Corriere della Sera, 29 luglio 2025
No Tav, Salvini contro i giudici: vivono su Marte
Arrivato in Val di Susa per il vernissage della seconda galleria (autostradale) del Frejus, Matteo Salvini torna sugli attivisti No Tav che sabato scorso avevano assaltato i cantieri dell’Alta velocità: «Quelli sono una banda di criminali – dice il vicepremier – già il fatto che oggi ci siano Bardonecchia e la Val di Susa blindate perché un ministro viene a inaugurare un tunnel stradale; e che ci siano questi teppisti che fanno il campeggio e a tempo perso devastano, attaccano gli operai e la polizia» significa che «questa non è protesta».
Sul tema, il ministro dei Trasporti va dritto come la trivella che ha scavato questo nuovo traforo da 700 milioni di euro: «Il tribunale di Torino vive su Marte» ribatte, rispondendo a chi gli ricordava come la sentenza di primo grado, a fine dello scorso marzo, avesse assolto dall’accusa di associazione per delinquere alcuni militanti del centro sociale Askatasuna e del movimento No Tav, anche per alcuni assalti degli anni scorsi. Resta della sua idea: «Quel che è successo sabato, in una zona che non è di guerra, è preoccupante. Spero che venga applicato il nuovo decreto sicurezza, che prevede fino a cinque anni per questi criminali». Di chiunque si tratti, aggiunge Salvini: «Non so se siano tutti italiani, o spagnoli, tedeschi; sono criminali. E quel campeggio (dell’Alta felicità, ndr) andrebbe sgomberato: se sono stranieri non dovrebbero più mettere piede in Italia, se sono italiani il carcere è il loro posto». Riassumendo: «Sono dei delinquenti, dei teppisti, dei vandali». Va da sé, avendo di fianco il collega francese, Philippe Tabarot, il vicepremier sottolinea una differenza, con i territori d’Oltralpe: «È incredibile – osserva, durante il discorso ufficiale al fianco del governatore Alberto Cirio – come oggi, nell’anno del Signore 2025, ci siano 423 poliziotti, carabinieri e soldati dell’Esercito schierati sul versante italiano, per difendere gli operai che lavorano».
Volendo stare al fianco di lavoratori e forze dell’ordine, non solo a parole, – «tornando verso Milano, mi sono imposto una sosta ai cantieri, per solidarietà» – nel pomeriggio Salvini passa dal cantiere di San Didero, uno di quelli attaccati sabato scorso e, anche ieri, calato in una scenografia da territorio ostile: personale della Digos di vedetta, pattuglie della Polstrada agli svincoli, camionette del Reparto mobile tra mulattiere e aree di servizio. Nonostante, in mattinata, il movimento No Tav avesse smentito agguati, con un post su Facebook: «In Val Susa abbiamo di meglio da fare».
Toni più felpati quando la battaglia torna politica, per le regionali in Veneto, partendo dallo stop di Antonio Tajani, sull’ipotesi di una lista Zaia: «I partiti devono fare le loro liste, se si fa una lista diversa è un po’ singolare, non mi pare una buona idea – argomenta il leader di Forza Italia – perché se poi ognuno si mette a fare liste personali si crea un po’ di confusione nell’elettorato». Salvini faceva il tifo per il terzo mandato: «A me interessa continuare a garantire il buon governo della Lega del centrodestra in Veneto e Zaia è sicuramente un valore aggiunto. Fosse per me, sarebbe stato il ricandidato governatore». Però, si tratterà: «Siamo stati gli unici a vederla così, ma sicuramente sarà fondamentale per la vittoria della Lega e del centrodestra: con quali forme ne parleremo con lui. Ovviamente, a prescindere, non dico di no a nessuno».