La Stampa, 12 agosto 2025
New York Times-New Yorker sfida a duello sulle recensioni
Recensioni addio? Il New York Times ha fatto il primo passo annunciando che quattro storici critici (di teatro, tv, musica pop e classica) sono stati destinati ad altro incarico, o meglio ne attendono uno. Niente di scandaloso, ogni redazione ha le sue dinamiche, ma colpisce la motivazione offerta da Sia Michel, responsabile del desk: che ha parlato di una nuova politica per espandere la copertura culturale del giornale «al di là delle recensioni tradizionali», visto che «gli smartphone hanno balcanizzato i fandom (le comunità di appassionati), pur rendendo la cultura più accessibile che mai, e le istituzioni artistiche stanno affrontando nuove sfide alla ricerca di migliori opportunità»: «non solo attraverso le recensioni tradizionali, ma anche con saggi, inedite forme di narrazione, video e sperimentazioni con altre piattaforme».
Qualunque cosa voglia dire, se non è una messa al bando si avvicina, e di molto. Le ha risposto, sul New Yorker, Richard Brody, intellettuale di prestigio e naturalmente “recensore”, che ricorda come proprio «la specificità della recensione è sia estetica sia sociale». E cita una celebre critica di cinema, Pauline Kael, che proprio sul New Yorker nel lontano 1971 ricordò come «senza qualche critico indipendente non c’è nulla tra il pubblico e gli inserzionisti». Parole superate? Chissà. Di certo il problema rimane, e ce lo ritroveremo anche in Italia, dove pure le recensioni sembrano godere (ancora) di buona salute.