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 2025  luglio 30 Mercoledì calendario

L’ultima spiaggia dei moscoviti è la vacanza in Corea del Nord

I turisti russi fanno sempre più fatica a programmare le loro vacanze in Europa, anche se la loro presenza in alcuni Paesi rimane copiosa, ma possono sempre ripiegare sulla Corea del Nord. Questa settimana sono partiti i primi voli commerciali fra Mosca e Pyongyang, dopo che, nel 2023, era stata riaperta la tratta fra Vladivostok e la capitale nordcoreana. L’evento ha avuto grande risonanza sui rispettivi media nazionali. I 400 “fortunati” che sono decollati dall’aeroporto Sheremetyevo sono i primi turisti stranieri che passeranno le loro vacanze a Wonsan Kalma, il resort extralusso voluto fortemente al dittatore Kim Jong-Un, che lo ha definito «una destinazione turistica e culturale di livello mondiale». Verrebbe da chiedersi quanti suoi connazionali se lo possano permettere, visto che il reddito pro capite medio annuale è fra i 700 e i 1.000 dollari, e soprattutto chi ci possa arrivare da fuori, se si considera che la Corea del Nord è un Paese praticamente chiuso al mondo e considerato una minaccia per la sicurezza nazionale di molti Stati. Ma Kim Jong-Un è convintissimo del suo progetto e molto legato a questo luogo, dove ha trascorso la sua giovinezza e che si affaccia sul mare del Giappone. Nelle sue intenzioni, il resort dovrebbe essere destinato all’élite del Paese e al turismo con alta capacità di spesa proveniente dalle nazioni amiche, che sono ben poche. La sua costruzione è iniziata nel 2018, dopo che una delegazione si era recata, per ordine del presidente, nella località spagnola di Benidorm, per “prendere appunti”. Alla fine del 2018 i lavori erano già arrivati all’80% di avanzamento, quando si sono improvvisamente fermati.
Sono ripresi, a tempo di record, dopo l’incontro avvenuto fra Kim e Putin nel giugno del 2024, quando il numero uno del Cremlino ha acconsentito all’invio di turisti russi.
Oggi, dalle poche fonti sudcoreane a disposizione, si sa che il resort si estende su 4 chilometri di costa, dove sono sorti 43 hotel e molti edifici. C’è poi un lago artificiale nell’entroterra su cui affacciano case vacanza e un camping. Il resort è dotato di diverse strutture accessorie, in grado di garantire il massimo confort e una vacanza dove davvero non manchi nulla.
L’acquapark per i più piccoli, teatro, centri benessere e un cinema per gli adulti, anche se viene da chiedersi quali saranno le pellicole disponibili, vista la censura opprimente.
L’obiettivo della struttura è aprire, seppur limitatamente, la Corea del Nord al turismo, anche per aiutare l’economia nazionale che non è esattamente florida. Il governo spera di attrarre un milione di turisti, fra russi e cinesi. Con la Russia, però, ora cascano male. Chi se lo può permettere va in Paesi a latitudini diverse, nel senso geografico e figurato del termine. Per il resto, una settimana nel “paradiso coreano” costa 1.800 dollari, meno dello stesso periodo in Grecia o Turchia ma comunque troppo per le tasche di una famiglia russa in tempo di guerra.
Per il momento, l’unica certezza è che centinaia di nordcoreani sono stati costretti a lasciare le abitazioni dove vivevano. Le case che sorgevano lungo la strada che porta al resort sono state abbattute. Troppo basse e troppo modeste rispetto alla grandiosità del progetto.
Secondo le Nazioni Unite, poi, il resort sarebbe stato costruito a tempo di record anche grazie a un sistema di lavoro forzato, che vedeva l’impiego di lavoratori costretti a orari estenuanti, compensi bassi e scarse razioni di cibo. Alcuni hanno accettato, sperando di ricevere in cambio dal regime privilegi che però non sono mai arrivati. I morti nel cantiere sarebbero decine, ma a causa della censura di Pyongyang della loro sorte non si saprà mai nulla. Wonsan Kalma è la vetrina personale di Kim Jong-Un, che adesso deve trovare il modo di riempirla.