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 2025  luglio 30 Mercoledì calendario

Troppi annegamenti tra i bambini Stretta sulla sicurezza nelle piscine

Sono passati quasi due anni da quel settembre 2023, nel quale il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha convocato il primo vertice sugli incidenti in piscina. L’obiettivo? Creare una legge che definisse standard di sicurezza per evitare il ripetersi di tragici incidenti. Il percorso per portare alla luce un testo condiviso è stato tutt’altro che facile, tra il nodo delle risorse e le ricadute per il settore turistico, che un anno fa hanno portato il ministero di Daniela Santanchè a formulare una formale opposizione. Ancora una settimana fa, in un ordine del giorno presentato da Forza Italia al decreto Sport, si chiedeva di «proseguire nell’iniziativa avviata dal Ministero della protezione civile», prevedendo, però, «misure incentivanti per l’adeguamento tecnico degli impianti natatori esistenti». Oggi la legge quadro arriva finalmente in Cdm, in parte ritoccata rispetto alle precedenti bozze ma, come confermano i più vicini al dossier, «con l’accordo di tutti».
STANDARD E REQUISTI
La legge quadro classifica le varie tipologie di piscine in base alla destinazione d’uso – pubblica e privata, includendo le strutture ricettive e le strutture domestiche. Per tutte vengono individuati requisti di sicurezza, impiantistici, igienico-sanitari e gestionali. Anche per le piscine domestiche, ad esempio, scatterà la prescrizione dell’utilizzo di appositi dispositivi di sicurezza al fine di evitare ingressi involontari in acqua. Una stretta che risponde ai dati forniti dall’’Istituto superiore di Sanità e dell’Istat: ogni anno in Italia muoiono per annegamento in media 328 persone, di cui il 12% sono minori. Non va meglio se sposta lo sguardo sulle piscine: in quelle pubbliche e private, ogni anno, muoiono tra le 30 e le 40 persone.
Forse anche per questo uno dei capitoli più corposi riguarda proprio le sanzioni. A partire da quella per mancata comunicazione – allo sportello unico delle attività produttive del comune o dell’azienda territorialmente competente – di apertura di una piscina. In questo caso scatterà una sanzione amministrativa da 500 a 3000 euro. Mentre, in caso di mancata assicurazione sull’assistenza e la vigilanza sui bagnanti si oscilla tra i 1000 e i 6000 euro. Occhi puntanti anche sul rispetto dei requisiti igenici stabiliti dalle Asl e a quelli ambientali, con somme che si aggirano tra i 500 ai 2900 euro. Dalla stretta non si salvano nemmeno le piscine domestiche che, nel caso in cui omettano di dotare la piscina dispositivi di protezione, potranno andare incontro al pagamento di una multa tra i 1000 e i 6000 euro. Tra i ritocchi che rientrano nell’ultima bozza del testo, presa in visione dal Messaggero, viene scritto a chiare lettere che le disposizioni si applicheranno alle piscine realizzate successivamente all’entrata in vigore della legge. Un ritocco che, in un certo senso accoglie le istanze avanzate da molti settori, quello turistico, in primis, alla luce della precedente versione che dava tre anni ai gestori delle piscine per provvedere a rendere gli impianti di apparecchiature automatiche per la regolazione dei requisiti igienico-ambientali conformi alle nuove regole.