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 2025  luglio 23 Mercoledì calendario

Animal beauty: l’America di Trump rinnega la cosmetica vegana a favore di quella con grassi animali

Un’ondata di rancore anti-vegano arriva dagli Stati Uniti e, oltre al nostro frigorifero, vuole colonizzare l’armadietto dei cosmetici. Se i conservatori trumpiani come Robert F. Kennedy Junior, segretario americano alla Salute, predicano la bontà della dieta carnivora tutta proteine animali, le ambasciatrici della bellezza post woke si spalmano il grasso di manzo sul viso e lodano gli effetti dell’olio di emù per la chioma. Nel frattempo, Kim Kardashian e Jennifer Aniston si fanno iniettare sperma di salmone sotto pelle per un glow a prova di red carpet.
Ma siamo davvero pronti a rinnegare le formule vegetali per tornare agli ingredienti di derivazione animale? Il mercato globale del veganismo – che vale 30 miliardi di dollari – sta perdendo colpi? Alcuni dati indicano un certo grado di ripensamento. Secondo il report The Power of Meat, nel 2024 le vendite di carne negli Stati Uniti hanno raggiunto 104,6 miliardi di dollari e in dieci anni il consumo annuale individuale è aumentato di oltre 12 chili. L’ossessione per le diete proteiche si accompagna oggi a un nuovo paradigma culturale. Sotto l’acronimo Maha, Make America Healthy Again, si celebra l’alimentazione “genuina” di un tempo agganciandola a valori di destra come la tradizione, la forza, il dominio. Questo tipo di messaggio, affidato ai meat influencer, esaltatori degli hamburger contro il tofu, è tracimato nel mondo beauty dove trad wives e creative digitali di orientamento conservatore, tra cui Nara Smith (11 milioni di follower su TikTok) e Hannah Neeleman (@ballerinafarm, 10 milioni su Instagram), esaltano il lavoro domestico e i segreti di bellezza delle nonne.
Il beef tallow, ovvero sego di manzo, è al centro di questa tendenza in nome della sua presunta purezza. In pratica, si tratta di grasso bovino che viene fuso e filtrato per sostituire il burro in cucina e come crema per il viso nella cosmetica. Bethany Joy McDaniel, fondatrice del marchio di skincare Primally Pure, lo presenta come una panacea idratante e riparatrice. Lo stesso messaggio arriva da altri produttori, per lo più americani e nordeuropei, che lo vendono anche in Italia, soprattutto su Etsy e su Amazon, dove basta una semplice ricerca per veder spuntare decine di offerte. Peccato che non sia affatto miracoloso né raccomandato dai dermatologi. Heather Rogers, docente della University of Washington di Seattle, l’ha analizzato concludendo che, sebbene non sia dannoso e contenga vitamine, non contrasta la comparsa di rughe o di acne. Per il suo effetto sigillante, potrebbe far guarire più rapidamente dall’eczema e altre lesioni, ma non è particolarmente idratante e ha un potenziale effetto comedogenico. «Inoltre nei grassi animali possono accumularsi residui di farmaci usati sugli animali», nota Eleonora Gavino, chimica cosmetologa. «Per renderli sicuri, occorrono processi di purificazione complessi, energivori e inquinanti». Insomma, la genuinità idealizzata non è poi così affidabile. «Il punto centrale quando si valutano gli ingredienti di origine animale sono le prestazioni, non paragonabili a quelle delle formule moderne. Nel caso specifico del sego, l’odore è difficile da coprire e la consistenza è pesante, soprattutto rispetto alle texture leggere ed efficaci a cui ormai siamo abituati». Insomma, chiede Gavino, «ha davvero senso tornare al passato, quando la ricerca ci offre alternative, magari vegetali, magari biotech, più sicure e performanti?».
Se dal punto di vista ideologico affidarsi alla bellezza carnivora è un’affermazione di identità in reazione al mondo vegano della clean beauty, occorre fare chiarezza anche su questo aspetto. «La cosmetica si basa da sempre su ingredienti di origine animale. Li troviamo nei prodotti di uso quotidiano senza nemmeno farci caso. Il collagene, per esempio. O il pigmento dei blush e dei rossetti: il C75470 è un colorante estratto dalla cocciniglia, un insetto. O ancora, la cheratina, comune nei prodotti per i capelli, che proviene da piume, corna, unghie; le proteine della seta dai bozzoli dei bachi e anche il miele, la cera d’api, la bava di lumaca». E la nuova ossessione delle celeb che consiste nell’iniezione del dna estratto dallo sperma dei salmoni? I pesci non vengono uccisi, ma sono comunque sottoposti a trattamenti crudeli. Come nota Gavino, la trasformazione e il consumo di animali e piante implica l’intervento dell’uomo e quindi non sono mai neutri per impatto ambientale. Vegana o animale che sia, insomma, la strada per raggiungere una bellezza realmente green è ancora lunga.