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 2025  agosto 08 Venerdì calendario

Almasri: tutte le mail che sbugiardano Nordio

Nella richiesta di autorizzazione a procedere sul caso Almasri ci sono le carte che smentiscono la versione al Parlamento del Guardasigilli Carlo Nordio. I giudici del Tribunale dei ministri hanno chiesto l’autorizzazione a procedere per lui, per Matteo Piantedosi e per il sottosegretario Alfredo Mantovano. Era il 5 febbraio scorso quando, in un’informativa in aula, Nordio dice: “II mandato di arresto (di Almasri, ndr) veniva eseguito dalla Digos di Torino domenica 19 gennaio 2025 alle ore 9.30. Una notizia informale dell’arresto veniva trasmessa via e-mail da un funzionario dell’Interpol a un dirigente del dipartimento degli affari di giustizia del nostro ministero alle ore 12.37, sempre della domenica 19 gennaio 2025. Si trattava di una comunicazione assolutamente informale trasmessa via e-mail, di poche righe, priva di dati identificativi e sprovvista del provvedimento sul quale avremmo dovuto alla fine riflettere”. Nordio poi aggiunge: “II 20 gennaio alle ore 12.40, il procuratore generale di Roma trasmetteva il complesso carteggio, comprendente la richiesta di arresto, a questo ministero”. Dunque per Nordio le carte arrivano al ministero il 20 gennaio, tutto ciò che è stato trasmesso il 19 è solo “comunicazione informale”.

