibo che veniva servito – spesso cinese – ma osserva anche che nel ruolo di cameriere c’erano spesso giovani donne. «Mi ricorda il Castello di Dracula, dove Lugosi ha tre giovani vampire che servono a tavola». Come mostrano le foto, nella stanza da letto è chiaramente visibile, in un angolo a destra, una telecamera di sorveglianza. Un’altra telecamera è nella stanza adiacente, sempre tutta bianca e blu. Nella sala massaggi ci sono dipinti di donne nude, una grande palla d’argento con una catena e scaffali pieni di lubrificante: nelle loro deposizioni molte ragazze hanno raccontato che Epstein chiedeva loro di massaggiarlo mentre era nudo. A volte si masturbava solo, a volte le violentava o le aggrediva. Al secondo piano gli uffici, quelli con in bella vista le foto con i potenti. Ci sono davvero tutti: Mick Jagger, Elon Musk, Fidel Castro, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman. C’è la famosa foto del 2000 con Donald Trump e Melania a Mar-a-lago in cui c’è anche Ghisleine Maxwell, però qui è ritagliata in modo da escludere Maxwell. In altre foto Epstein è con Larry Summers, con l’ex presidente Bill Clinton e con Richard Branson. C’è una foto di Woody Allen che parla con Steve Bannon (l’ex consigliere di Trump ha dichiarato di aver filmato ore di interviste nella villa con Epstein nel 2019). Sempre su una delle credenze c’è un biglietto da un dollaro incorniciato con su scritto «Avevo torto» firmato da Bill Gates, probabilmente il pagamento di una scommessa. E poi: una tigre imbalsamata adagiata per terra, una mappa di Israele disegnata su una lavagna con la firma dell’ex presidente Ehud Barak, una prima edizione rilegata in verde di “Lolita”, il romanzo di Nabokov. Una scultura di colore nero raffigurante una donna vestita da sposa che si aggrappa a una corda che pende dal soffitto dell’ingresso è forse la stranezza più grande di una casa che non fa nulla per nascondere l’eccentricità del suo proprietario. Epstein l’aveva acquistata nel 1998 dal miliardario Leslie H. Wexner e l’aveva poi ristrutturata. Una palazzina a due passi da Central Park, nell’Upper East Side, l’anima della vita sociale di un uomo che si pensava evidentemente intoccabile. —