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 2025  luglio 25 Venerdì calendario

Papa, disegno di legge Usa per non fargli pagare le tasse: o dovrà rinunciare alla cittadinanza

Un parlamentare repubblicano statunitense ha presentato un disegno di legge per evitare che il Papa nato a Chicago venga sottoposto agli obblighi fiscali Oltreatlantico o, in alternativa, perda la cittadinanza statunitense.
Il rischio di perdere la cittadinanza
“L’elezione di papa Leone XIV segna un momento storico non solo per la Chiesa cattolica ma per l’America”, ha dichiarato Jeff Hurd, membro della Camera dei rappresentanti per il Colorado. “Questa norma garantisce che ogni americano che risponda alla chiamata a guidare oltre un miliardo di cattolici in tutto il mondo possa farlo senza rischiare la propria cittadinanza e senza dover affrontare oneri fiscali inutili”.
Holy Sovereignty Protection Act
Nato a Chicago quasi 70 anni fa, Robert Francis Prevost ha in realtà tre cittadinanze: la cittadinanza statunitense, quella peruviana, che ha preso nel 2015 per poter diventare vescovo del paese (è stato ordinario della diocesi di Chiclayo da quell’anno al 2023, quando papa Francesco lo ha richiamato a Roma), e che ha rinnovato, poco dopo il Conclave, con una squadra dell’anagrafe peruviana giunta a Roma da Lima, e, ora che è Papa, ha ovviamente anche la cittadinanza vaticana. Il progetto di provvedimento del deputato statunitense è intitolato Holy Sovereignty Protection Act, legge sulla protezione della sovranità santa, ed è co-firmato da altri sei deputati, tutti repubblicani.
Gli obblighi fiscali negli Usa
La prospettiva che il nuovo Papa possa avere degli obblighi fiscali nei confronti del suo paese di nascita è dovuta al fatto che gli Stati Uniti tassano i cittadini sulla base della cittadinanza, dovunque essi risiedano. Già poco dopo il Conclave il Washington Post scrisse che “in quanto cittadino statunitense, l’uomo precedentemente chiamato cardinale Robert Prevost è soggetto agli stessi obblighi di segnalazione all’IRS (Internal Revenue Service) e al Tesoro degli altri cittadini americani residenti all’estero”. Se un cittadino statunitense all’estero può essere esentato dal pagare le tasse sull’integralità dei propri redditi, non vi è comunque una esenzione totale, neppure per un sacerdote, e vi è invece l’obbligo di dichiarare i redditi per coloro che lavorano per un governo straniero, anche come capo di Stato, che è il caso del Papa, che oltre ad essere vescovo di Roma è capo dello Stato della Città del Vaticano. A norma di legge vigente, dunque, Prevost sarebbe probabilmente tenuto a fare la dichiarazione dei redditi negli Stati Uniti “a meno che non rinunci alla cittadinanza statunitense”, scriveva il Washington Post. Non solo: secondo il sito statunitense The Pillar, c’è anche l’ipotesi che possano ricadere sotto la lente d’osservazione del fisco a stelle e strisce “i fondi ufficiali legati all’ufficio petrino, come l’Obolo di San Pietro, o altri conti personali destinati a spese papali e priorità caritatevoli”.
Come risolvere un pasticcio
Un inedito pasticcio fiscale e diplomatico al quale ora il congressman repubblicano, probabilmente in raccordo con la Casa Bianca, punta a porre rimedio con il nuovo progetto di legge, sottolineando il ruolo unico del Papa come leader spirituale e capo di Stato: “Questa norma”, ha affermato Jeff Hurd, “riconosce la natura straordinaria del papato – un ruolo che si trova all’intersezione di fede, leadership e responsabilità globale”.