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 2025  luglio 24 Giovedì calendario

Usa e Unesco, un balletto che dura da 40 anni

Il ritiro trumpiano dall’Unesco è l’ultima (per ora) puntata di un serial cominciato quarantun anni fa, quando Ronald Reagan (seguito da Margaret Thatcher che fece lo stesso con il Regno Unito) tolse gli Stati Uniti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza, l’educazione e la cultura. Allora era più che altro una questione di Guerra Fredda (c’era una sezione dell’Unesco dedicata ai media di Stato fortemente voluta dall’Urss e dai «non allineati», che venne poi disattivata), e obiezioni angloamericane agli altissimi costi amministrativi dell’organizzazione e alla scarsa trasparenza fecero il resto. Anche perché, allora, Washington e Londra insieme versavano più di un quarto del budget totale Unesco.
Ma se il Regno Unito, con Tony Blair nel 1997, tornò nell’organizzazione che nel frattempo aveva realizzato riforme significative nella governance, Washington è protagonista da allora di un balletto tanto curioso quanto bipartisan. George W. Bush, repubblicano (oggi odiatissimo dal movimento Maga di Trump) tornò nell’Unesco nel 2003, come segnale di buona volontà verso la cooperazione internazionale post-11 settembre, ma nel 2011 scattò il blocco dei massicci finanziamenti americani. 
Allora, il casus belli era l’ammissione della Palestina come Stato membro dell’Unesco a pieno titolo, che apriva una serie di questioni per Washington a causa di due leggi. Una, del 1990, vietava finanziamenti a agenzie Onu che avessero concesso piena adesione a entità prive di «attributi di appartenenza allo Stato riconosciuti a livello internazionale», un’altra del 1994 proibiva finanziamenti a organismi Onu che riconoscessero l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), o «entità correlate», come membri a pieno titolo. Obama, ex professore di diritto, non poté far altro che tagliare i fondi all’Unesco, che a sua volta tolse a Washington il diritto di voto. 
Sette anni da «osservatore», per Washington: fino all’arrivo di Trump che nel 2018 esce dall’organizzazione da lui accusata di essere ideologica (anti-israeliana, anti-americana) e globalista. Trump che però perde le presidenziali nel 2020, e il successore Joe Biden rientra nel 2023. E ora la decisione del nuovo ritiro dall’Unesco con decorrenza dal 31 dicembre 2026, in attesa di vedere chi occuperà lo studio ovale nel 2027.