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 2025  luglio 23 Mercoledì calendario

Air India, l’ultimo orrore. «Resti sbagliati consegnati ai parenti delle vittime britanniche»

Dopo la tragedia anche lo choc. Non c’è pace per i familiari britannici delle vittime dell’incidente dell’Air India del 12 giugno scorso. Distrutti dalla perdita dei loro cari e alle prese con le prime rivelazione sulle cause del disastro aereo, secondo quanto rivela il Daily Mail ora starebbero ricevendo le salme sbagliate. Per il giornale inglese ci sarebbe stato un erorre nell’identificazione dei corpi dei passeggeri che hanno perso la vita nello schianto costringendo le famiglie a rinviare i funerali.  
Air India, come è avvenuto l’errore?  Gli errori sono emersi solo quando la dottoressa Fiona Wilcox, medico legale della zona ovest di Londra, ha cercato di verificare l’identità dei britannici rimpatriati confrontando il loro Dna con i campioni forniti dalle famiglie. Ieri in serata è partita a Londra e in India un’inchiesta di alto livello sullo scandalo e si prevede che il primo ministro Keir Starmer esprimerà le sue preoccupazioni al suo omologo indiano Narendra Modi durante la sua visita di Stato in Gran Bretagna questa settimana. Sebbene finora siano emersi due casi di identità sbagliata, si teme che possano essere stati commessi altri errori simili, lasciando le famiglie in un clima di incertezza. Delle 261 persone decedute quando il volo 171 di Air India perse potenza e si schiantò, pochi secondi dopo essere partito da Ahmedabad verso Londra Gatwick, a bordo vi erano 52 cittadini britannici.
I rimpatri dei resti delle vittime. E mentre alcune vittime sono state rapidamente cremate o sepolte in India, in conformità con le loro convinzioni religiose, l’avvocato aeronautico James Healy-Pratt, che rappresenta molte famiglie britanniche, afferma che i resti di almeno 12 persone sono stati rimpatriati. L’avvocato Healy-Pratt è stato incaricato di scoprire tutti i fatti dietro la catastrofe, secondo un rapporto preliminare causata dall’interruzione intenzionale o accidentale del rifornimento di carburante del Dreamliner, e di lottare per ottenere un risarcimento in tribunale.
Ma questa settimana sta indagando sul fallito processo di identificazione. «Ho trascorso l’ultimo mese nelle case di queste famiglie e la prima cosa che vogliono è riavere indietro i loro cari», ha detto al Mail. «Ma alcuni di loro hanno ricevuto i resti sbagliati e sono chiaramente sconvolti. La situazione va avanti da un paio di settimane e penso che queste famiglie meritino una spiegazione». 
Air India, cosa succede adesso? L’avvocato sta ora cercando di stabilire l’esatta sequenza degli eventi del processo di recupero e identificazione, a partire da quando i corpi furono estratti dai rottami fumanti del jet fino al loro arrivo in Gran Bretagna. Non sarà un compito facile. Arrivate in India subito dopo il disastro del 12 giugno, le famiglie britanniche in lutto si sono indignate per la caotica operazione di terra e hanno immediatamente riconosciuto il rischio di errori di identificazione. Un parente ha criticato la «mancanza di trasparenza e controllo nell’identificazione e nella gestione delle salme» e si è parlato dell’invio di un’unità di identificazione gestita da personale britannico. L’operazione di recupero dei resti dei passeggeri è iniziata subito dopo lo schianto dell’aereo contro un ostello medico e alcune abitazioni vicino all’aeroporto di Ahmedabad. È stata condotta da squadre di recupero locali provenienti dalla polizia e dai vigili del fuoco di Ahmedabad e dalla forza di risposta alle calamità naturali dello Stato. Entro il 28 giugno, le autorità indiane hanno affermato che i test del dna avevano confermato l’identità di tutte le 260 vittime. Riportate in Gran Bretagna, sono state trasportate da Air India sebbene alcune famiglie abbiano lamentato ritardi e mancanza di informazioni da parte della compagnia aerea. 
L’inchiesta sulle cause dell’incidente – «Perchè lo hai fatto... ?». Poi il panico. Emergono dalla scatola nera i dettagli sulle conversazioni nella cabina di pilotaggio del volo Air India poco prima dello schianto, al decollo dallo scalo indiano di Ahmedabad con destinazione Londra, in cui sono morte 241 delle 242 persone che erano a bordo e altre 19 a terra. E sono dettagli inquietanti e rivelatori: perché adesso – stando a quanto scrive il Wall Street Journal – si capisce che a disattivare gli interruttori che controllavano il flusso di carburante ai motori sarebbe stato il comandante del volo. Una decisione incomprensibile secondo il suo primo ufficiale, che gli sedeva accanto, e – incredulo – gli chiedeva perché avesse spostato gli interruttori in posizione «cutoff» dopo il decollo, mentre non nascondeva il panico: probabilmente in reazione al silenzio e alla inspiegabile calma che il suo comandante mostrava, pur nella consapevolezza delle conseguenze di quella decisione. Sono i dettagli della conversazione fra il comandante del Boeing 787 Dreamliner, il 54enne Sumeet Sabharwal con esperienza e molte ore di volo al suo attivo, e il suo primo ufficiale, Clive Kunder, che aveva poco più di 30 anni. Parte di una registrazione nella scatola nera di cui dà conto il quotidiano americano citando fonti sulla valutazione preliminare delle prove emerse durante le indagini dei funzionari Usa.
Air India, perché l’attenzione si sposta sul comandante? E la novità è che adesso l’attenzione si sposta sul comandante: un rapporto preliminare dell’inchiesta pubblicato la scorsa settimana aveva infatti già riassunto lo scambio di battute in cabina, ma non aveva specificato quale pilota avesse detto cosa. Si conferma quindi la ricostruzione secondo cui il primo ufficiale al momento del decollo aveva i comandi e probabilmente aveva le mani occupate in quella fase, mentre Sabharwal, in qualità di pilota di monitoraggio, avrebbe avuto le mani libere mentre supervisionava l’operazione. Il Journal ricorda comunque che il rapporto preliminare delle autorità indiane non è giunto ad alcuna conclusione sulle cause dell’incidente o sul motivo per cui gli interruttori del carburante siano stati disattivati e che ad oggi non ha escluso possibili difetti di progettazione, malfunzionamenti o problemi di manutenzione. Da parte sua infatti, l’amministratore delegato di Air India, Campbell Wilson, ha esortato il personale della compagnia aerea a evitare di trarre conclusioni premature sull’incidente, affermando che l’indagine è «ben lungi dall’essere conclusa».