La Stampa, 30 luglio 2025
Epstein parla Maxwell
Ghislaine Maxwell detta le sue condizioni alla Commissione Vigilanza della Camera Usa per una sua deposizione. La ex fidanzata di Jeffrey Epstein, che sconta 20 anni di reclusione per traffico di minori, ha risposto così al mandato di comparizione emesso dalla House per l’11 agosto. «La nostra reazione iniziale era che Ms. Maxwell avrebbe invocato il Quinto Emendamento (il diritto di non rispondere, ndr) e declinato di testimoniare», ha detto il suo avvocato David Oscar Markus in una lettera invitata al deputato repubblicano James Comer. Poi però c’è stato un ripensamento e Maxwell ha deciso di cercare una strada per cooperare facendo una controproposta per essere ascoltata dal Congresso.
La prima è la totale immunità; quindi, ha chiesto di avere in anticipo le domande. Maxwell ha detto che l’audizione non deve avvenire nel carcere di Tallahassee in Florida dove sta scontando la pena. Infine l’incontro con i deputati dovrà tenersi dopo che la Corte suprema avrà deciso sull’annullamento della sua condanna. Se nel frattempo dovesse ottenere la clemenza dal presidente Trump, Ghislaine Maxwell sarà pronta a parlarle pubblicamente in aula al Congresso a Washington, ha precisato poi il suo avvocato.
Sono condizioni molto nette che difficilmente incontreranno il favore della Commissione. I deputati non hanno alcuna intenzione di garantire l’immunità a Maxwell ed è un elemento che Comer aveva già fatto emergere quando ha emesso il mandato. Il presidente della Commissione di vigilanza ha richiesto la testimonianza della donna in seguito alla decisione dell’Amministrazione Trump di non divulgare i documenti sul caso Epstein. Intanto un sondaggio promosso dal Washington Post ha rivelato che una fetta consistente di americani presta molta/o buona (in totale 64%) attenzione alla vicenda Epstein. La maggior parte disapprova il modo in cui Trump ha gestito la situazione.
Il caso Epstein continua a tenere il presidente Trump e la sua Amministrazione nella morsa delle critiche. Trump nel suo soggiorno in Scozia è stato meno reticente nel parlarne e ieri tornando a Washington, in uno scambio di battute con i giornalisti sull’Air Force One, ha rivelato il motivo per cui cacciò Jeffrey Epstein dal club di Mar-a-Lago: «Mi ha portato via delle donne che io avevo assunto, tra queste anche Virginia Giuffrè». Sono allora queste le cose fatte da Epstein che lunedì Trump aveva definito «inappropriate».
E ieri la Cbs ha rivelato un dettaglio che mette ulteriormente in discussione la trasparenza nella gestione del caso Epstein da parte del Dipartimento di Giustizia guidato da Pam Bondi. Al centro delle attenzioni è il cosiddetto “minuto mancante” del video delle telecamere a circuito chiuso del Metropolitan Correctional Center di New York dove Epstein morì nell’agosto del 2019. Il video mostra parte dell’area vicino alla cella dove era detenuto il finanziere. Il 7 luglio il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi hanno diffuso circa 10 ore di filmato, in pratica dalle 22,40 del 9 agosto sino a dopo le 6,30 quando il corpo senza vita di Epstein venne trovato. Video che per Fbi e Dipartimento di Giustizia confermerebbe la tesi del suicidio di Epstein. Nel filmato però il contaminuti impresso sul video fa un balzo di 60 secondi poco prima che scatti la mezzanotte. Secondo la Cbs invece quel minuto in realtà non è mancante. Poiché in altre copie, ha rivelato una fonte governativa, in possesso di Fbi, Bureau of Prisons e Dipartimento di Giustizia non c’è alcun taglio e il tempo scorre lineare. Pam Bondi ha attribuito il minuto mancante a un «reset notturno del sistema video» che causava la perdita parziale della registrazione notturna. Bondi aveva dichiarato però che il video sarebbe stato diffuso senza cambiamenti e alterazioni. In realtà, secondo un esperto forense che ha analizzato i metadati, il video sarebbe stato “toccato” il 23 maggio. Altra carne al fuoco che alimenta il mistero sul comportamento del Dipartimento di Giustizia.