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 2025  luglio 27 Domenica calendario

Emergenza incendi in Sicilia, 2000 ettari andati in fumo, colpita anche la riserva dello Zingaro. L’isola è già maglia nera Legambiente 2025

La Sicilia brucia, una triste storia che si ripete. Ingenti e crescenti i danni per gli incendi che mandano in fumo migliaia di ettari, tanti i territori devastati. Non solo disagi in diverse province, ma anche casi drammatici con potenziale pericolo per le persone, 50 abitazioni evacuate nel Trapanese. In totale nell’isola, secondo le prime stime, in queste giornate di incendi 2000 ettari sono andati in fumo. Danni per l’economia, per l’agricoltura, per gli animali, per la natura.
In fiamme anche zone del Trapanese diventate note grazie alla fiction della Rai Makari, colpite vaste zone di Monte Cofano, Custonaci, Makari, San Vito Lo Capo e la Riserva naturale orientata dello Zingaro (una delle più importati e suggestive riserve del Sud del Mediterraneo). Nel Nisseno seri danni alla Sughereta di Niscemi. Danni anche nel Palermitano (Piana degli Albanesi), nell’ Ennese, nelle zone etnee tra Biancavilla e Ragalna (134 ettari in fumo ed evacuazione in via precauzionale di un campo scout), nel Siracusano (Cava Grande del Cassibile), nel Calatino. L’elenco è molto lungo.
«Una vera e propria devastazione. Gli incendi hanno distrutto vari territori», afferma in una nota Coldiretti. Cosa sta accadendo? «Questa settimana la Sicilia è stata interessata da condizioni meteorologiche particolarmente avverse, caratterizzate da temperature estremamente elevate, forti venti e bollettini meteo che hanno evidenziato un’elevata suscettibilità all’innesco e alla propagazione di incendi boschivi e di vegetazione. Tali fattori hanno determinato un significativo incremento degli interventi per incendi su tutto il territorio regionale, con circa 2.000 ettari di boschi e vegetazione andati in fumo e circa 3.000 interventi effettuati dal 21 luglio a oggi», spiega il comandante regionale dei Vigili del Fuoco Agatino Carrolo.
I Vigili del fuoco, in sinergia con la Forestale e il dipartimento regionale della Protezione Civile, solo ieri hanno domato 380 incendi in varie parti dell’Isola.
Bruciano riserve e boschi. Balza in evidenza il dato degli incendi boschivi, 1500 in un mese. Legambiente Sicilia lancia un nuovo allarme: «Brucia il nostro inestimabile patrimonio di biodiversità e la speranza per un futuro basato sulla bellezza. Ed in questo momento, in cui si avvia la conta dei danni, l’emergenza purtroppo non è ancora finita, alimentata dalle alte temperature e dall’acuirsi della crisi climatica». Per Legambiente Sicilia occorre «applicare in pieno le norme esistenti e introdurre nuovi e più radicali strumenti». E inoltre bisogna potenziare «sia le azioni di presidio e controllo del territorio, anche con l’uso delle forze dell’ordine e con l’esercito in caso di allerte meteo, sia le dotazioni e il personale addetto allo spegnimento, per intervenire con maggiore tempestività».
In Sicilia è dunque, ancora una volta, emergenza incendi. Molti agricoltori, produttori, contadini, allevatori, sindacati e associazioni di categorie produttive, lamentano l’assenza di politiche e strategie di contrasto agli incendi. «Non possiamo più assistere inerti a questa catastrofe annunciata – dichiarano il presidente della Cna Sicilia, Filippo Scivoli, e il segretario, Piero Giglione-  I roghi stanno mandando in fumo ettari di boschi, coltivazioni e attività produttive, con danni incalcolabili per l’ecosistema e per l’economia dei territori colpiti. Chiediamo con urgenza l’attivazione di un protocollo di emergenza regionale che coinvolga tutti gli attori istituzionali, le forze dell’ordine, i volontari e le associazioni di categoria per prevenire e contrastare con efficacia questa piaga». Critiche al governo regionale di centrodestra guidato dal presidente Schifani giungono anche dalle opposizioni che lamentano la mancanza di un piano strategico di programmazione e di intervento concreto ed efficace. Schifani replica che si tratta di «attacchi ingiusti» e afferma «di aver fatto tutto il possibile», parla di «risposta pronta». 
Altri dati oggettivi e preoccupanti emergono dal report di Legambiente “L’Italia in fumo”: la Sicilia è già maglia nera nel 2025, ben 16.938 ettari  andati in fumo per la molteplicità dei roghi. A questa situazione si sommano siccità e crisi idrica. Gli agricoltori e produttori di diverse zone dell’isola lamentano la carenza di acqua irrigua. E non mancano nuovi casi paradossali anche dove l’acqua ci sarebbe: «Sembra una beffa, ma accade davvero che nella diga Ogliastro ci sia acqua a sufficienza per irrigare ma non poterla distribuire adeguatamente nei fondi agricoli perché saltano le tubazioni», è l’amara constatazione di Giosuè Catania, presidente di CIA Sicilia Orientale. «Dopo due anni di persistente siccità che ha messo in ginocchio sia dal punto di vista strutturale che produttivo gran parte delle aziende agricole del comprensorio, ecco emergere l’atavico problema delle manutenzioni, delle gravi insufficienze strutturali di molti invasi e della inefficienza delle condotte idriche – commenta Giosuè Catania-. Il dramma che si vive nel comprensorio della diga Ogliastro supera ogni umana considerazione che, senza voler procedere ad alcuna nota accusatoria, evidenzia lo stato di fatiscenza delle reti di trasporto principali che vecchie ed obsolete sono sottoposte a cedimenti tali da comprometterne la funzionalità». Catania aggiunge: «Ci auguriamo che nel più breve tempo possibile possa essere ripristinata a pieno regime la distribuzione, procedendo con interventi manutentivi risolutivi – sottolinea Catania – perché ad oggi si perde ancora il 50% di acqua. E restiamo speranzosi che il costruendo invaso Pietrarossa possa lasciarci alle spalle un passato di cattiva gestione, sprechi e miopia politica e guardando con più ottimismo il futuro. Le perdite economiche per centinaia di produttori della Piana di Catania sono inevitabili e consistenti in tutti i comparti agricoli». E c’è preoccupazione che nuove forti ondate di calore, che si ripetono con sempre maggiore costanza, a causa dei cambiamenti climatici, producano ulteriori danni. Gli agricoltori, gli allevatori, i produttori chiedono interventi urgenti sia al governo regionale sia a quello nazionale. Aggiungendo che la Sicilia è un caso europeo e non locale.