La Stampa, 12 agosto 2025
Bagnini e animatori regolarmente assunti a 3 euro l’ora
Aumentano i prezzi sulle spiagge ma non migliorano le condizioni di chi ci lavora. Anzi, gli operatori del turismo stagionale si dividono tra contratti irregolari, paghe insufficienti e alloggi inadeguati che spingono bagnini e animatori perfino a dare le dimissioni nei primi giorni di attività. Una protesta che da poche ore ha un volto: quello di Gilberto Contadin, neolaureato, ventenne, che ha lasciato l’ingaggio da animatore in un albergo a 4 stelle di Rimini dopo appena un giorno. In un video diffuso su TikTok, il giovane ha raccontato di essere scappato dopo che per quel lavoro «pagato 3 euro l’ora» gli avevano messo a disposizione un alloggio «con le pareti ammuffite». Il posto letto rientrava nel “comfort pack” da detrarre dallo stipendio, 1.300 euro in origine, di cui 700 di alloggio. «C’erano stanze condivise con tre-quattro ragazzi, bagni ciechi e muffa evidente sulle porte, l’acqua della doccia allagava il bagno e quando aprivi la porta finiva sopra la moquette», ha raccontato. La presidente di Federalberghi Rimini Patrizia Rinaldis ha difeso la struttura: «È serissima».
Quello degli alloggi fatiscenti è un problema che da tempo denuncia anche la costa sarda, dove durante la stagione si riversano circa 100 mila lavoratori stagionali da tutta Italia. «Nel Nord dell’Isola abbiamo denunce di operatori ammassati in piccole stanze con brandine, in condizioni inadeguate per chi deve vivere lì per tre mesi – spiega Nella Milazzo della Filcams Cgil Sardegna –. A San Teodoro i lavoratori si sono dimessi perché l’alloggio doveva essere condiviso con altre sei persone».
Il problema della casa è la punta dell’iceberg. La regola è essere pagati poco, fuori contratto e per lavorare senza sosta. «Non è più lavoro nero, lo chiamiamo “grigio” – dice Milazzo –. Si stanno affermando sistemi di forfettizzazione, contratti pirata, con paghe orarie al ribasso rispetto agli accordi nazionali». A firmare sono perlopiù giovani tra i 18 e i 24 anni, con poca esperienza dei loro diritti. «Spesso lo stipendio si scopre il giorno della presa di servizio: l’anno scorso in Ogliastra le persone si sono dimesse in massa da un albergo dopo aver letto il contratto».
A essere in rivolta sono tutti gli operatori delle spiagge. A Rimini il 9 agosto i bagnini di salvataggio hanno scioperato per chiedere maggiori tutele, più sicurezza nei monitoraggi e dignità professionale. Non va meglio a chi si occupa della manutenzione degli stabilimenti. «Da maggio a oggi ho avuto un solo giorno di riposo» spiega Paolo (il nome è di fantasia), che da tre anni ogni estate fa l’aiuto bagnino in uno stabilimento di Riccione. «Nel resto dell’anno faccio altri lavori, dal personal trainer al commerciante, ma questo è il più usurante in assoluto e non so quanto resisto». Ha 65 anni e 3 figli e mentre parla sta per cominciare il turno delle 18. «Adesso è alta stagione e non posso chiedere una pausa ma ho deciso, a settembre, a pochi giorni dalla scadenza del contratto la prenderò». Lui è riuscito a negoziare un salario da dieci euro l’ora «perché ho la mia età – spiega – ma chi è più giovane non sempre ha le forze per trattare». Da Nord a Sud i sindacati parlano di turni di lavoro che superano regolarmente le 10 ore al giorno e arrivano anche a 14 ore. «L’Ispettorato del lavoro certifica quello che diciamo da tempo – spiega Francesco Guitto, della Filcams Cgil di Rimini –, il 70% delle imprese nel turismo è irregolare».
E i numeri confermano anche le altre difficoltà. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti dell’Inps (aggiornati al 2023), se in Italia un impiegato guadagna in media 23.600 euro all’anno, chi opera nel turismo riceve 11 mila euro. Una disparità che nasce dalla combinazione di retribuzioni giornaliere insufficienti e stagionalità estrema.
Le elaborazioni dell’Unione nazionale dei consumatori parlano di rincari che nelle spiagge a luglio hanno aumentato i prezzi del 16% su base mensile. Per Altroconsumo, nei lidi i lettini costano fino a 500 euro a settimana e sei giorni in albergo costano in media mille euro. Oltre a far registrare un netto calo delle presenze in spiaggia, questo aumento ha reso una vacanza al mare un lusso sulle spalle dei lavoratori. «A fronte di una retribuzione media di 96 euro lordi al giorno per un dipendente – spiega la Cgil – il comparto turistico si ferma a poco più di 60 euro al giorno». «I lavoratori stagionali sono i più fragili – dice Fabrizio Russo, segretario generale della Filcams – bisogna ripristinare un equilibrio». —