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 2025  luglio 24 Giovedì calendario

Compriamo libri un tanto al metro

Guarda come sono colto, sembrano dire le pile di libri con cui i Jay Gatsby del nuovo millennio amano riempire le loro case. Proprio come faceva il protagonista del romanzo di Francis Scott Fitzgerald, che attraverso scaffali pieni di libri, benché questi non venissero mai letti e forse nemmeno sfogliati, voleva dare un’immagine raffinata di sé. A un secolo esatto dalla pubblicazione delGrande Gatsby (era l’aprile del 1925) quella stessa tendenza che Fitzgerald criticava mettendo in luce la superficialità dei super ricchi attraverso il personaggio di Gatsby, sembra essere tornata di moda.
Del resto, volendo citare esempi più recenti, anche nel romanzo di Vincenzo Latronico, Le perfezioni, finalista quest’anno all’International Booker Prize (vinto poi dall’indiana Banu Mushtaq), ritroviamo la stessa smania nella rincorsa dei due protagonisti, Anna e Tom, a una vita cool e curata attraverso un appartamento tappezzato di scaffali a tutta altezza foderati di libri: romanzi, graphic novel, grossi volumi illustrati da tavolino, accuratamente disposti per creare l’immagine di una vita chic e appagata, a prescindere dal fattoche sia effettivamente così.
In un’epoca di continuo scroll, dove soprattutto conta apparire, dare l’impressione di essere una persona colta, che ascolta musica in vinile e legge molto, aiuta a guadagnare credito. E per creare una libreria “istantanea” ed esteticamente gradevole, con tomi magari ordinati per sfumature di colore, vengono in aiuto quei librai – fisici o più spesso siti specializzati – che commerciano “libri al metro”. La tendenza, molto anglosassone (celebre la libreria Strand di Manhattan con i suoi “books by the foot”), rilanciata in questi giorni dal quotidiano britannico Guardian, sulla scia della popolarità del trend “bookshelf wealth” su TikTok, è già arrivata anche in Italia. Dove la libreria Salimbeni, una delle più antiche di Firenze, nel cuore storico della città, già negli anni pre-pandemia forniva «qualche metro di libri» per creare una biblioteca, arredare un salotto, uno studio legale, o progettare una scenografia. «Lo abbiamo fatto anche per cercare di alleggerire i nostri magazzini», racconta oggi la proprietaria, «e la cosa ha incontrato un grande interesse dei clienti alla ricerca di legature originali, dei primi del ’900. Le richieste non arrivano tanto da privati, quanto dagli hotel o per riempire gli studi dei professionisti». Tra i più ricercati, comeè ovvio, i libri esteticamente belli, «spesso un’intera collana, uniforme nella rilegatura, a volte addiritturasolo di un colore, quello che meglio si adatta agli ambienti da riempire».
Effettivamente i volumi vintage sono i più apprezzati, in quanto offrono un modo immediato per creare l’effetto di una biblioteca di lunga data composta da libri raccolti nel corso di molti anni. E su eBay è possibile comprare un metro di tomi antichi scelti a caso anche con poco più di 20 euro. Mentre su Etsy, altro sito che offre libri al metro (con un aumento del 20 per cento negli ultimi tre mesi rispetto allo stesso periododell’anno scorso) è possibile acquistare set di cinque volumi vintage personalizzabili per colore con copertina rigida a partire da 39 euro. Anche il Libraccio di via Corsico a Milano, sul Naviglio, offre lo stesso servizio. Qui le richieste maggiori arrivano alla vigilia del Salone del Mobile, ci conferma Piero Fiechter. «Poi durante l’anno sono soprattutto architetti d’interni che chiedono uno, due, tre metri di libri». Libri dunque come oggetti di arredamento. «Certo non da consultazione»,continua Fiechter, «ce li chiedono dell’800, primi ’900, con copertine belle». In fondo, come dimostrano gli illustri esempi letterari che abbiamo fatto, le persone hanno sempre usato i libri per affermare la propria raffinatezza e ricchezza. «I libri fanno parte dell’approccio generale che i miei personaggi hanno alla presentazione di sé e questa è una tendenza che viene molto influenzata dai social» ci dice lo stesso Latronico quando lo raggiungiamo al telefono. «La ricerca della bellezza, che volevo raccontare nel primo capitolo del mio libro, si è estesa a moltissimi aspetti della nostra vita, non solo alla presentazione del proprio aspetto, e in questo rientrano anche i libri. Ma la lettura “performativa” in fondo c’è sempre stata. Quando ero ragazzo io, c’era chi, per darsi un tono, andava in giro con l’enorme mattone diInfinite Jest di David Foster Wallace sotto al braccio per dimostrare che lo stava leggendo. Ora Instagram incoraggia ancor di più questa moda». Ma ricorrere ai libri come oggetti di arredamento è necessariamente un male? «Se le persone vogliono comprare libri e sostenere l’industria culturale solo per darsi un po’ di arie, cosa che peraltro è sempre successa, ben venga», è l’opinione di Latronico. Lo diceva anche Cicerone che una stanza senza libri è come un corpo senza anima. E in Giappone esiste persino la parolatsundoku, che indica l’acquisto di libri con le migliori intenzioni, ma che si lasciano accumulare senza leggerli.
«Una volta si compravano le enciclopedie perché era bello mostrare di averle in casa, spesso c’era la possibilità di avere copertine che si abbinassero all’arredamento», ricorda Desy Icardi che per Fazi ha pubblicato La biblioteca dei sussurri, dove si parla proprio di questo. «C’è una famiglia che compra una bella libreria di design e poi passa serate intere a cercare di riprodurre quell’ordine casuale, quel caos meraviglioso che hanno solo le librerie realmente vissute. Perché poi è quello che distingue una libreria vissuta: la tendenza al caos». Il libro sfugge sempre al controllo di chi cerca di ordinarlo. «Fa un po’ effetto che qualcuno si possa mettere in casa dei volumi solo per apparenza», nota Luca Cena, libraio antiquario e divulgatore torinese, «ma il piacere di riempire le pareti di libri invece di lasciarle vuote o piene di chissà cos’altro non è un fenomeno da snobbare. È comunque un avvicinamento al libro nella sua materialità e nella sua forma cartacea. È ovvio: i libri nascono e sono tra noi per essere letti, ma il fatto di essere presenti nelle case, anche solo perché va di moda, per seguire un trend, ha dei risvolti positivi. È chiaro che poi questo dovrebbe essere un invito ad aprirli». Prima o poi.