Il Messaggero, 23 luglio 2025
Sandro Castro, il nipote di Fidel fa infuriare i cubani: auto di lusso, discoteche e video social. Ecco chi è
Il nipote máximo ha qualcosa del nonno líder: come lui ama i preziosi Habanos, come il nonno è testardo, sa cambiare abilmente strategia per adattarsi agli imprevisti, ha carisma. Soltanto che, invece di sedurre le masse, seduce i followers. Anzi, fa infuriare i concittadini. Sul suo account Instagram @sandro_castrox, al secolo Sandro Castro, ne conta ben 121mila. Trentatré anni, il bel giovanotto è nato quando il nonno era ancora nel pieno delle forze fisiche, capace di dire ai cubani che i tempi duri dovevano ancora venire, ma che il paese avrebbe saputo superare la crisi. Cuba aveva appena perso l’Urss come principale partner commerciale e stava entrando nella lunga notte del «Periodo Speciale», una notte da cui, per molti aspetti, non è mai uscita. Figlio di Rebecca Arteaga e di Alexis Castro Soto del Valle, ingegnere delle telecomunicazioni, ultimogenito di Fidel Castro e Dalia Soto del Valle, Sandro si distingue ormai da qualche anno per le sue intemperanze da influencer, più vicino ai canoni yankee che a quelli del marxismo-leninismo di famiglia.
I POST
Sfreccia a più di 150 all’ora su una Mercedes-Benz per L’Avana, conduce da vero lider il locale più trendy della capitale, l’Efe, incastonato in un ghetto sapientemente distante dalla povertà dei comuni cubani. Al suo fianco nessun Che, ma rampolli della gioventù dorata di Cuba che carburano a Cristal Beer e si pavoneggiano con filtri con orecchie da gatti. Scherzo o corso naturale della storia, i cubani hanno dovuto rassegnarsi al Castro influencer. Archiviati i talenti militari, via alle offensive a colpi di reels. In naftalina le giacche verde oliva, l’uniforme è piuttosto la maglia del Real Madrid.
LE ACCUSE
Per alcuni, il rampollo è un palese tradimento della rivoluzione dell’avo che, criticata o osannata, resta nel cuore della storia della patria. Altri sostengono che sia semplicemente il prodotto naturale del fallimento del progetto sociale cubano. E c’è anche chi sostiene che magari sarà proprio lui il rivoluzionario di famiglia, colui che finalmente innescherà il cambiamento a Cuba. L’unica certezza è che Sandro Castro, armato di cellulare, è oggi il Castro più chiacchierato dell’isola. La sua ascesa sociale è cominciata con il Covid, mentre Cuba precipitava in una crisi nera. Diverse volte è stato costretto a pubblicare video di scuse per chi – praticamente tutti i suoi concittadini – si fosse sentito offeso. A chi commentava con sarcasmo le sue bravate a bordo di un bolide incompatibile con qualsiasi morale rivoluzionaria, rispondeva: «La macchina con cui sto registrando il video appartiene a un mio amico che me l’ha prestata perché mi piacciono le auto e volevo provarla». Peccato che poi nel video seguente, sempre gratificato da centinaia di migliaia di visualizzazioni, Sandro si vantasse degli altri «giocattoli» che aveva in garage. Lo zio Alex Castro lo ha definito «papa podrida» (patata marcia), mentre l’intellettuale di stato Ernesto Limia lo ha etichettato semplicemente come un «imbecille».
IL GOVERNO
Nessuna censura è arrivata in compenso dall’attuale regime di Miguel Díaz-Canel. A contestualizzare l’intera vicenda ha pensato la giornalista Mónica Baró: «Mentre Raúl e Fidel hanno passato decenni a chiedere al popolo cubano sacrifici e sforzi, impedendogli qualsiasi iniziativa – dal comunicare con i parenti all’estero all’entrare in un hotel o avere un piano cellulare – la loro famiglia viveva tra privilegi». Sandro spende in un video decine di volte di più dello stipendio medio di un cubano, che si aggira tra i 16 e i 25 dollari al mese. Buontempone, non esita a scherzare sui blackout – frequenti a causa della penuria di energia – e a ostentare serbatoi pieni di carburante. Per i figli della rivoluzione, è l’emblema dell’ineguaglianza sistemica, l’erede di uno stato che rivela ai social e al mondo il grande paradosso cubano, l’ultima prova che la rivoluzione non si applicò a chi la predicava con tanto talento.