il Fatto Quotidiano, 1 agosto 2025
Inchiesta sull’urbanistica, il gip conferma i pm: 6 arresti. “Così si sono spartiti Milano”
Milano veniva “spartita” da quella “concentrazione di potere” che era diventata la Commissione per il paesaggio del Comune che – guidata fino a qualche mese fa dall’architetto Giuseppe Marinoni – “veicolava” pezzi del “territorio edificabile” a una “cerchia ristretta di professionisti e speculatori” con la collaborazione o la connivenza di un “segmento della classe politica”. Ha la durezza del cemento l’ordinanza del gip Milano, Mattia Fiorentini, che accogliendo la richiesta dei pm, ha firmato l’arresto per i 6 indagati protagonisti di “un’incontrollata espansione edilizia”, alimentata da pressioni e tangenti sotto forma di incarichi privati. In carcere è finito Andrea Bezziccheri, il patron di Bluestone, già a processo per il caso delle Park Towers.
Disposti i domiciliari per l’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per l’immobiliarista Manfredi Catella, per Marinoni, già presidente della Commissione per il Paesaggio, per Alessandro Scandurra, architetto e componente della stessa Commissione, e Federico Pella, ex manager della società di ingegneria J+S. Ieri i sei hanno ricevuto la notifica dei finanzieri, un atto che restituisce il mosaico di “un sistema tentacolare e sedimentato, nel quale una parte della classe politica, dei dirigenti comunali, dell’imprenditoria e delle libere professioni – in una commistione inestricabile di conflitto di interessi, mercimonio della funzione pubblica, paraventi istituzionali e propaganda (in termini di rigenerazioni urbane e progetti faraonici) – prospera piegando a proprio uso le regole esistenti, interpretandole capziosamente, ove possibile, o aggirandole in maniera occulta (persino cercando di far approvare dal Parlamento uno scudo di impunità)”. Per il gip “professionisti e imprenditori che dettano le regole (addirittura contribuendo a legiferare) pur di mantenere i privilegi acquisiti – da un lato – e pubblici ufficiali che perseguono i propri interessi privati, subappaltano agli speculatori la pianificazione del territorio, si comportano da uomini d’azienda e svendono le rispettive prerogative ai migliori offerenti – d’altro lato – rivelano l’esistenza di un fronte comune, che travalica i ruoli dei suoi militanti”. Una falange compatta anche nel tentativo di cambiare le regole e di arginare la frana in corso da mesi del sistema Milano che ha guardato sempre più in alto, specchiandosi nei vetri e nei boschi di quei grattacieli.
Il gip dà conto di tutto ciò: “Come emerso in più frangenti, non da ultimo il tentativo di ottenere la promulgazione di una legge dello Stato (meglio conosciuto come decreto ‘Salva Milano’) che legittimasse, attraverso interpretazioni autentiche ex post, le ortopedie linguistiche e tecniche poste alla base di titoli edilizi rivelatisi illegittimi, nonché gli inammissibili discostamenti da norme morfologiche cogenti”. Tutti loro “erano a conoscenza del fatto che le regole edificatorie venivano abitualmente piegate per soddisfare gli interessi degli investitori”. Che hanno costruito dal centro alle periferie, indistintamente. Una presa di possesso conseguenza del “sistema corruttivo imperniato sulla commissione per il paesaggio” che allo stesso tempo “disvela come esso coinvolga direttamente un segmento della classe politica, in parte concorrente nei singoli reati, in parte colposamente connivente (laddove ha consapevolmente lasciato, per decenni, che la commissione concentrasse su di sé un potere enorme…”. Un riferimento obliquo al sindaco Beppe Sala, per cui comunque il giudice non ha riconosciuto la contestazione di induzione indebita per quell’interessamento sul progetto Pirellino dopo un messaggio dell’architetto Stefano Boeri che aveva visto bocciare due volte le due torri P39 e Botanica.
Infine “altamente evocative del livello di corruzione, connivenza e clientelismo che regnava nella commissione per il paesaggio” sono le dimissioni di massa dei componenti “così come la circostanza per cui la Giunta comunale abbia, proprio nel mese di giugno, deliberato nuove regole per ostacolare (quantomeno sulla carta) la creazione di conflitti di interessi in capo ai commissari”.