il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2025
Adriano Zampini: “Le nuove mazzette? I salotti. Io pagavo il 3% bipartisan…”
Nelle mani di Adriano Zampini la tangente suonava dolce come una carezza sulla guancia.
Modestamente rifocillavo tutto l’arco costituzionale senza mai ostentare distacco o superbia o peggio discriminando secondo la mia fede politica, ma riconoscendo nel sistema una necessità inderogabile: i soldi.
Geometra Zampini lei è stato un faccendiere sentimentale, comprensivo e – senza voler offendere la tradizione gobettiana – dalla spiccata impronta liberale.
Geometra sempre. Aggiungo: ingegnere honoris causa datomi a L’Aquila per intercessione di un monsignore.
Lei resta il geometra di Tangentopoli.
Sto accarezzando gli ottanta e ancora mi trova davanti a quattro computer per gestire quel po’ di interessi che vivono con me.
Ancora faccende a cui star dietro?
Faccendiere si nasce.
Lei fece fare un capitombolo alle giunte rosse di Torino, mandò in rovina quella del Piemonte, come un aratro sollevò le zolle inquinate della sinistra.
Voglio essere chiaro: ho dato mazzette a tutti, in tutto per 6 miliardi e ottocento milioni di lire.
Tutto fatturato, diciamo così.
Quando capii che mi avrebbero scaricato allora iniziai a fare l’unica cosa possibile: tirare sassate a destra e a manca per illustrare le convenienze e le amicizie tradite.
Fece poco carcere grazie alle torrenziali confessioni.
Arrestato il 2 marzo, liberato il 25 aprile del 1983. Sa, ero socialista di sinistra, corrente di Nerio Nesi, e l’accordo con la Procura prevedeva la mia liberazione il giorno della Liberazione.
In tutto quanti anni di reclusione?
Dunque, vediamo: un anno e 4 mesi per le tangenti, tre anni e 5 mesi per la bancarotta fraudolenta. Poi, mi dia un momentino, mi faccia far di conto.
Non spacchiamo il capello in quattro: quel che è stato è stato.
Ormai sono nella storia di tangentopoli.
L’hanno intervistata in lungo e in largo: il faccendiere parlante.
Travaglio mi conosce bene, Enzo Biagi mi chiamò “lupo”.
Ha iniziato a fare mazzette con il Movimento sociale italiano.
Lavoravo in un’azienda, materiali per ufficio, il cui titolare era il segretario provinciale del Msi che, in quanto imprenditore, mi fece capire il mondo della politica.
A ogni appalto la mazzetta di ringraziamento.
La prima dazione fu di 576 mila lire.
Poi arrivò a cifre considerevoli.
Tra il due/tre per cento per ogni singolo partito ma sviluppando in modo capillare e orizzontale il sistema.
Oggi sembra ci sia un ritorno di fiamma della questione morale.
Non credo, i tempi sono cambiati e le tangenti non sono sempre espresse nella crudezza del vil denaro. A quanto vedo e leggo le relazioni producono benefici di altro genere, con compensazioni interattive.
Lei lavora ancora nel campo?
Le ho detto: sulla mia scrivania ci sono quattro computer, tutto sotto controllo.
Il flottante di Zampini a quanto ammonta?
Una ventina di miliardi di lire furono riparati in Svizzera.
Urca!
Capacità, intuito, ottime relazioni, scaltrezza.
Il geometra Zampini ci sapeva fare.
L’attività politica ha dei costi incomprimibili.
Le sue aziende utilizzavano le compensazioni tangentizie per andare avanti.
Sa quante aziende ho fondato?
È stato sempre un grande lavoratore.
Un problem solver per la pubblica amministrazione. Dagli arredi in giù tutto era firmato Zampini.
Un gran veronese.
Poi trapiantato in Piemonte.
Allo scoppio dello scandalo sua moglie la lasciò per la vergogna.
Amalia, donna dai principi di ferro. Che vuole, il colpo per lei fu troppo grande.
A chi volesse intraprendere la sua attività quale consiglio sente di dare?
Amico cerca un altro posto per fare affari. L’Italia anche in questo contesto sta invecchiando male. Io consiglio vivamente gli Usa.
Gli Usa di Trump?
Hanno un codice etico più slabbrato, una condizione eccellente perchè conduce il pathos moraleggiante in una gabbietta e lì lo lascia.
Lei dice?
Io dico.