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 2025  luglio 25 Venerdì calendario

Nel mondo 12 milioni di baby-schiavi. E cresce il reclutamento su Internet

Nel mondo, una persona su quattro vittima di schiavitù moderna è minorenne. Sono 12,3 milioni i bambini e gli adolescenti coinvolti in forme di sfruttamento: una cifra allarmante che riflette un fenomeno globale, in trasformazione e sempre più difficile da intercettare. Un fenomeno che non risparmia nemmeno l’Italia, dove nel 2024 sono state valutate 2.853 persone potenziali vittime, un numero in crescita rispetto alle 2.628 del 2023. Tra queste, i minori sono il 4,8% (137 casi). Secondo la XV edizione del dossier “Piccoli schiavi invisibili” di Save the Children, a livello globale quasi 9 milioni di minorenni sono intrappolati in matrimoni forzati, mentre i restanti 3,2 milioni di minori vittime di sfruttamento sono impiegati nello sfruttamento sessuale (1,6 milioni), nel lavoro coatto o in attività illecite (1,3 milioni) e nel lavoro forzato imposto da autorità statali (320mila casi). La tratta resta uno degli aspetti più gravi: nel 2022, più di una vittima su tre (38%) era minorenne, pari a oltre 26mila bambini e adolescenti, con un aumento del 31% rispetto al 2019. I minori coinvolti sono spesso invisibili, nascosti tra i flussi migratori, le fragilità sociali e le nuove frontiere digitali che facilitano l’adescamento e il controllo da parte delle reti criminali. In questo scenario complesso, anche l’Italia è coinvolta, come luogo di transito, destinazione e, talvolta, origine dello sfruttamento. Nel nostro Paese, il fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile rimane in gran parte sommerso, ma significativo. Colpisce l’età delle vittime: secondo i dati Sirit (Sistema Informatizzato per la Raccolta di Informazioni sulla Tratta) contenuti nel rapporto, il 60% dei minori sfruttata in Italia ha 17 anni (83 casi), seguono i 16enni (32), i 15enni (15), i 14enni (5) e, in due casi, addirittura bambini di 11 anni. La maggioranza è composta da maschi (78) rispetto alle femmine (59), un dato che ribalta lo stereotipo della tratta come fenomeno a prevalenza femminile. Le nazionalità più rappresentate tra i minori valutati sono Tunisia (31), Bangladesh (14), Gambia (14) e Nigeria (14). Nei primi cinque mesi del 2025, su 1.174 persone valutate, 61 erano minorenni (5,2%), con una netta prevalenza di maschi (41) e una crescita marcata di casi dal Bangladesh (23). Dal punto di vista territoriale, Emilia- Romagna (36 casi), Sicilia (30) e Toscana (13) sono le regioni con il maggior numero di emersioni nel 2024. Nel 2025, la Sicilia si conferma centrale (21 casi), seguita da Liguria (10) ed Emilia-Romagna (8). Le segnalazioni arrivano da enti locali e sociali, ma crescono anche quelle da hotspot, punti di sbarco e progetti Fami, evidenziando il legame tra migrazioni e sfruttamento. Alla valutazione segue la presa in carico, ovvero l’avvio di un percorso personalizzato di protezione: nel 2024 sono state 817 le nuove prese in carico totali, di cui 24 riguardano minori. Nei primi cinque mesi del 2025, su 298 prese in carico, 12 sono minorenni (7 maschi e 5 femmine), con un’età concentrata tra i 16 e i 17 anni.
A livello globale, stando al rapporto, diffuso a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani del 30 luglio, le ragazze rappresentano il 57% delle vittime minorenni e nel 60% dei casi il loro sfruttamento è di tipo sessuale. I ragazzi, al contrario, risultano maggiormente coinvolti in situazioni di lavoro forzato (45%). I Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi si presentano come quelli con la più alta incidenza di vittime minorenni di schiavitù: più di 3 vittime su 5, tra quelle rilevate, sono sotto i 18 anni (67%). Seguono l’Africa sub-sahariana e i Paesi del Nord Africa con, rispettivamente, il 61 e il 60% dei minori tra le vittime di tratta.
Anche l’Europa non è esente dal fenomeno. Nel 2023, i minori vittime di tratta rappresentano il 12,6% del totale, con 1.358 casi rilevati, in prevalenza in Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%). Lo sfruttamento sessuale è la forma più diffusa (70%), seguito da lavoro forzato (13%) e da attività criminali forzate (17%), come accattonaggio, borseggi o spaccio. Un dato rilevante: l’81% delle vittime minorenni in Europa è cittadino dell’Unione Europea e, in ben l’88% dei casi, lo sfruttamento avviene nello Stato membro di appartenenza. Questo dimostra come le fragilità interne – povertà, esclusione sociale, disagio psichico – siano un terreno fertile per le reti criminali.

Il dossier di Save the Children dedica particolare attenzione a un fenomeno in forte espansione: l’e-trafficking, ovvero l’uso sistematico delle tecnologie digitali per reclutare, adescare, controllare e sfruttare minori. Social network, app di messaggistica e piattaforme online abbattano le barriere geografiche e rendono più rapide ed efficienti le reti di tratta, permettendo agli sfruttatori di agire in anonimato e con minori rischi di individuazione.
Tra le tecniche più diffuse, il grooming online: si tratta di relazioni manipolative costruite da adulti nei confronti di minori, spesso simulando affetto e comprensione per spingerli a compiere atti sessuali, virtuali o fisici. Un altro schema frequente è quello dei “lover boys”: giovani uomini che instaurano relazioni affettive online con ragazze adolescenti per poi manipolarle e controllarle. Queste modalità di sfruttamento, seppur non nuove, si sono evolute e consolidate grazie all’uso massiccio delle tecnologie digitali, rendendo più difficile il riconoscimento dei segnali da parte degli adulti di riferimento e abbassando drammaticamente l’età delle vittime.