Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  luglio 29 Martedì calendario

Caso Gelli, le carte segrete degli archivi dell’Fbi

Sono solo 80 pagine, ma per la prima volta aprono uno squarcio sulla documentazione in mano all’Fbi sul più famigerato burattinaio del potere occulto in Italia: Licio Gelli. La sua loggia massonica segreta, la P2, in combutta con terroristi fascisti e servizi segreti, è stata al centro di trame, stragi e depistaggi.
Abbiamo ottenuto queste 80 pagine di documenti del Federal Bureau of Investigation (Fbi) con il Freedom of Information Act (Foia), negli Stati Uniti. Vanno dal 1981 al 1994, alcuni di questi materiali erano segreti e sono stati desecretati in seguito alla nostra richiesta, perché nonostante risalgano a oltre quarant’anni fa, erano esclusi dal procedimento di desecretazione automatica prevista dal governo americano per molti documenti più vecchi di 25 anni.
Il fascicolo su Licio Gelli, che ci ha rilasciato l’Fbi, è censurato in modo pesantissimo, ma permette di rivelare che il 23 gennaio 1982, quando ormai lo scandalo P2 era esploso, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 era attiva da un mese, e l’Italia stava per dotarsi della legge contro le associazioni segrete, che sanciva lo scioglimento della P2 – la legge 17 del 25 gennaio 1982 – Licio Gelli telefonò al Dipartimento di Stato americano e chiese di parlare con il segretario di Stato, ovvero l’uomo che ha in mano la politica estera degli Stati Uniti. In quegli anni, l’America era guidata dal presidente repubblicano Ronald Reagan e il segretario di Stato non era un uomo qualsiasi: era Alexander Haig, che aveva avuto un ruolo di primo piano nel rovesciare il governo di Salvador Allende in Cile e portare alla dittatura di Augusto Pinochet, amico di Gelli. Ex comandante supremo alleato della Nato in Europa, Haig aveva idee molto chiare sul fatto che in Italia il Partito comunista non doveva governare e aveva conosciuto le arti oscure della politica sotto la presidenza Nixon e lo scandalo Watergate.
LEGGI – Il capo della P2 e lo “sviluppo oltre frontiera”
Quando in quel gennaio 1982 il capo della P2 cercò di parlare con Haig, Gelli era ormai un paria. Solo dieci mesi prima, il 17 marzo 1981, era deflagrato lo scandalo: i magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo avevano scoperto e sequestrato la lista degli affiliati alla loggia massonica P2, che conteneva i nomi di 962 personalità della politica, della finanza, dei servizi segreti, delle forze militari e del giornalismo. Dicendo di trovarsi all’hotel Pierre, Licio Gelli chiese di parlare con il segretario di Stato, ma “il rappresentante del Dipartimento si è rifiutato di parlargli e la chiamata è stata terminata”, recita il documento che ci ha rilasciato l’Fbi.
Il direttore chiese ai suoi uomini di New York “di condurre un’indagine discreta all’hotel Pierre per verificare dove si trovasse il soggetto”. Ma dieci giorni dopo, New York rispose al direttore che Gelli “non alloggiava all’hotel Pierre il 23 gennaio 1982 o intorno a quella data”. La telefonata al Dipartimento di Stato non è l’unico contatto telefonico che lega il capo della P2 a istituzioni americane: nel 1989, qualcuno chiese all’Fbi di verificare a chi fosse intestato un certo numero telefonico negli Stati Uniti. Il nome di chi lo chiese è omissato e nel documento segreto l’Fbi chiese di proteggerne l’identità. Dalle verifiche fatte, risultò che il telefono era intestato al Comitato nazionale del Partito Repubblicano americano e non era più in funzione dal 1983.
Da quello che emerge dai documenti, l’Fbi non dette grandi contributi investigativi nelle indagini su Licio Gelli. Tra l’ottobre e il novembre del 1981, il Bureau cercò informazioni sul capo della P2 nei suoi schedari della divisione di New York ed esaminò tre logge massoniche americane: la Grand Lodge di New York, il California Masonic Memorial Temple e la Grand Lodge F.A.A.M. di Washington D.C., senza però ricavare informazioni nuove. Né le ricerche condotte nel 1982 su un presunto centro di potere di Gelli a Denver, “che può essere collegato al traffico di droga e denaro” dettero alcun esito. E nel 1984, quando ormai lui era latitante, l’Fbi scriveva di “non essere capace di dare seguito alle tracce per localizzare Licio Gelli alla Grand Bahamas”.
Documenti come quello che contiene un numero telefonico che, dalle verifiche del Bureau, risultava intestato alla United Intelligence Inc. di New York – un’azienda privata di spionaggio? – sono così censurati che è difficile capire a cosa abbiano portato le indagini.
Ma il documento che più colpisce è quello del maggio 1990, sull’assassinio del carismatico leader socialdemocratico svedese, Olof Palme, nel 1986, un caso irrisolto e che continua a inquietare per le sue implicazioni politiche. Palme sosteneva la giustizia sociale, la posizione neutrale della Svezia, sia rispetto alla Nato sia al Patto di Varsavia, e criticava la guerra degli Stati Uniti in Vietnam.
Oggi la Svezia ha cambiato completamente strada, tanto che nel 2024 ha aderito alla Nato. Stando al documento dell’Fbi, nel 1990 l’ufficio di Roma chiese al direttore del Bureau di sapere se fosse vero che tre giorni prima dell’assassinio di Palme, Licio Gelli avesse mandato un telegramma a un sostenitore dell’amministrazione Reagan, che recitava: “Tell your friend that the Swedish tree will fall”, ovvero “Di’ al tuo amico che l’albero svedese cadrà” e chiese di fornire una valutazione di questa vicenda.
Nel documento c’è una nota in corsivo del quartier generale dell’Fbi: “Los Angeles deve fornire una risposta a queste domande in un formato che vada bene per la divulgazione alle autorità italiane”.
Dunque le autorità italiane ricevettero informazioni dall’Fbi su Licio Gelli e l’assassinio di Olof Palme? Nelle 80 pagine che ci sono state rilasciate, non c’è traccia della risposta dell’Fbi a quelle domande. Dove è finita? Difficile credere che l’Fbi di Los Angeles non abbia risposto alle richieste del quartier generale del Bureau.
Le 80 pagine sono piene di punti oscuri.
È per fare luce in questa oscurità che faremo appello contro l’Fbi.