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 2025  luglio 28 Lunedì calendario

Il bombardiere che finì contro l’Empire State Building, 80 anni fa: la storia «dimenticata» del comandante William F. Smith, e del suo errore fatale

Alle 9 e 40 di sabato 28 luglio 1945 il comandante William Franklin Smith sta sorvolando New York con il suo bombardiere Mitchell B-25. E sembra un tranquillo volo di routine, un semplice trasferimento da una base aerea all’altra. In apparenza, niente di preoccupante per un pilota esperto come Smith che in guerra si è meritato il grado di tenente colonnello. Ma anche a un veterano può succedere di sottovalutare il rischio. E il pericolo, in questo caso, è una densa foschia che sovrasta Manhattan e riduce la visibilità quasi a zero. 
Smith però sembra sicuro di sé. Il suo Mitchell B-25 è un aereo affidabile molto apprezzato dagli aviatori statunitensi per la sua manovrabilità. Non a caso è il velivolo scelto nell’aprile del 1942 dal generale James Doolittle per il raid su Tokyo in risposta all’attacco giapponese a Pearl Harbor.

A far stare tranquillo il comandante Smith c’è la certezza di essere sulla rotta giusta e ormai manca poco per arrivare a destinazione. E forse proprio per questa ragione commette un errore fatale. Inizia a scendere di quota e a causa della foschia non si accorge che sta ancora sorvolando il centro di Manhattan. 
Quando si trova davanti agli occhi il lato nord l’Empire State Building non c’è più modo di rimediare. 
L’impatto è violentissimo e il bombardiere entra violentemente tra il settantanovesimo e l’ottantesimo piano di quello che all’epoca è il grattacielo più alto del mondo. Non c’è possibilità di salvezza per il pilota ma oltre a lui muoiono tredici persone che lavoravano negli uffici del National Catholic Welfare Council. 
I vigili del fuoco di New York intervengono tempestivamente e riescono a spegnere l’incendio in pochissimo tempo. Qualche complicazione la creano alcune parti dell’aereo che nell’impatto si sono staccate. Uno dei due motori in fiamme del B-25 attraversa l’Empire State Building e precipita su un edificio sottostante. 
L’altro motore e un carrello vanno a finire invece nella tromba degli ascensori. Uno di questi precipita per ben settantacinque ma l’operatrice Betty Lou Oliver si salva grazie all’efficienza del sistema frenante e al miracolo di esserne uscita indenne può aggiungere la magra consolazione di essere citata nel Guinness dei primati.
La scena della sciagura di cui ci sono solo alcune foto in bianco e nero certo non è paragonabile alla tragedia vista in diretta televisiva l’11 settembre del 2001. Ma anche nel 1945 poteva andare peggio. Causa la crisi economica degli anni precedenti e poi le ristrettezze del tempo di guerra gran parte degli uffici dell’Empire State Building non aveva trovato affittuari. 
Al basso numero di persone presenti nell’edificio si aggiunge un’altra sostanziale differenza rispetto alle Twin Towers e cioè i materiali usati per la costruzione: più antiquati ma meno infiammabili tanto che la struttura dell’Empire ha retto l’urto senza danni irreparabili né accartocciarsi in fiamme. Alla fine, l’unico aspetto che accomuna le due tragedie è l’eroismo dei pompieri di New York.