il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2025
La pausa pranzo dentro Palazzo conviene: in media scontrini da 25
Pochi mesi fa gli attivisti di Ultima Generazione erano riusciti a intrufolarsi nel ristorante di Montecitorio, spiattellando il menu online. Gnocchi al pomodoro di San Marzano al salernitano con ricotta salata sarda? Otto euro e cinquanta. Polpette al sugo di pomodoro di San Marzano? Dieci e cinquanta. Prezzi agevolati anche al netto delle convenzioni offerte ai deputati. E che si possono intrecciare con i dati della Camera, che il Fatto ha potuto visionare, secondo cui la “transazione media” al ristorante di Montecitorio è stata di 25 euro. Un taglio che, a occhio, per gli onorevoli più frugali potrebbe coprire persino due coperti.
Spulciando le tabelle si scoprono altri dettagli. Il ristorante riservato ai deputati ha incassato 296.757 euro nel periodo tra settembre 2024 e giugno 2025, con un picco di 38.217 a ottobre e un crollo a 15 mila a giugno. Questi importi corrispondono a un totale di 11.484 transazioni, con una media, appunto, presto fatta di 25 euro a scontrino. Fuori da Montecitorio un pasto ormai considerabile economico, figurarsi se, come in questo caso, potrebbe bastare anche per fare un figurone con un ospite.
Alla Camera va un po’ così. Persino alla buvette, il mitico bar degli onorevoli, frequentatissimo dal martedì al giovedì, lo scontrino medio è roba sotto la soglia di sopravvivenza di qualsiasi attività di Paese. Il totale incassato tra settembre 2024 e giugno 2025 è 304.778 euro, il numero di transazioni 91.503. Spesa media: la miseria di 3 euro e 30 centesimi. L’andamento degli scontrini riflette forse la curva dei lavori parlamentari, più che la stagionalità degli ingredienti. Poca roba in primavera, complice anche la campagna elettorale per le amministrative, un po’ meglio nei mesi freddi.
Per fortuna le voci nel bilancio della ristorazione sono tante. E così, tra introiti da catering, bar dei dipendenti e bar che servono uffici in Palazzi diversi da Montecitorio, l’incasso totale nel periodo analizzato raggiunge i 3 milioni e 176 mila euro. Il grosso, più che dagli onorevoli, arriva appunto dai dipendenti, che messi insieme lasciano in mensa oltre 1 milione di euro con circa 100 mila transazioni, dunque una media vicino ai 10 euro a pasto. Non sufficienti, almeno per il momento, ad allettare i palati dei parlamentari.