la Repubblica, 27 luglio 2025
Il metropolita russo dal Papa “Kiev perseguita i nostri fedeli”
Missione compiuta. Il metropolita russo Antonij ha stabilito un primo contatto cordiale con papa Leone ed ha così posto le basi per un rapporto che può rivelarsi prezioso per uscire dal pantano ucraino, in futuro, e che già ora sta fluidificando i contatti tra Mosca e Kiev per lo scambio di prigionieri.
Le distanze rimangono, Robert Francis Prevost ha ricevuto il presidente ucraino Zelensky già due volte dall’inizio del pontificato, ma vuole mantenere aperta la porta ai russi. E la porta è quella della Chiesa ortodossa. Il rapporto tra patriarcato e Cremlino è strettissimo: ieri l’inviato di Kirill è andato a trovare l’ambasciatore russo presso la Santa Sede Ivan Soltanovsky prima di ripartireper Mosca.
Se l’ Osservatore Romano si è limitato a pubblicare una foto dell’incontro, accompagnato da una didascalia stringata, sono stati i russi a fornire qualche dettaglio.
Il metropolita, ha riferito il patriarcato, ha ribadito gli auguri di Kirill per l’elezione, e papa Leone XIV, che a inizio giugno aveva sentito Vladimir Putin al telefono, lo ha ringraziato «e ha sottolineato l’importanza di sviluppare le relazioni con la Chiesa ortodossa russa». Il Papa e Antonij, che parla perfettamente italiano, hanno poi discusso dei «conflitti in atto nel mondo, compresi quelli in Ucraina e in Medio Oriente». È significativo che l’emissario di Kirill abbia voluto menzionare lo scenario mediorientale, dove cattolici e ortodossi russi sono in sintonia grazie a personalità come il patriarca Teofilo III di Gerusalemme.
Altra questione sulla quale ha insistito Antonij, la «persecuzione a cui è oggi sottoposta la Chiesa ortodossa ucraina» fedele a Mosca. Probabile che il metropolita abbia chiesto un aiuto al Papa nel nome del comune impegno per la libertà religiosa: il 18 agosto scade l’ultimatum delle autorità ucraine per troncare ogni legame con il patriarcato russo.
«Dal punto di vista di Mosca Leone ha diverse carte da giocare», spiega don Stefano Caprio, professore di studi russi al Pontificio Istituto Orientale: «È americano ma non trumpiano, e i russi non vedono più l’America come il nemico. Al tempo stesso è sudamericano e rappresenta dunque un punto di riferimento geopolitico diverso».
Se l’Ucraina viene appena accennata nelle comunicazioni ufficiali, è chiaro che è al centro delle interlocuzioni: «Papa Leone lascia lavorare la diplomazia più di quanto facesse Francesco, che per Putin riempiva un po’ troppo la scena. Inoltre, «ora sul campo c’è un cambio di passo e una maggiore possibilità di arrivare alla fine degli scontri dopo l’estate secondo don Caprio – e i due paesi sono ufficialmente entrati nelle trattative per lo scambio di prigionieri». Una decina di giorni fa la commissaria russa per i diritti umani Tatyana Moskalkova ha scritto al Papa per chiedergli di aiutare Mosca a riportare a casa i russi prigionieri in Ucraina. E lo scambio di prigionieri, dice don Caprio, «può rappresentare la premessa di un armistizio o di una pace temporanea». Con la benedizione del Papa.