la Repubblica, 27 luglio 2025
Super dividendi per il Tesoro le partecipate gonfiano i conti più di 3 miliardi a bilancio
Il raccolto del Tesoro è abbondante. Più di quanto era stato immaginato appena sette mesi fa, con la legge di bilancio. Ecco i frutti di quest’anno: le cedole staccate dalle società a partecipazione pubblica toccano quota 3,3 miliardi. L’incremento rispetto alla stima di dicembre (2 miliardi) è di 1,3 miliardi.
A certificare i maggiori introiti è l’assestamento di bilancio che giovedì ha incassato il via libera del Senato. In testa alla lista dei versamenti affluiti nelle casse dello Stato al 30 giugno c’è Cassa depositi e prestiti (quasi 1,8 miliardi). A seguire Enel (515 milioni), Sace (405 milioni), Poste (286 milioni) e Monte dei Paschi di Siena (127 milioni). A contribuire al maxi- assegno per il Mef sono anche Leonardo (91 milioni), Enav (78 milioni), Eni (32,7 milioni), Stm (18,1 milioni), Invimit (3,5 milioni), FiberCop (2,4 milioni) e Consap (1,6milioni).
I maggiori dividendi da parte delle partecipate fanno bene ai conti pubblici: l’indebitamento netto migliora di 800 milioni. Tra l’altro proprio il governo si è impegnato a impiegare i dividendi straordinari per “curare” le finanze pubbliche. Prima con la Nadef del 2023, poi con il Piano strutturale di bilancio 2025-2029, la riduzione del rapporto debito/Pil è stata agganciata anche alle cedole delle partecipate, oltre che ai proventi derivanti dalle dismissioni di asset.
Sul fronte delle partecipate siregistrano però anche note negative. Le mette in evidenza il Servizio per il controllo parlamentare. L’attuazione del Tusp (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) presenta «criticità», come si legge nel documento dell’ultimo monitoraggio. All’appello manca il Dpcm chiamato a stabilire i requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia che devono possedere i componenti degli organi amministrativi e di controllo delle società a controllo pubblico. Non solo. Procede a rilento anche l’attuazione delladisciplina sull’equilibrio di genere. I tecnici spiegano che non risulta ancora adottato il regolamento previsto dalla legge che nel 2021 ha esteso la normativa per le quotate (40% donne) alle società controllate da pubbliche amministrazioni non quotate. Ritardi anche sugli aggiornamenti da fornire al Parlamento. Si attende ancora la relazione triennale 2019-2022 sullo stato di applicazione delle misure. L’ultimo documento trasmesso alle Camere risale a cinque anni e mezzo fa.