Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  agosto 10 Domenica calendario

In cinquemila contro il ponte


«Matteo Salvini, ti pentirai amaramente di aver deciso di portare avanti questo progetto di propaganda allucinante che non sta né in cielo né terra. Te ne pentirai e se ne pentiranno tutti coloro che hanno deciso di dare una mano a portare avanti questo scempio». Dopo un’ora di corteo nel centro di Messina, davanti a migliaia di persone scese in piazza per protestare contro il progetto di costruire il Ponte sullo Stretto, Gianmarco Codraro, maglietta rossa da attivista No Ponte, attraverso il microfono del camion dell’organizzazione, lancia questo avvertimento al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.Non è l’unico. Salvini è il grande nemico di chi manifesta e invade il centro della città con l’adesione di oltre cinquanta associazioni tra ambientalisti, sindacalisti e partiti. Ma soprattutto con la partecipazione di una folla di abitanti di Messina e Villa San Giovanni, le due sponde unite che su Salvini riversano insulti, slogan, sberleffi.Non è piaciuta la visita di giovedì e venerdì ai due comuni che, secondo il progetto del governo, dovranno accogliere i due piloni di sostegno del ponte. Se sul versante calabrese hanno scelto l’indifferenza, senza organizzare iniziative di protesta durante la visita, sul lato siciliano un gruppo di attivisti ha raggiunto il ministro e lo ha contestato. Salvini ha risposto lanciando dei baci e rifugiandosi nell’auto di servizio che lo attendeva.«I tuoi bacetti spocchiosi sono stati la ciliegina sulla torta», urla Codraro ribattezzando Salvini «ministro della devastazione, della desertificazione delle infrastrutture di prossimità inesistenti», fra gli applausi del corteo. E poi gli insulti: «Salvini m...» e Salvini vaff...» urlati dai diecimila in piazza.«La manifestazione è stata preparata per tempo ed è da mesi che ci lavoriamo, ma sicuramente il fatto che nei giorni scorsi c’è stato il pronunciamento del Cipess ha fatto capire che dovevamo moltiplicare gli sforzi. In autunno, inoltre dovrebbero partire le prime opere e i vedranno i primi cantieri e si è innescato un meccanismo veramente che è di passaparola potente per la mobilitazione popolare», spiega Gino Sturniolo uno dei leader dell’assemblea No Ponte.Le iniziative di protesta di qui all’autunno saranno molte, la popolazione delle due sponde si è resa conto che è arrivato il momento di agire e non starà ferma. «Il ponte non lo vogliamo e non ve lo faremo fare», annunciano gli organizzatori della manifestazione. «Noi il ponte lo sabotiamo», precisano ancora. Possono sembrare le solite frasi da centri sociali. A parlare, invece, sono anche professionisti, pensionati, impiegati, la popolazione delle due sponde.«Studieremo forme di resistenza – assicura Mariangela Pizzo, pensionata di Messina – Dovremo stare attenti perché il ddl sicurezza pone molti ostacoli ma non rimarremo fermi». «Se dovessero partire i lavori del ponte la nostra diventerebbe una città terremotata con cantieri ovunque. Sarebbe la fine di Messina e di Villa San Giovanni. Non lo permetteremo e il ddl sicurezza non ci fa paura», promette Angela Iotta, insegnante di scuola dell’infanzia. «La lotta non appartiene solo a chi avrà l’esproprio. Adesso è chiaro che per il tipo di interventi che ci saranno, dalla stazione a tutte le opere di preparazione, saremo tutti espropriati. «Il ponte avrà lo stesso effetto di una bomba atomica sulle nostre città. Possiamo accettarlo senza opporci?»,chiede Andrea Filomeni, pensionato. «Non capisco che bisogno ci sia di questo ponte. Negli anni Cinquanta sì, quando insegnavo in Emilia Romagna era difficile ma ora no. Ora continuo ad andare su e giù attraverso lo Stretto perché i miei figli vivono tutti al nord. Pago 2,50 euro di biglietto e impiego venti minuti di traghetto», racconta Cettina Campolo, pensionata.La lotta va avanti quindi. Non solo nelle piazze. Anna Giordano del Wwf: «Sono stati fatti già due ricorsi al Tar e due reclami all’Unione Europea e valuteremo anche altre iniziative in seguito», afferma. C’è infatti il ricorso presentato da Wwf insieme a Greenpeace, Legambiente, Lipu. C’è il ricorso presentato da Avs davanti alla Commissione Europea. «E altre iniziative arriveranno. Questa terra è nostra, non ce la toglieranno», conclude Paola Fazio, studentessa. —