Avvenire, 6 agosto 2025
Milano regina dei consumi italiani. Spende il doppio di Foggia
Milano regina dei consumi italiani che si concentrano, per oltre la metà, nelle Regioni del Centro- Nord. Il Mezzogiorno fatica ancora ma la spesa cresce più rapidamente: +15,7%, tra il 2019 e il 2023, contro il 13,7% della media nazionale. Un dato, comunque, riassume il divario ancora persistente: nel capoluogo lombardo si spendono 30.993 euro a testa all’anno, più del doppio di Foggia che chiude la classifica con 13.697 euro. I dati, riferiti al 2023, emergono da un’analisi del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne- Unioncamere che fornisce, per la prima volta, una stima in Italia dei consumi delle famiglie a livello provinciale.
Sul podio dei consumi pro-capite Milano precede Bolzano (29.146 euro), mentre al terzo posto si trova la provincia di Monza e della Brianza (26.714 euro). Sul fronte opposto prima di Foggia, al penultimo posto, si colloca Caserta (13.890 euro) e al terz’ultimo Agrigento (14.020 euro). Scorrendo la classifica bisogna arrivare alla 23esima posizione per trovare la prima provincia del Sud, ovvero Cagliari, con 22.225 euro a fronte di una media meridionale di 16.244 euro (inferiore del 20,8% a quella nazionale pari a 20.510 euro).
Oltre la metà dei consumi totali si concentra in cinque Regioni: Lombardia (20%), Lazio (10,2%), Veneto (8,9%), Emilia- Romagna (8,6%), Piemonte (7,6%). Le ultime posizioni invece sono tutte occupate da Regioni meridionali: Campania (15.467 euro) e Calabria (15.436 euro) chiudono la graduatoria con un livello di consumo pro capite inferiore di circa il 25% al dato medio nazionale. Ma se Milano è la capitale dei consumi delle famiglie, concentrando anche l’8,3% della spesa complessiva degli italiani nel 2023, Roma svetta al primo posto per l’acquisto di beni alimentari con il 7,8% dei consumi del settore. Considerando solo i generi alimentari la geografia si ribalta. Il Sud è in vetta alla graduatoria nazionale con il 33,2% del valore del carrello della spesa. «Questi dati possono rappresentare un indicatore di doppia vulnerabilità per l’economia del Mezzogiorno, dove il reddito disponibile delle famiglie è inferiore di circa il 25% rispetto a quello della media nazionale e il peso dei consumi alimentari appare più consistente», avverte però Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. «In ben 26 province meridionali su 38 l’incidenza dei consumi alimentari supera il 21% di quelli totali, mentre questa situazione non si verifica in nessuna delle province del resto dell’Italia», sottolinea.