Corriere della Sera, 26 luglio 2025
La «mummia». Ora Lenin divide Putin e la Chiesa
«La mummia», questo è il titolo del film. Ed è una evidente dichiarazione di intenti. Perché nessuno aveva mai osato definire così il corpo imbalsamato di Lenin, ospitato nel mausoleo della Piazza Rossa, nel cuore della capitale. Nella loro totale diversità, sembrava che la Chiesa ortodossa russa sempre più politicizzata e il partito comunista scosso e rinato dopo il crollo come una specie di Araba fenice, sembrava convergessero al servizio dell’attuale potere sotto la bandiera del patriottismo-nazionalismo e della tutela dei valori tradizionali.
Ma da queste parti, il fuoco della storia cova sempre sotto la cenere. E questa volta la legge dell’unità degli opposti non sta funzionando. Lo scorso 26 giugno, il canale televisivo Spas (Redentore), di fatto la tribuna della Chiesa ortodossa russa, ha presentato un documentario dedicato al mausoleo di Lenin. A cominciare dal titolo, l’assunto è la necessità di dare una volta per tutte una degna sepoltura al padre della rivoluzione. La posizione degli autori è sostenuta dalla direzione del Patriarcato, che sta conducendo una forte campagna a favore della chiusura del mausoleo, che nel film viene paragonato alle ziggurat pagane, mentre l’imbalsamazione viene messa sullo stesso piano delle pratiche occulte dei massoni. Quanto al titolare della salma, viene definito come «il distruttore della Russia di prima» nonché un «fanatico assoluto», e per questo diventa «una priorità del nostro popolo» sbarazzarsi della «mummia» sulla Piazza Rossa.
Non si tratta di una provocazione. A quanto pare, un rinnovato anti-leninismo è la nuova posizione della Chiesa ortodossa russa. Il film è stato girato con la benedizione del patriarca Kirill, e in questi giorni d’estate viene proiettato nel monastero di Santa Trinità a Sergiev Posad vicino a Mosca, la sua residenza ufficiale. La portata della campagna pubblicitaria supera tutti gli altri progetti dello Spas. Ormai da settimane i social network del canale scrivono solo delle reazioni positive dei credenti dopo la visione del documentario, le cui proiezioni si stanno tenendo in decine di città russe, con uno sforzo distributivo inedito per la Chiesa ortodossa. «Perché questo corpo grava ancora sopra il nostro Paese?» si chiede il direttore del film Boris Korchevnikov sul sito di Spas, che conta milioni di lettori e abbonati. «Non è vero che un’idea così pagana e infernale sia espressione della volontà del popolo russo. La parte migliore della Russia, più fedele e devota alla Patria, ne chiede da tempo la rimozione». Anche le personalità della Chiesa si sono schierate. «Un film esistenziale, capace di dissipare l’incantesimo che ancora relega la Santa Russia nella prigionia del folle sogno dei bolscevichi» ha detto l’influente vescovo Pitirim, uno tra i tanti alti prelati che hanno preso posizione.
L’attacco contro la guida del proletariato mondiale non è rimasto senza risposta. La presidente della Commissione della Duma per le questioni della famiglia Nina Ostanina ha pubblicato una foto in cui il logo dello Spas viene sovrapposto al simbolo delle SS naziste e ha evocato un complotto, naturalmente occidentale. «C’è in atto un tentativo di distruggere l’unità dei patrioti russi, che è favorevole a molte forze esterne». Il sito ufficiale del partito comunista sostiene che «in un momento di confronto armato tra il mondo russo e il neonazismo», viene messo in atto «un mostruoso sabotaggio ideologico per annullare gli sforzi della leadership del Paese volti alla riconciliazione storica e alla preservazione dell’unità e dell’esistenza russa». Anche Zakhar Prilepin, scrittore, deputato e combattente in Ucraina teme che questo sia solo l’inizio. «Infatti, dopo Lenin se la prenderanno inevitabilmente con l’intero patrimonio sovietico. Poi verrà la volta del concetto di solidarietà sociale e di giustizia russa. C’è un sacco di denaro dietro di loro. Sono stati scatenati in maniera deliberata. Il regno alieno è arrivato in Ucraina. Ora sta puntando a noi».
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, non è certo la prima volta che viene proposta la chiusura del memoriale in piazza Rossa. Mai però con questa forza mediatica e in maniera così frontale e con la benedizione della Chiesa ortodossa, che hanno generato un prudente dibattito pubblico. La verità è che a Vladimir Putin l’idea non dispiacerebbe neppure. Mentre la figura di Stalin è in via di revisione positiva, l’anno scorso il centenario della morte di Lenin è passato sotto silenzio. Lo scorso 19 dicembre, il presidente russo ha detto che si tratta di un tema molto sensibile. «Un giorno forse, saremo pronti alla decisione di seppellire Lenin. Ma non ora, perché non dobbiamo fare alcun passo che possa dividere la nostra società». La Chiesa ortodossa invece ritiene che quel momento sia arrivato. E siccome in questi tre anni ha dato un appoggio totale e incondizionato alla guerra in Ucraina, è forte il sospetto che voglia farla finita con «la mummia». Passando così a un incasso per i servizi resi dal valore al tempo stesso simbolico e inestimabile.