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 2025  luglio 24 Giovedì calendario

Cambogia: come nasce lo scontro sul confine e la parola “zio” diventata un caso politico

Non è la prima volta che Thailandia e Cambogia si trovano coinvolte in scontri lungo il confine, ma le sparatorie e i bombardamenti delle ultime ore segnano una pericolosa escalation in una disputa territoriale che dura da decenni. La tensione tra i due storici rivali è tornata alta lo scorso maggio, quando un soldato cambogiano era rimasto ucciso in uno scontro con le truppe thailandesi. Ma gli attacchi di oggi tra i due eserciti nei pressi del tempio indù khmer di Ta Muen Thom, situato in un’area contesa, sono tra i più gravi registrati negli ultimi anni: undici civili thailandesi hanno perso la vita e ci sono decine di feriti.
Il confine conteso
La disputa risale alla definizione del confine, lungo 800 chilometri, all’inizio del XX secolo. All’epoca, e fino al 1953, a occupare l’Indocina era la Francia che per la prima volta ne tracciò la mappa terrestre. Phnom Penh considera quella mappa un riferimento valido per le sue rivendicazioni territoriali, mentre Bangkok la contesta, sostenendo che sia inaccurata e priva di validità giuridica. Il punto più caldo del confronto è l’area attorno al tempio di Preah Vihear, situato su un promontorio conteso.
Nel 1962 la Corte Internazionale di Giustizia assegnò la sovranità del sito alla Cambogia, una sentenza che ha rappresentato per anni un ostacolo al pieno riavvicinamento diplomatico tra i due Paesi. Dopo nuovi scontri nel 2011 – che causarono circa 20 vittime e migliaia di sfollati – Phnom Penh ha chiesto alla Corte di riesaminare la questione. Nel 2013, l’organo giudiziario internazionale ha confermato la propria precedente decisione a favore della Cambogia. Ma Thailandia ha respinto la giurisdizione della Corte, mantenendo la propria posizione sulle aree contese.
Gli scontri di maggio
I rapporti hanno cominciato a inclinarsi ulteriormente quando lo scorso maggio le forze armate thailandesi e cambogiane si sono sparate a vicenda. Come sempre, entrambe le parti hanno affermato di aver agito per legittima difesa. Nello scontro ha perso la vita un soldato cambogiano.
Mentre i due Paesi hanno concordato di allentare la tensione, le autorità cambogiane e thailandesi hanno continuato ad attuare o minacciare misure che non prevedevano l’uso della forza armata. La Thailandia ha imposto rigide restrizioni al confine con la Cambogia, bloccando quasi tutti gli attraversamenti, anche per turisti stranieri, tranne per alcuni bisogni eccezionali. Fino ad arrivare oggi alla chiusura completa del confine.
La Cambogia ha da parte sua vietato film e programmi televisivi thailandesi, bloccato l’importazione di carburante, frutta e verdura thailandesi e ha boicottato alcuni collegamenti internet internazionali e la fornitura di energia elettrica del paese vicino.
La crisi politica interna in Thailandia e la parola “zio”
La crisi al confine ha avuto importanti ripercussioni politiche a Bangkok. La prima ministra thailandese Paetongtarn Shinawatra è stata sospesa dal suo incarico il 1° luglio per la gestione della disputa territoriale e per essersi mostrata troppo ossequiosa in un momento di scontro con Phnom Penh.
All’origine di tutto, una telefonata trapelata a giugno tra Paetongtarn e l’ex primo ministro cambogiano Hun Sen, che, pur avendo ceduto il potere al figlio, continua a esercitare un ruolo di rilievo come presidente del Senato. Nel colloquio, la premier avrebbe criticato apertamente la leadership militare thailandese chiamandolo Hun Sen “zio” – una parola usata in modo onorifico e informale per rivolgersi a uomini più anziani, anche non legati da rapporti di parentela. Hun Sen aveva un rapporto di amicizia con Thaksin Shinawatra, padre di Paetongtarn ed ex primo ministro thailandese, ma i rapporti tra le due famiglie si sono raffreddati proprio a causa delle dispute territoriali. Le dichiarazioni sono state interpretate da molti come un gesto di sottomissione verso Phnom Penh e un affronto alla sovranità nazionale, scatenando proteste diffuse e indignazione pubblica.
Di fronte al crollo della sua leadership, Paetongtarn si è scusata pubblicamente, sostenendo che le sue parole facevano parte di una strategia diplomatica. Nel frattempo, il suo alleato politico ed ex ministro della Difesa, Phumtham Wechayachai, è stato nominato primo ministro ad interim.