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 2025  luglio 28 Lunedì calendario

Intervista a Yvonne Sciò

Quella al Marateale è la nuova tappa di Yvonne Sciò e del suo docufilm Womeness: “Qualche giorno fa l’ho presentato alla Camera dei deputati, poi sono andata al Pop Corn Festival del corto a Porto Santo Stefano, dove sono cresciuta e d’estate vendevo le collanine, le pietre dipinte alle bancarelle con il costumino. Tutti i bar hanno affisso la locandina del film, sono fantastici”. Infine, eccola in Basilicata. “In questi giorni mi sveglio di notte, per l’ansia, troppi eventi”.
Womeness (“il titolo intraducibile che incarna l’essenza della donna, il coraggio, la forza)”. Dacia Maraini ed Emma Bonino, la compositrice e cantante iraniana in esilio Sussan Deyhim, Tomaso Binga alias Bianca Menna l’artista verbo visiva “che usa il proprio corpo per contestare il potere maschile” e Setsuko Klossowska de Rola, pittrice e scultrice giapponese, già moglie di Balthus: “L’ho scelta proprio perché antifemminista. Non conoscevo Dacia Maraini ed Emma Bonino ed ero intimorita, ma hanno accettato perché hanno visto i miei due film precedenti. E da quello mi hanno giudicato, non su Non è la Rai”.
Un bel tragitto, il suo. Ha iniziato a lavorare prestissimo.
“A quattro anni le prime pubblicità. Ho l’immagine di me in uno show televisivo musicale a Londra, il conduttore mi teneva in braccio, un paio di puntate. E poi tante campagne, sfilate per bambini, gonne, vestiti. E foto per mia madre, che era giornalista di moda. Non aveva la tata, e allora mi trascinava con sé insieme alle cartelle stampa. Non ho fatto l’università, ma i miei lavori non sono mai stati casuali: la vita è un viaggio e ogni scelta ti porta a nuove scoperte. Ci pensavo stanotte, l’ho detto quando ho presentato il film alla Camera dei deputati, qualche giorno fa, dalla televisione ai documentari da regista. Proprio un anno fa mi avevano dato un premio, ce l’ho ancora qui davanti: Premio America 2024. C’era gente pazzesca: uno che è stato 18 giorni sulla Luna, un premio Nobel e poi c’ero io. Pensavo ‘ma vi siete sbagliati?’ e invece: No, è per la tua carriera, hai avuto tante vite, fatto un percorso interessante”.

Perché ha studiato dalle suore?
“Io ho il nome francese di mia nonna, ma non ne parlavo una parola. Mia madre si sveglia un giorno e decide che devo imparare il francese. Ma scritto è difficilissimo, al dettato avevo zero. E così mi hanno messo nella scuola delle suore francesi. Io già lavoravo nelle pubblicità e con mia madre avevano l’accordo di uno spot ogni due, tre mesi. Per me non era una carriera. L’ultimo anno di scuola sarei stata bocciata, lavoravo troppo, e poi noi guardavamo la televisione una volta a settimana e ogni volta c’ero io: le suore mi odiavano. Mia madre mi diceva che invece dovevo pensare al futuro. Così a 16 anni già vivevo da sola. Ho sempre lavorato. A me piace lavorare, è la cosa che mi piace di più. Pensare qualcosa, realizzarla, fare anche il business, imparare dalle persone”.
Quando ha capito di essere una donna molto bella e affascinante?
“La bellezza è un’arma a doppio taglio. Ora tutti mi dicono quanto sono brava, forse perché non sono più bella! (ride) Ma io non ho mai puntato su quello. Avevo un senso di colpa, come se la bellezza fosse una colpa. Infatti, non sono mai stata con uomini molto belli, che però avevano intelligenza e capacità di farmi ridere. E comunque, ci sono donne che hanno bisogno di stare con un uomo. Io no. A me piace stare da sola”.
Oggi è sola?
“No, da quasi otto anni ho una storia, ma è un po’ su e giù. È un uomo stupendo, una persona perbene, un’anima pulita. Ma ho una vita molto piena, tra lavoro e mia figlia. Per fare tutto quello che faccio, devi lavorarci. Nessuno ti regala niente”.

