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 2025  luglio 27 Domenica calendario

Ivan e Alla, gli intoccabili. Quelle star contrarie alla guerra «salvate» dalla scure dello zar

Giovanni Urganti tornerà presto in televisione. Lassù, molto in alto, qualcuno forse non lo ama, ma è comunque costretto a tollerarne la presenza. Nel gennaio del 2020, per scacciare la malinconia del Covid, Ivan Urgant si inventò un alter ego italiano con il quale presentò «Un concerto di stelle del Paese più bello del mondo», un folle programma dove celebri artisti russi dello spettacolo facevano strage delle canzoni di Al Bano, Toto Cutugno, Ricchi e Poveri. Fu un atto d’amore nei nostri confronti, e una dimostrazione di onnipotenza da parte del personaggio maschile più seguito dal pubblico della Federazione. Qualunque cosa toccava, dal suo talk show in stile americano agli album musicali e ai film, diventava oro. Una specie di Fiorello formato gigante.
Poi venne la guerra in Ucraina. E pur cercando di evitare commenti diretti sulla situazione, Urgant ha sempre fatto capire che la pensava in modo opposto a quello del Cremlino. Lasciò Primo canale, dove era la stella incontrastata, lasciò le decine di eventi sociali ai quali prestava la sua immagine. Su di lui scese una cappa di silenzio, interrotta soltanto da qualche sparuta richiesta di apporgli il marchio di infamia dell’agente straniero, fatta da qualche deputato di area ultranazionalista. Ma alla fine dello scorso marzo, il sospetto sull’apertura di una sua agenzia in Francia per organizzare i propri spettacoli all’estero ha dato anche un appiglio legale per una richiesta del genere. E le voci sono diventate un coro.
A fine maggio, la Duma di Stato ha chiesto una verifica delle attività di Urgant, suggerendo che l’artista potrebbe essere stato finanziato da società straniere nella promozione dei suoi recenti show in Europa e in Israele, dove ha vissuto per un anno prima di tornare a Mosca. Al nome del presentatore è stato subito aggiunto quello di Alla Pugacheva, 76 anni, Artista del popolo, la cantante pop più famosa in assoluto. È difficile spiegare l’affetto che la Russia ha nei confronti della sua Primadonna, questo il suo soprannome. Quando ancora c’era l’Unione sovietica, circolava una barzelletta su Breznev: che nei libri di storia sarebbe stato ricordato come «esponente politico vissuto all’epoca di Alla Pugacheva». Peccato che nella primavera del 2022 si sia improvvisamente trasferita in Israele insieme al marito, il celebre comico Maksim Galkin, e che il ministero della Giustizia abbia subito inserito il consorte, contrario alla guerra, nel temuto registro degli agenti stranieri. Ma Pugacheva, no. Neppure quando si è detta d’accordo con Galkin, chiedendo lei stessa alle autorità russe di venire inclusa nella lista.
Non c’è stato niente da fare. Neppure l’ultima volta. Oleg Sviridenko, viceministro della Giustizia, ha dovuto fare una dichiarazione ufficiale all’agenzia Tass spiegando perché Urgant, del quale nel frattempo è stata confermata l’apertura di una attività a Parigi, e Pugacheva non vengono nominati agenti stranieri, in modo da perdere così ogni possibilità di esibirsi o di apparire in Russia. «Non lavoriamo senza informazioni concrete. Se una persona vive all’interno del quadro legale, lo vediamo», ha detto Sviridenko, evocando la necessità di attendere i diversi gradi di giudizio che sono invece negati alle migliaia di «reprobi» dichiarati tali solo per via delle loro opinioni.
Adesso, notizia di ieri pubblicata da un importante sito di spettacoli, la riabilitazione di Urgant diventa definitiva. L’artista tornerà sugli schermi russi nel prossimo futuro. Una decisione che «viene incentivata da persone con ufficio ai piani alti di governo» secondo quanto riferito da un celebre critico che si occupa di media. Ci sarebbero infatti molti esponenti della verticale del potere che in un’ottica di normalizzazione della società russa avrebbero chiesto che il presentatore e attore, in una veste o nell’altra, «ricompaia in televisione e al cinema». Insieme a Pugacheva, il signor Urganti abita ormai nel pantheon degli Intoccabili, protetto dalla sua enorme popolarità. In una recente intervista, aveva dichiarato di amare La fattoria degli animali, il romanzo di George Orwell metafora dello stalinismo. Dove per altro c’era quella frase su tutti gli animali che sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.