Le mail scambiate da diversi soggetti del Dag, il Dipartimento degli Affari della Giustizia di via Arenula, però per i giudici testimoniano altro. Così come pure le versioni di alcuni funzionari sentiti come persone informate sui fatti. Ecco come i giudici ricostruiscono lo scambio di informazioni su Almasri del 19 gennaio 2025 con gli uffici del Dag, il Dipartimento degli Affari della Giustizia.
Ore 8.30/9. Emanuela Guerra, direttrice generale Affari Internazionali del Dag, viene contattata da Alessandro Sutera Sardo, magistrato di collegamento all’Aja, che le comunica l’arresto di un libico su mandato della Cpi. Guerra chiama Adamo Marcis, funzionario dell’Interpol applicato all’ufficio I della Direzione generale degli affari internazionali del ministero della Giustizia, e gli chiede le carte dell’Interpol. Guerra ritiene che vi sia un “errore procedurale” nella modalità dell’arresto.
Ore 12.37. Adamo Marcis invia “a Andrea Ragozzino – funzionario in servizio presso il medesimo Ufficio I, incaricato di seguire le estradizioni – una e-mail, (…) e ne aveva informato Guerra”. A questa mail allega “il mandato di arresto emesso dalla Camera Preliminare; l’ordine rivolto alla Cancelleria della Corte, le fotografie del ricercato, di documenti suoi e di altri soggetti; lettera all’Ambasciata italiana e nota del Direttore Ianni. I primi due provvedimenti erano in lingua inglese e araba, la lettera in lingua inglese”.
Ore 13.00. Guerra parla con Luigi Birritteri, allora capo del Dag, della documentazione ricevuta. “Quindi, – ricostruiscono i giudici – aveva mandato un messaggio WhatsApp al Capo di Gabinetto Bartolozzi per avvisarla della situazione urgente da gestire e la seconda aveva risposto di essere stata già informata dal Maeci”.
Ore 13.50.
Guerra scrive una e-mail a Birritteri dove allega quanto ricevuto da Adamo Marcis, come ad esempio il “Warrant of arrest for Almasri”. Non solo, nella stessa mail Guerra fa riferimento anche a “una richiesta di cooperazione (…) indirizzata dalla Corte all’ambasciata italiana a l’Aja”, del giorno prima, del 18 gennaio. Ecco cosa scrive Guerra a Birritteri. “Luigi ho ricevuto da Adamo Marcis questi documenti. Come vedi c’è una richiesta di cooperazione del 18 gennaio indirizzata dalla Corte alla Ambasciata italiana a L’Aja. (nota verbale). Sono molto perplessa perché gli artt. 87, 89 dello Statuto (…) prevedono espressamente che la Corte parla direttamente con lo Stato membro per chiedere cooperazione, non parla con la polizia (…)”. Guerra riporta poi la legge 237 del 2011 e conclude: “L’ambasciatore ha bloccato tutto. Non abbiamo ricevuto nulla.”
Ore 14.36. Birritteri risponde alla precedente mail di Guerra. Ma aggiunge in copia conoscenza la sua vice Margherita Cardona e la capo di Gabinetto di Nordio Giusi Bartolozzi. “Cara Emanuela, – scrive l’ex capo Dag – facendo seguito al colloquio per le vie brevi inerente il caso dell’arresto” di Almasri “concordo su una prima valutazione (fatti salvi i dovuti approfondimenti) inerente l’irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente. Domani faremo le nostre valutazioni sulla base della documentazione che ci verrà eventualmente trasmessa. Insieme a Margherita legge in copia il capo di gabinetto sia per doverosa informazione sia perché eventuali necessità di adozione di provvedimenti urgenti nella specifica materia ci vedono privi di delega (…). Potrebbe, dunque, emergere la necessità di atti urgenti a firma dell’On. ministro. La questione manifesta una possibile valenza politica di non trascurabile entità trattandosi di questione inerente lo scenario nord Africano ed anche sotto questo aspetto là si segnala all’attenzione del capo Gab”.
Ore 15.29. Bartolozzi risponde a questa e-mail di Birritteri: “Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela anche nel passaggio delle info. Meglio chat su Signal. Niente per e-mail o protocollo, solo per posta riservata anche interna. Grazie”.
Quando la capo di Gabinetto dice che è già stata informata si riferisce a una video-riunione su Zoom che c’era stata “verso le 13.30” di domenica 19 con il sottosegretario Mantovano e con il capo dell’Aise (i servizi segreti per l’estero) Giovanni Caravelli e altri, durante la quale quest’ultimo aveva informato che l’arresto di Almasri “avrebbe potuto incidere sulla sicurezza della comunità italiana in Libia”. Una riunione definita “riservatissima”, tanto che Bartolozzi informa solo Nordio e non ne fa menzione con gli uffici del Dag.
Ore 16.08. A quest’ora, sempre di domenica 19 gennaio, Emanuela Guerra – ricostruiscono i giudici – riceve via mail da Sutera Sardo “il messaggio e gli allegati, che erano stati nel frattempo trasmessi via piattaforma Prisma a Min. Giustizia Ufficio Consigliere Diplomatico”. A quel punto Guerra richiama Bartolozzi e le dice che “Alessandro Sutera aveva mandato tutta la documentazione”. Secondo i giudici, Bartolozzi risponde “quasi rimproverandola”: “‘Basta, basta, basta! Non comunicate più! Segnati su Signal’, raccomandandole di dire anche ad Alessandro: ‘Non faccia altro e si fermi così’”.
La difesa di Nordio ha ribadito la tesi che quelle ricevute il 19 erano solo comunicazioni informali anche nella memoria difensiva degli indagati depositata il 25 febbraio 2025 al Tribunale dei ministri. “II primo dato oggettivo che emerge (…) – riporta la memoria – è che Nordio ha ricevuto notizia della richiesta di cooperazione soltanto dopo l’esecuzione dell’arresto. E invero, una prima comunicazione informale dell’arresto (priva dei documenti giustificativi previsti dall’art. 87, comma 2, dello Statuto della Corte), veniva trasmessa via e-mail alle ore 12.37 da un funzionario dell’Interpol a un Dirigente del Dag domenica 19 gennaio. In pari data, alle ore 15.57, perveniva dall’Ambasciata, tramite piattaforma Prisma – su postazione ‘dedicata’ e dunque non consultabile dall’esterno – in uso al solo ufficio del Consigliere diplomatico, ‘la richiesta di cooperazione relativa all’arresto di Almasri’. (…) Tale piattaforma non è consultabile dal Ministro della Giustizia o dal Gabinetto del Ministro. Il 20 gennaio 2025, alle ore 12.40, il Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma trasmetteva il carteggio al Ministero della Giustizia”.
Non deve aver convinto i giudici del Tribunale dei ministri che alla fine hanno chiesto l’autorizzazione a procedere.