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 2025  luglio 28 Lunedì calendario

Mafia, scarcerata per «fine pena» la sorella di Messina Denaro. Era il braccio destro del boss

«La curta acchiappa sempre». La «curta”, cioè la bassa, era Patrizia Messina Denaro, 55 anni, sorella del capomafia Matteo Messina Denaro, arrestato nel 2023 dopo 30 anni di latitanza e morto in cella per una grave malattia. «Acchiappa sempre», guadagna sempre, dicevano di lei i suoi, non sapendo di essere intercettati. 
Legatissima al fratello, ne prese il testimone mentre era ricercato, ne gestiva gli affari, custodiva i suoi segreti. Finita in manette con una sfilza di accuse, ieri sera ha lasciato la cella dopo aver scontato 12 dei 14 anni e 6 mesi a cui era stata condannata. Il resto della pena le è stato «scontato» grazie alla liberazione anticipata, un istituto che toglie al detenuto che tenga una buona condotta 3 mesi per ogni anno di carcere.

Moglie di Vincenzo Panicola, anche lui libero dopo una lunga condanna per mafia, Patrizia è tornata a Castelvetrano, il suo paese. I giudici le hanno imposto 2 anni di libertà vigilata: dovrà presentarsi al commissariato di polizia ogni giorno.
Legatissima al fratello come Rosalia, l’altra sorella del boss recentemente condannata a 13 anni, ai magistrati disse: «Non lo vedo e non lo sento da più di 20 anni. Non appartengo a Cosa nostra. Se avessi avuto contatti con lui chi mi controllava se ne sarebbe accorto. Ci mettono le microspie pure nelle brioches». Parole a cui gli inquirenti non hanno mai creduto.
Patrizia gestiva la cassa, ne rimpinguava i conti – tra le contestazioni anche avere estorto 70mila euro a due ereditiere- perché in famiglia di soldi c’era sempre bisogno. «Chiddru vola. E senza soldi un po vulare! (quello vola e senza soldi soldi non può volare)», dicevano i parenti in un’intercettazione riferendosi alla vita dispendiosa condotta dal boss.
E a riprova dello stretto contatto che manteneva col fratello i magistrati citarono un episodio. Durante un colloquio col marito detenuto -allora lei era libera – Patrizia ricevette l’incarico di chiedere a Messina Denaro latitante che sorte avrebbe dovuto avere Giuseppe Grigoli, imprenditore e prestanome del boss che da poco aveva cominciato a parlare con gli investigatori.
In carcere c’era un certo malumore per alcune dichiarazioni rese nei processi da Grigoli, il bottegaio che aveva acquisito il monopolio della Despar nel trapanese, e si pensava a un pestaggio punitivo. Dopo qualche tempo Patrizia tornò a colloquio col marito con la risposta: Matteo ha detto di lasciare stare. Insieme a Patrizia, allora, finì in carcere il nipote prediletto di Messina Denaro, Francesco. Per gli inquirenti sarebbe l’erede naturale dello zio. A breve anche lui avrà finito di scontare la pena.