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 2025  luglio 23 Mercoledì calendario

Codice della strada, l’idea sul tavolo di Salvini: tessera digitale per i pazienti che fanno uso di farmaci psicotropi. “Rischio privacy e discriminazioni”

O la patente o la privacy, per i pazienti in cura con farmaci psicotropi. Per evitare la sospensione del documento di guida, il Tavolo tecnico riunito da Matteo Salvini il 24 giugno valuta soluzioni in bilico sulla riservatezza. Ad esempio, munire i pazienti di una tessera digitale con QR code, oppure un codice da piazzare sulla patente o sulla tessera sanitaria. Durante i controlli, agli agenti basterebbe una scansione per verificare la terapia a base di medicine con sostanze stupefacenti. Ma serpeggia il timore dell’attentato alla privacy, tra le associazioni: ad oggi non esiste un elenco di persone che assumono farmaci a base di oppioidi o cannabinoidi.
I pazienti rischiano la patente – Le tessere, con il rimando alla lista dei pazienti, risolverebbero la “trappola” del nuovo codice della strada firmato dal ministro leghista: basta rilevare tracce di sostanze illegali per dare l’addio (temporaneo) al documento di guida, anche se al volante si è perfettamente lucidi. Dunque i pazienti, dal 14 dicembre, convivono con la paura della sanzione, perché assumono farmaci quotidianamente o con regolarità. Del resto, le tracce restano nell’organismo più a lungo degli effetti.
“Abbiamo chiesto di fermare il terrorismo mediatico creato tra i pazienti”, dice Elisabetta Biavati, in cura con la cannabis per tre malattie rare di origine neurologica. Il 24 giugno era presente alla prima riunione del Tavolo tecnico al Ministero dei trasporti, come presidente dell’Associazione pazienti Cannabis Medica APS (A.PA.CA.M.). “Un dirigente della Polizia di Stato – dice Biavati – ha rassicurato: nessun paziente è mai stato fermato, nessun provvedimento o accanimento”. Eppure la legge non prevede un trattamento diverso per i pazienti. “Infatti sono tutti in ansia prima di mettersi al volante per andare in vacanza”, racconta Elisabetta. “Speravo di poterli rassicurare prima delle ferie invece non sappiamo nulla sul secondo incontro”. Ci sarà al Ministero, prossimamente, quando non si sa.
Il Tavolo tecnico presieduto da Salvini – La prima riunione si è svolta sei mesi dopo l’annuncio di Salvini a dicembre. Come anticipato dal Fatto.it, c’era il dottor Vittorio Guardamagna, direttore del dipartimento per le Terapie del dolore all’Istituto europeo oncologico (Ieo) a Milano. Assente invece Tobia Zampieri: l’imprenditore ha tentato di accreditarsi come rappresentante delle associazioni dei pazienti, pur accusandole di averlo plagiato. Escluso dal Tavolo tecnico, al Fatto dice di avere “l’agenda piena” e nessuna “dichiarazione da rilasciare”.
Alla riunione erano presenti autorevoli sigle di medici e società scientifiche: Società Italiana di Neurologia (Sin), Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). Ben 4 organizzazioni a sostegno dei pazienti in cura per l’epilessia. Presente la Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e Famiglie (Fish). Assenti i gruppi di pazienti oncologici, sebbene gradissero l’invito. Al tavolo presieduto da Matteo Salvini, per le istituzioni sedevano i rappresentanti del Dipartimento antidroga di palazzo Chigi, del ministero della Salute, del Ministero dell’Interno (con la Direzione Centrale di Sanità e il Servizio di Polizia Stradale) e dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
L’impasse: o la privacy o il passo indietro di Salvini – Elisabetta Biavati sottolinea il clima di collaborazione, la volontà di ascolto e il proficuo scambio di vedute, ma anche l’ostacolo da superare: “Per non avere problemi con il nuovo Codice della strada, bisogna rinunciare a un po’ di privacy”. L’alternativa è cancellare con un colpo di spugna l’articolo 187 voluto da Salvini e tornare al discrimine dello stato di coscienza del guidatore. Ma il passo indietro del leghista non è previsto in alcun modo. Dunque, bisogna intaccare la riservatezza dei pazienti. Ma come? “Mostrare la prescrizione e il piano terapeutico – dice Biavati – violerebbe la privacy”. Il paziente alla guida, esibendo la ricetta, potrebbe svelare diagnosi ginecologiche o legate alla salute mentale. Un codice sulla patente o sulla tessera sanitaria? Anche così, il diritto al segreto sulla cura potrebbe crollare.
Il giurista: “Lo scopo è individuare chi assume stupefacenti?” – “Per i pazienti il rischio privacy esiste eccome”, dice il giurista Giovanni Maria Riccio, professore di diritto comparato all’Università di Salerno. “Un registro elettronico è esposto alla minaccia di un accesso abusivo o al furto dei dati, ma tesserini o ‘bollini’ ad hoc aggraverebbero la violazione. E se fossero visti da altri e qualcuno allungasse l’occhio?”. La discriminazione come “tossicodipendente”, per i pazienti che assumono oppioidi e cannabinoidi, è dietro l’angolo.
Non solo, la terapia rivelerebbe la gravità della malattia: certi farmaci non si somministrano per un raffreddore. “L’eventuale registro, sarebbe accessibile solo alle forze dell’ordine?”, chiede l’esperto. Che nutre un sospetto sul nuovo codice della strada: “Non punisce la guida in stato di alterazione, ma l’assunzione di stupefacenti malgrado non sia reato. Qual è la finalità del controllo: capire chi fa uso di sostanze psicotrope?”. In ogni caso, sottolinea Riccio, “il Garante della privacy deve esprimersi su ogni provvedimento riguardante la privacy”.
I timori delle associazioni dei pazienti: “Salvini avrà accesso al registro?” – Elisabetta Biavati, unica rappresentante dei pazienti in cura con la cannabis, al Tavolo si fa portavoce del solo obiettivo plausibile: “Il paziente con prescrizione, o non viene sottoposto ai test o è esentato dalla sanzione, anche dopo gli accertamenti, perché noi siamo sempre positivi a stupefacenti”.
Al ministero della Salute, intanto, giace inerte l’altro Tavolo tecnico con le sigle dei pazienti in terapia con il Thc, mai convocati dal governo Meloni. Contestano l’esclusione del Mit e di non essere stati informati sui contenuti del primo incontro. Nel convegno alla Camera del 14 luglio hanno espresso tutti i dubbi sull’idea di un codice digitale. Santa Sarta, presidente dell’Associazione Pazienti Cannabis aps, domanda: “L’eventuale elenco dei pazienti sarebbe accessibile al ministro Salvini? Da parte sua, temiamo il pregiudizio ideologico verso la cannabis”.