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 2025  luglio 24 Giovedì calendario

La paura del femminile in letteratura

Chi è, nel profondo, la principessa Turandot? Lo sanno bene i suoi tre ministri: «Una femmina colla corona in testa e il manto colla frangia! Ma se la spogli nuda è carne, carne cruda! Roba che non si mangia!» Tanto più ingiuriosa l’immagine, e sprezzanti le parole (femmina, roba) tanto più intenso il timore, anzi, la paura. Perché l’origine della vita può anche dare la morte, come insegnano nel mondo classico Circe, Clitemnestra, le Danaidi e Medea, e Dalila, Giaele, Giuditta e Salomè nella Bibbia. L’Eterno Femminino come pericoloso antagonista ha una perduranza significativa nell’immaginario occidentale, dal mito alle dark ladies di Chandler e Hammett, passando per Morgana, Lady Macbeth, la Regina della Notte: sono tutte belles dames sans merci. Il romanziere uomo è al contempo attratto e impaurito dalla donna.
Tutto l’Ottocento ne è attratto e impaurito, dalla Fosca di Tarchetti alla Carmen di Merimée. E tornando a Turandot, pensate alle eroine di Puccini, tanto più buone quanto più condannate a morire. Già, la donna dà vita e morte, ed è mangiatrice d’uomini. È il caso – e siamo nel Settecento del Werther delle Affinità elettive e della Nouvelle Héloïse – della marchesa di Merteuil, nelle Relazioni pericolose. Valmont è un ben meschino villain, al confronto: seduttore sedotto, ingannatore ingannato, grezzo come tutti i maschi rispetto alla sottile intelligenza femminile. È così, confermano gli etologi, in tutti i mammiferi superiori: il maschio, in più, ha solamente i muscoli, ma la vera guida del branco è sempre affidata alle femmine più anziane, le quali però sanno anche fingere e ingannare. (E, a conferma che in letteratura i buoni sono per lo più personaggi scialbi, chi di noi ricorda il nome dell’innocente vittima, Cécile de Volanges?).
Citato Goethe, mi pare giusto ricordare un romanzo di Mann, Carlotta a Weimar, dove fra i due protagonisti – l’augusto genio ammirato da tutta la Germania e la donna che ispirò il fortunato romanzo – si svolge un confronto a distanza che li vede non antagonisti, bensì protagonisti. Certo, oggi il romanzo di Mann risulterebbe incomprensibile e illeggibile, il che la dice lunga sullo sviluppo della nostra società, ma è interessante considerare come l’ingenua disponibile e gentile Lotte si riveli, dei due, d’una tempra altrettanto solida – benché non geniale. È anche questo, in modo molto sottile, un confronto fra i sessi, benché armato soltanto di arguzia sentimento e parole.
Ma torniamo al confronto cruento, ai romanzi nei quali il Cattivo è donna che rifiuta di dare la vita per dare, invece, sofferenza o morte. Ed ecco allora la bella idea di Dumas: chi è il villain nei Tre moschettieri? Non, come in Salgari, un uomo quali James Brooke, Suyodhana, Wan Guld. No.
Una donna: Milady, la belle dame senza nome che si scoprirà essere la perversa moglie di Athos. Gran bella idea, questa di Dumas. Una idea che, oltretutto, consente due momenti alti nella narrazione. E sposta il piano conflittuale: le armi di Milady sono altre, da un lato gli uomini che seduce e sono pronti a morire per lei, dall’altro la seduzione stessa, contro la quale la lama dell’ambidestro Athos potrebbe risultare impotente. Certo, non mancano i precedenti, come si è detto, ma resta una grande idea che trionferà sino a oggi nel cinema. Così come in due generi popolari, il fantasy e la fantascienza.
E infatti le antagoniste femminili sono molto comuni nelle fiabe, che probabilmente costituiscono l’introduzione alla fantasia per la maggior parte di noi. Questo perché il bambino è schiacciato dalle Madri. Vale anche nei cartoni animati: pensate a Malefica, nella Bella addormentata, o a Crudelia de Mon, demone sin dal nome. È la discesa alle Madri, ancor più di quella all’Oltremondo, a essere veramente liberatoria. Per lo stesso motivo, nella rivoluzione dei ruoli, le streghe han sempre ossessionato la società – universo maschile che si avverte in pericolo – più degli stregoni. C.S.
Lewis ha creato un paio di antagoniste femminili nella serie di Narnia. E non è un caso se i fantasy più recenti hanno spesso antagoniste malvagie.
Lilith (nome che già dice tutto: si torna al mondo adamitico precedente i patriarchi) è la grande cattiva della serie Nightside di Simon R. Green, anche se questo risulta chiaro ai protagonisti “buoni” solo quando colei che fu la prima sposa di Adamo appare di persona nel quarto libro. E ricordo qui ancora Dark Jewels di Anne Bishop, Una corona di stelle di Kate Elliott e Trilogia del Parlatore di Dio di Karen Miller. Li cito perché gli autori sono… autrici. Alla donna contemporanea occidentale, nei fatti così spesso vittima, oltre la parità non totalmente raggiunta piace sapersi temibile. Il risultato s’è visto alle ultime presidenziali americane. E tornando alla grande letteratura? Basti un solo nome, al tempo stesso vittima e carnefice come Medea: Gertrude, la Signora, la Monaca di Monza. E qui potremmo davvero scrivere pagine e pagine...