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 2025  luglio 23 Mercoledì calendario

ChatGPT: gli utenti inviano 2,5 miliardi di richieste al giorno

Sempre più utenti usano ChatGPT su base quotidiana. Lo rivelano gli ultimi numeri ufficiali diffusi da OpenAI tramite un commento alla pubblicazione statunitense Axios. Secondo l’azienda gli utenti inviano circa 2,5 miliardi di prompt (le richieste al chatbot) al giorno. Di questi, solo 330 milioni sono negli Stati Uniti, a significare che la crescita dell’uso del sistema di IA generativa di OpenAI è un fenomeno in forte espansione a livello globale.
Secondo un’analisi pubblicata da Comscore, gli utenti unici attivi nel nostro Paese ad aprile 2024 sono stati 11 milioni. È un dato in crescita: nel corso del primo quadrimestre dell’anno il numero di utenti italiani di ChatGPT è cresciuto del 65%, mentre il tempo di permanenza sul servizio è più che raddoppiato (+118%). Nel complesso, secondo il medesimo studio, sono circa 13 milioni gli italiani che nello stesso periodo hanno utilizzato almeno un’app di intelligenza artificiale. Un dato notevole, se si considera che la cifra è pari al 28% della popolazione attiva online nel nostro Paese.
Il trend riflette un cambiamento globale nell’uso dei servizi internet, in un riassetto che minaccia in particolare il predominio di Google. Secondo le stime più recenti diffuse da Alphabet, la conglomerata che controlla il motore di ricerca per antonomasia, le ricerche effettuate globalmente in un anno sono circa 5 mila miliardi. Google non diffonde dati su base quotidiana o mensile, ma la media di circa 14 miliardi di ricerche quotidiane che si può dedurre dal dato annuale riflette stime effettuate da analisti indipendenti.

L’assedio a Google
Il confronto con quei 2,5 miliardi di prompt è dunque inevitabile. Nel giro di poco più di 2 anni e mezzo dal lancio pubblico, ChatGPT ha superato un sesto delle interazioni quotidiane che Google ha impiegato quasi 27 anni ad accumulare.
Ci sono ovviamente da fare dei dovuti distinguo: non tutte le interazioni con il chatbot di OpenAI sono ricerche Web. Il numero di prompt include poi anche le richieste provenienti da conversazioni con più domande. Infine non si può trascurare che l’offerta di una versione gratuita di ChatGPT sia insostenibile da un punto di vista economico nel lungo termine, ed è una strategia volta esattamente a diffondere il più rapidamente possibile l’uso del sistema di AI generativa tra gli utenti.
Al netto di tutte queste considerazioni, è innegabile che ChatGPT è il servizio software e l’app online con il più rapido tasso di crescita della storia di Internet. Lo dimostra proprio il numero di prompt quotidiani: per passare da un miliardo a 2,5 miliardi ci sono voluti solo sei mesi. Se questo trend venisse mantenuto, ChatGPT avrebbe bisogno solo di un altro anno per superare i 15 miliardi di richieste al giorno.
A minacciare il dominio di Google sulle ricerche web non è però soltanto ChatGPT: anche altri servizi come Perplexity o Kagi puntano a sviluppare motori di ricerca di nuova generazione basati sull’IA generativa.

I loro numeri sono ancora trascurabili rispetto a quelli di Big G, ma testimoniano un trend di crescita importante. Il nervo è certamente scoperto, come dimostrato a maggio dalle dichiarazioni di Eddy Cue. Durante una testimonianza al processo antitrust contro Google, il Vice President of Services di Apple ha dichiarato che per la prima volta Apple ha notato un calo significativo delle ricerche tramite Google su iPhone. Cue ha inoltre confermato che Apple ha interesse ad introdurre sistemi di ricerca basati sull’IA al posto di Google sulle proprie piattaforme in futuro. Le dichiarazioni hanno provocato un calo dell’8% delle azioni di Google (poi recuperato).

Alphabet non è rimasta però a guardare: l’azienda sta investendo decine di miliardi nello sviluppo e nella diffusione di Gemini e di altri modelli di IA generativa, mentre le AI Overview – i riassunti delle ricerche generati dall’IA – sono state già inserite forzosamente in quasi tutte le query, nella maggior parte delle lingue. Per adesso non hanno però contribuito a migliorare la posizione e la percezione di Google nella guerra per il dominio dell’IA: spesso i riassunti sono comicamente sbagliati, mentre i proprietari di siti e pubblicazioni online da cui il sistema ricava le informazioni sono sul piede di guerra per il forte calo delle visite causato dalle AI Overview.