Tra quelli che hanno puntato su di lei c’è stato Helmut Newton
“Ero giovanissima, vivevo ancora con le suore. Non c’erano i telefonini. L’agenzia di Milano, mi chiama e mi dice che devo fare un servizio. Era estate ma lavoravo. Vado a Villa d’Este, sul lago di Como e capisco lì che era un servizio di nudo. Mi prende un colpo ‘non posso’, ‘è peccato’. Mi dicono che sarei stata l’unica vestita, non era vero ma ero una ragazzina, credevo a tutto, un po’ naïf. Arrivo e vedo solo catene, fruste, vestiti di pelle con i buchi. Mi chiudo in bagno a vomitare. Sono timida, sensibile, emotiva. E più non volevo uscire più lui rideva: ma che cazzo ti ridi, pensavo. Io esco con gli occhi gonfi e il mal di pancia. C’era la moglie di Newton, June, che organizzava tutto, poi siamo diventate amiche. Quel servizio l’ho in camera. Mi mette sugli elenchi del telefono, i capelli gonfi, sono in mutande, scivolo e mi faccio male a una coscia. Lui ride, io pensavo “ma che se ride sto vecchio”, e lui “you are very funny…”.
A proposito di elenchi telefonici, quante volte ancora oggi le chiedono il tormentone “Mi ami, ma quanto mi ami?
”Sempre. L’ultima volta? Ieri pomeriggio! La dicono anche a mia figlia, gli amici la chiamano e le fanno: “Mi ami?”. È rimasta nell’immaginario.
Ricordo una volta, ospite di Raffaella Carrà, per il lancio del film di Carlo Vanzina, me la fece dire in diretta. L’avrò ripetuta un milione di volte. Mi sento ridicola perché mettono pure la foto di allora, mannaggia a loro: ma togli questa foto. Mi avevano doppiato con una voce impostata, io invece ho questa vocina…Ricordo che dovevo firmare ogni anno la liberatoria, perché non avevano fatto un buy-out. Mi davano due spicci, io già ero famosa! Alla fine, ho detto: “Non firmo più, voglio più soldi”. Alla fine, mi hanno portato l’assegno sul set di Zuppa di pesce, che stavo girando ad Ansedonia con Philippe Noiret”.
L’esperienza di “Non è la Rai”?
“Mi ha colpito il bagno di popolarità. Sono rimasta lì solo tre mesi perché l’agenzia non voleva che facessi tv, c’era l’idea che mi avrebbe chiuso le porte del cinema. A un certo punto mi sono detta: Nanni Moretti non mi chiamerà mai, pazienza. Mi piaceva l’idea di entrare nella vita quotidiana delle persone. Ho colto l’occasione. Sono una che salta sul carro, ma mi sono anche sbagliata, film osceni di cui dico ‘mamma mia la bruttezza’. Ma tanto non glielo dico quali sono”.
Divenne famosa in un baleno?
“I ragazzi vogliono essere famosi solo per esserlo, io volevo imparare delle cose. E pensavo di poter cambiare il mondo, avevo i miei sogni. Li ho ancora, altrimenti non farei la regista. Boncompagni diceva ‘sei super televisiva perché sei diversa’”.
Chi ha rivisto?
"Alla Camera ho invitato Enrica Bonaccorti, che non sta benissimo, e Antonella Elia, che doveva andare dal chiropratico. Mi manda bellissimi messaggi. All’epoca ci dipinsero come rivali per fare audience. Io vivo nel mio mondo, non ho mai conosciuto invidia o odio”.
Amiche ad alto rischio: avete fatto pace con Naomi Campbell che lei denunciò per averla picchiata?
“A questo punto della carriera non voglio farmi pubblicità su di lei, abbiamo percorsi opposti. Sono passati quindici anni. Me la chiedono sempre, troppo. Mi ricordo che all’epoca mi chiamarono anche i fratelli Taviani, ‘ma come mai, tu che sei così gentile e delicata… come mai vi conoscete, ma come mai ti ha fatto male?’ Pensavano a una cosa finta. Io faccio yoga, meditazione, non fare male a una mosca, le prendo soltanto. Poi ci siamo riviste e salutate, ma non ci chiamiamo per Natale”.

