la Repubblica, 24 luglio 2025
Scotti: “La ruota gira per me i 70 anni sono l’età dell’oro”
Quando ho riportato il gioco nel preserale l’operazione è riuscita, ma il salto nell’access time era un’altra cosa, sapevamo i rischi.
Invece, sorpresa: in assenza di tormentoni estivi, siamo noi il tormentone». Gerry Scotti con La ruota della fortuna fa volare gli ascolti di Canale 5, media del 23% di share, picchi del 25. Come un topo nel formaggio – nel maxi studio dove si ripete il rito delle frasi da comporre, Samira gambelunghe che gira le lettere, la band che suona, i concorrenti che diventano personaggi – è lì a dire che la tv nazionalpopolare ha successo.
Perché “La ruota” funziona?
«È un gioco, con tutti i crismi della tradizione e la giusta modernità.
Alle 20.30 c’è chi torna dal lavoro, chi dalla spiaggia. Gli facciamo compagnia».
Mike Bongiorno ha sempre detto che era il suo erede, è così?
«Ho scelto la tv commerciale, pop, fatta bene e non becera, per capirci. Una scelta che all’apparenza può essermi costata in termini di premi della critica, ma che mi ha dato l’amore del pubblico. Mike lo aveva intuito, in tempi non sospetti. Disse: “Quando non ci sarò più io, ci sarai tu”. Gli dico: “Grazie Mike”».
Il segreto?
«Mai mettersi un gradino sopra gli altri, la mission è parlare a tutti».
Il 7 agosto compie 69 anni, con i concorrenti giovani ironizza sull’età: “Non ho studiato Giulio Cesare perché era ancora vivo”.
«Ho raggiunto una maturità e una consapevolezza che mi permettono di vivere magnificamente questa età. Pensavo che il periodo d’oro fossero i 40 anni. Non è per tirare l’acqua al mio mulino, ora penso che siano i 70, se li raggiungi con serenità. Amo il mio lavoro, i nipoti, che si può volere di più?».
Pier Silvio Berlusconi ha voluto cambiare, dopo 37 anni non c’è “Striscia la notizia”. Il rapporto con Antonio Ricci?
«È stata una decisione epocale. Io ero seduto al bancone diStriscia,vedevo Antonio perplesso. Anche per me è un dispiacere, Striscia è la cosa più importante della mia carriera. E ho lasciato Tu si que vales,che ho fatto per 14 anni. Ho compiuto le mie scelte. L’estate era il momento giusto, abbiamo lavorato tanto a questa sfida».
Oggi gli ascolti volano, però a settembre tornerà “Affari tuoi”.
«A me sembrava ingiusto soppesare i risultati del tg satirico con un gioco: “Striscia perde con i pacchi” mi dava fastidio, ci ero seduto io a quella scrivania. Almeno ora con un gioco andrò contro un gioco, poi perderò, quello si è tarato sul 30%. Se farò il 17, il 18% avrò fatto il mio».
Come vede Stefano De Martino?
«Essere fusto aiuta. Ha l’età che avevo io quando ho cominciato, solo che Berlusconi mi diceva che sembravo un ragioniere della Brianza, lui è uno strafico di Napoli.
Il mio gioco è fatto di poche regole chiare, il suo è un meccanismo privo di meccanismo: apri una scatola e vedi cosa c’è dentro».
Silvio e Pier Silvio si somigliano?
«Il dna lo vedi. Da quando Pier Silvio ha preso le redini, man mano che procede, lo vedo sempre più simile al padre».
A un rinnovo del contratto, Silvio Berlusconi le disse: “Scrivi tu la cifra”. Con il figlio è lo stesso?
«L’affetto è la cosa che mi emoziona di più. Con Pier Silvio ci siamo visti al ristorante, abbiamo rinnovato il contratto senza precisare la cifra e la durata. Una volta che ci siamo stretti la mano quella sera, sono passato all’ufficio contratti e ho riempito gli spazi vuoti».
Una vita a Mediaset, cosa ha rappresentato Sanremo?
«Avevo un jolly di Pier Silvio, che non avevo mai usato. Mi ha stupito l’affetto dei dirigenti, degli autori e dei tecnici. È stato bello».
La paragonano a Carlo Conti.
«Perché pedaliamo anche in salita».
Pier Silvio scenderà in politica?
«Vedo che ne è lusingato, non metto becco. Ho avuto esperienze belle e brutte nella vita, la politica non voglio proprio ricordarla. Da fratello maggiore gli direi: “Lascia perdere”. Il padre mi chiese cosa fare, e ha fatto il contrario».
Lo ius scholae è importante?
«Per me tutti gli ius lo sono. Ho studiato Legge, so che tutto ciò che è giusto può non essere buono, e ciò che è buono può non essere giusto. Mi piacciono le leggi giuste applicate nelle cose della vita, basta che non vengano strumentalizzate tirando in mezzo i poveri e gli immigrati. I diritti non sono né di destra né di sinistra».
Che pensa di quello che sta succedendo nella sua Milano?
«Milano ha avuto una trasformazione profonda, mi sembrava persino strano che non desse nell’occhio. C’è chi attacca Sala per le piste ciclabili, non puoi rifare un sindaco per simpatia o antipatia, è da trogloditi. Mi è piaciuto che il presidente della Regione Lombardia Fontana gli abbia dato la solidarietà. Poi è ovvio, se ci sono stati reati, che vengano chiariti e i colpevoli puniti».
Comprò la prima casa grazie a suo padre Mario, che garantì in banca con la sua firma. Ci pensa?
«Sempre. Aveva fatto a mala pena le scuole elementari, era intimidito. I suoi gesti non li dimentico: non rimproverarmi quando sono stato rimandato in latino e greco, comprarmi la moto sacrificando mesi di stipendio, venire a firmare per il mutuo. Ero già Gerry Scotti e lavoravo alla radio. Facevo le serate con Linus e Albertino e all’alba tornavamo insieme: io dalle discoteche, lui dalla tipografia del Corriere. Parcheggiavamo l’auto a Viale Zara, mi veniva incontro e mi chiedeva: “Sei stanco?”».