Avvenire, 23 luglio 2025
I risparmiatori salgono al 58% Si accumula per la casa e i figli
Gli italiani sono tradizionalmente considerati un popolo di risparmiatori, ma oggi i parsimoniosi raggiungono il record degli ultimi 20 anni, con un 58% di italiani che risparmia. Il 38% lo fa intenzionalmente, con obiettivi precisi, come la casa, i figli e l’accumulo di un gruzzoletto per l’età della pensione, mentre un altro 36% accantona risorse per affrontare imprevisti futuri. «In particolare i dati sulla silver age, risparmiatori tra i 60 e gli 85 anni, mostrano che le persone avanti con l’età in Italia sono ben consapevoli della limitatezza delle risorse pubbliche destinate sia alle pensioni che alle cure e quindi giustamente pensano che è bene anche mettere da parte qualcosa per fare da sé o per aiutare i giovani, quando mettono su famiglia, comprano casa...» ha detto ieri Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, a margine della presentazione dell’indagine della Banca con il Centro Einaudi, sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani nel 2025. Questa ultima edizione è accompagnata appunto da un focus sulla silver age.
Tra le conferme emerse c’è ancora il mattone. Nonostante le fluttuazioni del mercato immobiliare, gli italiani continuano a cercare rifugio nella casa, che rimane il fulcro del patrimonio, come dimostra il fatto che quasi l’80% degli intervistati vive in abitazioni di proprietà. Oltre il 7% degli over 60 dichiara intenzioni o ambizioni di acquisto nei prossimi anni, ma ben il 22% degli acquisti effettivi degli over-55 riguarda alloggi per i figli. Le obbligazioni, poi, si confermano lo strumento finanziario preferito: le possiede un quinto dei risparmiatori. Restano invece marginali le azioni. La sicurezza continua a prevalere tra gli obiettivi che gli intervistati si pongono. La previdenza invece è diventata una preoccupazione che tocca diverse generazioni, anche se solo per meno di un quarto del campione poi questo cruccio si è tradotto nella sottoscrizione di una forma pensionistica complementare, così come, soprattutto tra i giovani, restano poco diffuse le polizze long term care. Gli anziani sono motori del welfare familiare, sostenendo economicamente figli e nipoti e dedicando loro parecchio tempo. La metà circa reputa che l’eredità sia un dovere morale e quasi due su tre continuano ad accantonare una quota significativa delle entrate. Una percentuale non trascurabile continua a svolgere attività lavorative e tutto sommato gli over 60 si ritengono appagati. Molti accumulano per continuare a vivere esperienze: più del 30% pratica sport o attività fisica su base settimanale; tra il 20 e il 30 coltiva un hobby, tra il 12 e il 13% ha in programma viaggi. In generale, a risparmiare di più sono gli uomini (61%) che le donne (57%) e le persone con il titolo di studio più elevato. «La propensione al risparmio degli italiani è una grande virtù che si va consolidando, una forma di grande emancipazione democratica», ha sottolineato alla presentazione Giuseppe Lavazza, presidente del Centro Einaudi. Ma, «bisogna aiutare le famiglie a capitalizzare questi risparmi per i periodi di difficoltà e fare progetti di medio e lungo termine». «Il risparmio è una grande ricchezza del nostro Paese e dell’Europa, dove l’Italia su questo fronte eccelle», ha spiegato invece ancora il presidente di Intesa Sanpaolo, sottolineando, però, come tutto quel denaro esprime il suo potenziale solo se circola: «Il compito degli operatori finanziari è fertilizzare il risparmio, aiutare il singolo ma anche l’economia». A livello europeo, ha ricordato Gros-Pietro, c’è un risparmio pari a 33 trilioni di euro, «ma ogni anno circa 300 miliardi di risparmio generato in Europa attraversa l’Atlantico. Dobbiamo dunque imparare a farlo fruttare qui». Il principale obiettivo su cui lavorare è l’unità: «Noi possiamo essere protagonisti di un nuovo mercato finanziario europeo. L’Italia è il primo sistema bancario dell’Eurozona. Tuttavia, non possiamo costruire un vero mercato finanziario europeo senza affrontare gli ostacoli politici che ancora bloccano l’unificazione». Guardando al mercato finanziario «vediamo che c’è un governo spagnolo che cerca di impedire una fusione tra banche spagnole, un governo tedesco che non vuole una fusione tra banche europee», ma «gli operatori più grandi sono necessari» perché l’Europa si confronta con «le grandi banche del mondo, americane e cinesi». Un altro punto su cui lavorare è il divario negli investimenti. Lo ha ricordato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: «Il saldo tra investimenti in entrata nell’Eurozona e quelli in uscita è sempre negativo». Un ruolo importante lo gioca l’innovazione: «L’Europa deve decidere se vogliamo essere solo utenti di tutto quello che porta. Sarebbe una strategia perdente. Siamo in ritardo, ma abbiamo il capitale, i sistemi bancari e i talenti per assumerci qualche rischio».