A proposito di maestri, oltre ai Taviani lei ha lavorato con Nanni Loy, Monicelli.
“Con Monicelli ho lavorato in teatro per un anno. È stato un incubo, ma anche una bellissima esperienza”.
Perché un incubo?
“Era molto maschilista. Io ho litigato con lui. Continuava a chiamarmi ‘piccoletta’, alla sesta volta gli dissi: ho un nome e un cognome. Però era bravissimo. E ho lavorato con Laura Morante e Dominique Sanda, ma fisicamente era durissima la tournée, abbiamo fatto tutta l’Italia. Ho dovuto dire no a un film con Helena Bonham-Carter. Oggi il teatro non lo farei”.
Con Marcello Mastroianni avete girato “A che punto è la notte”.
“Sapevo che sarebbe stata una esperienza indimenticabile, lui, Monicelli, Capolicchio, Taviani, un mondo che non c’è più. Il dialogo tra Nanni Loy e Mastroianni, Nanni con la Tolfa. Marcello parlava solo di porchetta, cibo, e lo trovavi seguendo la scia delle sigarette fine e lunghe che fumava. E ricordo Marisa Merlini (imita la voce) ‘sei tanto caruccia, ho mio nipote che fa il dentista, stupendo…’ e mangiavo con Caterina Boratto, elegantissima: ‘Caaaraa, mi passeresti il saaale’. E un’estate con Gigi Proietti alla Rai di Torino, certe matriciane…Gigi tirava fuori la chitarra ‘daje de tacco e daje de punta’.
Provini tragici?
“Con Aaron Spelling, per una serie con Heather Graham. Sono provini difficili, quaranta persone, tu piangi e loro ti guardano le scarpe. Piansi così tanto che pensarono che avessi problemi. E un provino per Paolo Sorrentino, non sapevo che film fosse, qualche anno fa. Ero nervosa, da tanto non facevo provini su una parte. Era un personaggio tragico, aveva una figlia…ma in fondo c’erano delle piccole note ‘è truccata e bellissima’. Io non le ho lette, sono arrivata con gli occhiali, struccata, senza scarpe: ma dove vai, cambiati. E ho fatto un provino orrendo. Non ho incontrato Sorrentino. E poi mi offrirono un ruolo, ma era un po’ spinto. Sono andata a mangiare da lui e mi ha spiegato. Era una donna dell’alta società con un prete, una scena spinta. E io non me la sono sentita, sono pur sempre cresciuta con le suore. E ho pensato a mia figlia, mi vede su Instagram con le tette all’aria…ormai i ragazzini stanno su Google, vedono le foto nuda e mi dà fastidio. Mi sento ridicola. Anche se quando fai l’attrice anche se non vuoi nuda prima o poi ci finisci. Ricordo anche Chabrol, mi chiama, mi fa camminare avanti e indietro, avevo dei pantaloni di mia nonna con una corda come cintura, mi fa camminare e poi quando mi manda il copione scopro che dovevo recitare sempre nuda, mi mettevano le mani ovunque. Ho detto di no, l’ha fatto una mia amica che dopo quel film ha smesso di fare l’attrice”.

Quando vede Brad Pitt in F1 ricorda che gli ha detto di no?
“Non sono mai stata con un uomo così bello, la timidezza mi frenò. Sul lavoro mi lancio, sul resto no. È tanta roba stare con Brad Pitt”.
Pentita?
“Si. Magari ci ricascasse. Ero a Los Angeles, lavoravo, mi invitavano a eventi dove tutti parlavano solo di cinema e progetti. Erano tutti famosi. Brad era gentile e io ho fatto una cavolata. Ma non volevo fare l’italiana che si lanciava, ero ospite di persone: mi chiede il numero e io ‘eccolo’? Mi pareva di cattivo gusto”.

Un regista con cui vorrebbe lavorare?
“Forse Sorrentino, e vorrei lavorare di nuovo con Carlo Verdone”.
Un sogno grande e uno piccolo?
"Raccontavo ieri a mio padre: i miei sogni li sto realizzando e su certe cose li ho anche superati. Mai pensavo che sarei arrivata qui. Sono piena di progetti. Mi fa paura, più che la bellezza, il tempo che passa, mi resta il trenta per cento della vita. Ti chiedono sempre cosa fai dopo e tu devi sempre fare. Ho bisogno di un po’ di tempo per me”.