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 2025  luglio 29 Martedì calendario

Alice Cooper: «Non sono morto a 27 anni come Hendrix e Morrison, perché dopo il loro addio mi drogavo e bevevo. Ma fino a un certo punto»

Si definisce «il cattivo del rock», ma è anche il più romantico del rock: Alice Cooper ha riunito la sua band originaria, dopo 50 anni, per il nuovo disco «The Revenge of Alice Cooper», uscito il 25 luglio. E l’anno prossimo festeggia 50 anni di matrimonio con la moglie Sheryl, «la donna perfetta».
Partiamo dalla band: una reunion dopo mezzo secolo?
«Quando ci siamo sciolti, nel 1974, non c’era sangue amaro. Gran parte delle band si lascia perché si odia, invece noi siamo rimasti amici, collaborando qua e là, quindi 50 anni dopo li ho chiamati e ho detto “perché non facciamo un disco?”. È stato davvero divertente lavorare con i ragazzi e di sicuro lo faremo ancora».
Allora come mai vi eravate sciolti?
«Avevamo iniziato ai tempi delle superiori, in Arizona, con il grande sogno di andare a Los Angeles e diventare famosi. Ogni band pensa queste cose. Siamo andati a LA e ci siamo resi conto che eravamo un pesce piccolissimo in un oceano gigante. A nessuno interessava quel che facevamo perché eravamo molto teatrali, diversi da tutti gli altri. L’unico che ci ha dato corda è stato Frank Zappa, ma comunque i primi due dischi non sono andati bene. Poi sono arrivati i dischi di platino, però ci siamo trovati a un punto in cui eravamo esausti. Ci sentivamo fratelli, ma artisticamente non ce la facevamo più».
Che cosa non piaceva di voi agli inizi?
«Eravamo shock rock: le persone ci vedevano sul palco e se ne andavano terrorizzate perché non c’era mai stato niente di simile. I ragazzi ci adoravano, ma i genitori ci odiavano. Eravamo i cattivi del rock, ma pur sempre un gruppo hard rock e dunque volevamo competere con i Led Zeppelin o i Rolling Stones e l’abbiamo fatto: siamo stati la prima band teatrale ad avere delle hit».
Fra i serpenti (veri) al collo, le ghigliottine e tutto l’universo horror dei suoi show, ha mai pensato di esagerare?
«No, i pericoli veri erano l’alcol e le droghe, non ciò che accadeva sul palco: in quel periodo ogni band nel rock’n’roll era strafatta. Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin sono tutti morti a 27 anni: noi eravamo dei loro fratellini più piccoli e in qualche modo, vedendoli, abbiamo imparato a non morire, prima di smettere totalmente. Potevi divertirti, bere, drogarti, ma non fino al punto di ammazzarti».
Tutte queste reunion stile Oasis indicano che non c’è niente di nuovo nel rock?
«Quel che stiamo vedendo è che i gruppi che durano sono quelli hard rock: gli Stones, i Guns N’ Roses, gli Aerosmith, Alice Cooper… È questo il vero rock che non morirà».
Ma ci sono gruppi che raccoglieranno il testimone?
«Sì sì, penso che i Green Day, i Foo Fighters o band così non se ne andranno. Mi sono piaciuti molto anche i Måneskin, li ho incontrati al gala di Clive Davis prima dei Grammy 2023 e hanno fatto uno show eccellente: ciò vuol dire che ci sono nuove band che continueranno a portare avanti la tradizione. Non credo assolutamente che il rock sia morto».
Lei non sembra avere alcuna intenzione di dire addio al palco.
«Per gente come me è per la vita: si va avanti a fare tour e album finché non riusciremo più a farlo. E io, a 77 anni, mi sento come se ne avessi 30».
Ha un segreto per stare così bene?
«Penso che lo stress uccida più di ogni altra cosa, ma io e mia moglie l’anno prossimo celebreremo 50 anni di matrimonio, i nostri figli e nipoti stanno bene, economicamente non abbiamo problemi. Avrei potuto andare in pensione 30 anni fa, ma amo ciò che faccio».
Come si fa a fare durare un matrimonio per mezzo secolo?
«Beh io ho trovato la donna perfetta. L’ho conosciuta quando aveva 18 anni, era una ballerina del mio show. Improvvisamente l’ho notata e non c’è mai stato alcun dubbio: era la persona per me. E lei ha sentito la stessa cosa. Non litighiamo mai e teniamo vivo l’amore. Ci sono tanti uomini che non hanno voglia di stare con le loro mogli, preferiscono scapparsene in giro con gli amici, ma io passo molto più volentieri del tempo con Sheryl che con qualsiasi altra persona al mondo».
Cosa avete in mente per il cinquantesimo?
«Ci sposeremo di nuovo, con una cerimonia enorme. Entrambi i nostri padri erano pastori e ci hanno sposati loro, ad Acapulco, in Messico, però è stato un matrimonio intimo. Quindi ci siamo detti che è il momento di fare le cose in grande: sono sicuro che sarà davvero romantico, è meraviglioso quando trovi la persona perfetta».